Il supermercato degli eroi - Live Sicilia

Il supermercato degli eroi

La salma di Giovanni Falcone trasferita nella chiesa dei siciliani illustri. E molti insorgono contro la separazione dalla moglie e per la disciminazione dei caduti per mano mafiosa. Era proprio necessario provocare la Babele dei sepolcri?

La polemica
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La salma del giudice Giovanni Falcone è stata trasferita dal cimitero di Sant’Orsola a San Domenico, pantheon dei “siciliani illustri”. La scelta ha provocato stordimento, a rileggere i commenti su LiveSicilia. Scrive Cosimo: “Perché separarlo dalla moglie? Insieme a lei ha condiviso la vita e la morte”. Scrive Pippo: “E Borsellino? Metteteli insieme nella stessa chiesa”. Pippo Giordano, già ispettore in trincea negli anni difficili, ha scritto su ‘Antimafia Duemila’: “Vorrei ricordare a tutti che sono tanti i magistrati siciliani che hanno perso la vita per mano violenta di Cosa nostra. La decisione di traslare solo la salma di Giovanni Falcone nella chiesa di San Domenico, a mio parere stabilisce una sorta di classificazione delle vittime di mafia (…) Non trovo giusto che Francesca Morvillo sia stata divisa dal marito”.

Giovanni Paparcuri, collaboratore storico del giudice assassinato a Capaci, ha raccontato il suo stato d’animo su Facebook per un bigliettino di “Francesca a Giovanni” che non è stato trasferito nella nuova dimora: “Sono stati divisi per sempre”.

Sembrerebbe una liturgia macabra tanto rimuginare sulla sistemazione di ciò che rimane dei corpi ad anni di distanza. Ma sarebbe una valutazione ingenerosa. La sintassi del lutto – che, nella presente circostanza, non è solo un affare privato – coincide con la memoria e con il senso con cui essa verrà tramandata. Ha ragione Pippo Giordano quando lamenta il ‘rischio classificazione’. Il pericolo, cioè, che tutta l’operazione sia percepita come un’occasione per stilare graduatorie, classifiche e pagelle, per stabilire – perfino post mortem, come accade per i vivi – che ci furono antimafiosi più puri e più degni di altri, nonostante il prezzo del sangue sia stato pagato in misura eguale.

A prescindere dalle intenzioni – che immaginiamo ottime – se ne ricava l’instaurazione di una gerarchia dei caduti che combatterono Cosa nostra. Ecco il supermarket delle vittime con gli scaffali separati e il cartellino del prezzo. Ecco le sepolture differenziate per quarti di nobiltà. Ecco i patrizi e i servi della gleba del martirio.

Era proprio necessario provocare la Babele dei sepolcri? Giovanni Falcone era uno spirito libero, rispettoso della forma, ma dotato dell’arguzia che aiuta a distinguere la sostanza dai pennacchi. Forse oggi riderebbe di certe ambizioni funerarie, come rideva delle pretese di casta e di censo, da isolato cultore di una acutissima ironia, mentre era in vita. Perché, allora, lasciarlo solo e impagliato, nel cimitero dei siciliani illustri?


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