Ciancimino: "Non c'entro niente" | Borsellino: "Accusa ad orologeria" - Live Sicilia

Ciancimino: “Non c’entro niente” | Borsellino: “Accusa ad orologeria”

Massimo Ciancimino

Interrogatorio di garanzia per figlio di don Vito Ciancimino. È accusato dai pm di Bologna di associazione per delinquere, evasione fiscale e truffa. "Sono vittima di un teorema costruito contro di me". Ed è polemica sulle accuse.

INTERROGATORIO DI GARANZIA
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PALERMO – “Sono vittima di un teorema costruito contro di me. Si regge tutto sul nulla”, ha ripetuto Massimo Ciancimino. L’interrogatorio di garanzia del figlio di don Vito Ciancimino si è svolto davanti al giudice per le indagini preliminari Fernando Sestito.

Ciancimino jr è rinchiuso nel carcere Pagliarelli di Palermo su richiesta della procura di Bologna. E’ nella città emiliana, infatti, che viene accusato di associazione a delinquere, evasione fiscale per trenta milioni di euro e truffa.

Un teorema, dunque, secondo l’indagato. A cominciare dall’ipotesi che lo indica quale dominus occulto di una sfilza di società per il commercio internazionale di metalli ferrosi e acciaio. Società che, dietro la sua regia, sarebbero state trasferite a Panama per evadere le tasse: “Le società – ha spiegato Ciancimino jr – sono state costituite nel 2007, quando io ero agli arresti domiciliari a Palermo”. “Come facevo ad essere a Ferrara?”, ha risposto con tono accorato un Massimo Ciancimino che i suoi legali, gli avvocati Francesca Russo e Roberto D’Agostino descrivono come “provato, sotto choc” per quanto accaduto.

Ed ancora, Ciancimino ha ricordato che “sono stato io a raccontare tutto. A fare i nomi delle società ai pubblici ministeri di Ferrara che all’inizio indagavano. Con queste persone (il riferimento è agli altri indagati, in tutto sono 38) ho avuto contatti fino al 2010, ma i contatti si erano allentati prima quando ho iniziato a collaborare con la giustizia”. Ecco perché Ciancimino si è definito una “una vittima”, finito in carcere per vecchie faccende. Non è così per i giudici di Bologna che hanno firmato l’arresto, secondo cui c’era il rischio che reiterasse i reati e inquinasse le prove.

Il fatto che si sia svolto l’interrogatorio di garanzia consentirà il regolare svolgimento del processo sulla trattativa Stato-mafia. Massimo Ciancimino è contemporaneamente imputato di concorso esterno in associazione mafiosa e calunnia, ma anche testimone chiave dell’accusa. Ciancimino avrebbe deciso di rinunciare alla traduzione in aula. Non sarà presente, dunque, all’udienza in cui si dovrebbe conoscere la nuova aggravante contestata ad un altro imputato: l’ex ministro Nicola Mancino.

Trattativa, assenza e polemica
Dunque, Massimo Ciancimino non partecipa all’udienza del processo sulla trattativa tra lo Stato e la mafia, al bunker del carcere Pagliarelli. Anche l’ex ministro Nicola Mancino ha deciso di rinunciare all’udienza. Dieci gli imputati: oltre a Mancino e Ciancimino ci sono i capimafia Totò Riina, Leoluca Bargarella, Antonio Cinà, l’ex senatore Marcello Dell’Utri, gli ex ufficiali del Ros Antonio Subranni, Mario Mori e Giuseppe De Donno, il pentito Giovanni Brusca. Tranne Ciancimino, che è accusato di concorso in associazione mafiosa e calunnia all’ex capo della polizia Gianni De Gennaro, e Nicola Mancino, accusato di falsa testimonianza, per gli altri le accuse sono di violenza o minaccia a corpo politico dello Stato. Il commento di Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso in Via D’Amelio: “Senza Massimo Ciancimino questo processo non sarebbe cominciato e tanti personaggi delle istituzioni non avrebbero ritrovato la memoria. Ora si parla di una trattativa concreta, non più ipotizzata”, ha proseguito. “Quest’accusa mi sembra davvero a orologeria”.


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