Il proclama di Bagarella |e l'arresto di Provenzano - Live Sicilia

Il proclama di Bagarella |e l’arresto di Provenzano

Il 2 luglio del 2002, Bagarella (nella foto) legge un "comunicato" a nome dei detenuti "stanchi di essere strumentalizzati, umiliati, vessati e usati come merce di scambio dalle varie forze politiche". Ma il 41 bis diventerà definitivo e non più rinnovato di sei mesi in sei mesi. Cominciano le indagini su Ciancimino jr e l'11 aprile 2006 arriva l'arresto di Provenzano.

Trattativa - 9
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Agli inizi del duemila, nonostante la chiusura delle super carceri di Pianosa e dell’Asinara, i boss detenuti in regime di 41 bis tornano a lanciare un messaggio alla classe politica. E lo fanno in maniera plateale. Il 2 luglio del 2002, durante un’udienza della corte d’assise di Trapani, il boss Leoluca Bagarella, collegato in video conferenza dal carcere di L’Aquila, chiede di parlare. E le sue parole lasciano increduli i membri della corte. “A nome di tutti i detenuti ristretti all’Aquila – dice il cognato di Totò Riina – sottoposti all’articolo 41 bis, stanchi di essere strumentalizzati, umiliati, vessati e usati come merce di scambio dalle varie forze politiche, informiamo la Corte che dal 1 luglio abbiamo iniziato una protesta civile e pacifica con la riduzione dell’ora d’aria. Tutto ciò cesserà quando le autorità preposte dedicheranno più approfondita attenzione alle problematiche che questo regime carcerario impone. I medesimi lamentano il modo in cui il ministro della Giustizia proroga di 6 mesi in 6 mesi il regime particolare del 41 bis. Aspettiamo precisi segnali”.

Il messaggio è chiaro: la classe politica deve muoversi per alleggerire le condizioni carcerarie dei detenuti in regime di carcere duro. Un segnale che diventa ancora più esplicito e diretto il 22 dicembre successivo. Allo stadio Renzo Barbera si gioca Palermo – Ascoli. Sugli spalti i tifosi siciliani espongono uno striscione agghiacciante: “Uniti contro il 41 bis. Berlusconi dimentica la Sicilia”. Dal 2001 alla guida del paese è infatti tornata la coalizione di centro destra guidata da Silvio Berlusconi. Contrariamente alle richieste di Bagarella, però, il 41 bis diventerà definitivo poco dopo.

La procura di Palermo, nel frattempo, inizia ad indagare su Massimo Ciancimino. Il figlio di don Vito è accusato di aver gestito l’ingente patrimonio accumulato in maniera illecita dal padre. È per questo che nel febbraio del 2005 i carabinieri piombano in casa sua mentre lui è a Parigi. Secondo Ciancimino i carabinieri che perquisirono casa sua evitarono appositamente di controllare la cassaforte, dove erano custoditi documenti che ricostruivano gli incontri di sua padre con Mario Mori e Giuseppe De Donno nel 1992.

Il 10 aprile del 2006 il centro sinistra di Romano Prodi batte Berlusconi alle elezioni per appena 24 mila voti. La mattina seguente, in un casolare in località Montagna dei Cavalli, nella zona di Corleone, viene arrestato Bernardo Provenzano, latitante da 43 anni. Provenzano ha un abbigliamento dimesso, vive in un covo molto rudimentale, dove si nutre prevalentemente di ricotta e cicoria. All’interno del casolare vengono trovati una marea di pizzini – il metodo che il boss utilizzava per governare Cosa Nostra – una macchina da scrivere e alcuni volantini elettorali di Salvatore Cuffaro, rieletto governatore della Sicilia nonostante fosse indagato per favoreggiamento.

L’immagine di Provenzano ammanettato fa il giro del mondo. Lo scettro di capo di Cosa Nostra passa, ideologicamente, in mano a Matteo Messina Denaro, quarantenne boss di Castelvetrano. Poco dopo l’arresto di Provenzano, anche Ciancimino Junior finisce in manette: è indagato per aver riciclato il denaro del padre. Dopo che gli vengono revocati anche gli arresti domiciliari Ciancimino Junior decide di rilasciare un’intervista a Panorama: parla della trattativa, di Provenzano, degli incontri con Mori e De Donno e dice che “chi ha ucciso Falcone è libero e protetto dallo Stato”. Dichiarazioni esplosive subito notate dalla procura di Caltanissetta che lo convoca il 19 dicembre del 2007.


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