Il gioco dell'oca del centrodestra| Cambi di casacca e ripicche - Live Sicilia

Il gioco dell’oca del centrodestra| Cambi di casacca e ripicche

I partiti della coalizione continuano a sfilarsi pezzi a vicenda. E l'Ars ne risente

L’ultimo transito si è consumato nel fine settimana con il passaggio del deputato regionale Totò Lentini a Fratelli d’Italia. Una scelta, ha spiegato il politico palermitano che era subentrato all’Ars a Giuseppe Milazzo pochi mesi fa, dovuta alla “mancanza di stimoli e di obiettivi di Forza Italia”. E così, Lentini, dopo trascorsi con gli autonomisti, con l’Udc, col movimento politico di Lino Leanza e infine in Forza Italia, ha sposato la causa di Giorgia Meloni, “un partito che, come me, si ispira a una visione spirituale della vita e ai valori della tradizione nazionale, liberale e popolare”, ha detto. Dalle parti di Forza Italia si è minimizzato, il capogruppo all’Ars Tommaso Calderone ha liquidato la pratica definendo Lentini “una comparsa” che sarà ricordata “più per le sue richieste che per le sue proposte”. Resta però il fatto che l’abbandono del politico palermitano è l’ennesimo di una lunghissima serie che sta progressivamente svuotando Forza Italia in Sicilia. A Palermo, i berlusconiani in questi mesi hanno perso oltre a Lentini anche Marianna Caronia, Vincenzo Figuccia (prima delle Regionali), Alessandro Anello e Stefano Santoro. Nella Sicilia orientale, l’elenco è ancora più lungo, con gli addii di Luigi Genovese, Rossana Cannata, il sindaco Salvo Pogliese, Basilio Catanoso, una serie di amministratori locali legati ai due suddetti, Nino Minardo, Giorgio Assenza (quest’ultimo prima delle elezioni regionali).

Il grande risiko tutto interno al centrodestra in questi mesi è appunto una storia di transiti. Una specie di gioco dell’oca. Che ha premiato Fratelli d’Italia, il partito di destra decollato nei sondaggi degli ultimi mesi, che ha sfilato ai forzisti Pogliese, Catanoso e i deputati regionali Lentini e Cannata. Non solo. Il partito di Meloni ha anche portato dalla sua Raffaele Stancanelli, già numero uno di Diventerà Bellissima, il movimento di Nello Musumeci. La Lega, dal canto suo, ha sfilato a Forza Italia il modicano Minardo e altri politici locali come il palermitano Alessandro Anello. E ci sono poi i deputati regionali transitati nel gruppo “Ora Sicilia”, rimasto un po’ tra color che son sospesi, cioè Genovese (eletto in Forza Italia), Tony Rizzotto, uscito dalla Lega, e Giuseppe Gennuso, eletto tra i centristi della lista Popolari-Autonomisti-Idea Sicilia. Che rappresentano un’altra anima del centrodestra dal futuro tutto da definire (si era parlato del progetto “L’altra Italia” che avrebbe dovuto federare i moderati non forzisti ma tutto fin qui è rimasto una chiacchiera). Saverio Romano aveva incarnato questa anima alle Europee portando alla lista di Forza Italia un cospicuo numero di preferenze che non sono state sufficienti ad eleggerlo. Da allora i rapporti dell’ex ministro con Gianfranco Micciché sono freddi, o meglio gelidi. Ma verso la gestione del commissario di Forza Italia i mal di pancia si registrano anche tra i big fin qui rimasti nel partito, come Stefania Prestigiacomo.

Ora, in questo contesto generale che poco elegantemente si potrebbe riassumere con la colorita espressione di “fotticompagno”, non possono stupire le costanti e devastanti difficoltà che la coalizione, con i suoi risicatissimi numeri, vive da mesi, verrebbe da dire da sempre, all’Assemblea regionale siciliana. Difficoltà che trovano il loro sfogo nelle ripetute trappole che si consumano al riparo del voto segreto. Quello che Musumeci vorrebbe abolire. Ma che fintanto resisterà, rimarrà il luogo perfetto per consumare piccole vendette e ripicche in una coalizione in cui gli alleati sembrano non saper fare nulla di meglio che fregarsi portatori di voti a vicenda.


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