Una lettera per raccontare la carcerazione, i rapporti con i boss di Cosa Nostra e i retroscena di quello che i Pm considerano un vero e proprio “summit” per festeggiare l’elezione al parlamento di Angelo Lombardo. Le memorie del geologo autonomista Giovanni Barbagallo sono state affidate a La Sicilia che scrive: “Barbagallo, incensurato, parla nella lettera di “attacco mediatico” alla sua persona contestando, tra le tante cose, il fatto di essere stato definito “signor nessuno” (per le cronache mafiose fino al momento del suo arresto ndr)”.
I rapporti con i padrini. Ciascuno ha le proprie frequentazioni, ai pm Barbagallo ha raccontato le lunghe battute di caccia con Nitto Santapaola, il capo dei capi sulle falde dell’Etna. A La Sicilia racconta la “conoscenza” di Pippo Ercolano, detto “Zu Pippu”, prima braccio destro, poi successore di Nitto. Il figlio Aldo Ercolano è al 41 bis, è stato il killer del giornalista Pippo Fava. “Circa la mia conoscenza di Giuseppe Ercolano -racconta Barbagallo a La Sicilia- risalente a circa 20 anni fa, con il quale ho avuto rapporti di consulenza professionale relativa alla manutenzione di pozzi idrici ho dato le mie dovute spiegazioni ai pm nel corso dei vari interrogatori, a cui mi sono e sono stato sottoposto e per la quale non mi è stato contestato un benché minimo episodio di vita che possa realmente dimostrare un benché minimo interesse. Io sono stato gentile con lui e lui altrettanto con me! Giuseppe Ercolano era allora una persona libera e liberamente inserita nella società civile, con un carattere decisamente simpatico per il suo modo di fare”. “Nella vita – scrive ancora Barbagallo – può capitare a chiunque di avere contatti casualmente o per disgrazia divina con persone che poi si rivelano o non sono “stinchi di santi!”, può capitare e tante volte nell’assoluta coscienza lo si fa perché si rimane “integri” in quello che si fa”.
Barbagallo nega di aver conosciuto Angelo Santapaola. “Per quanto riguarda miei rapporti con Enzo Aiello, lo conosco sin dai tempi in cui ero studente universitario ed a cui mi legava la forte passione che ho per la caccia: con lui negli anni passati ho solo condiviso solo giornate di pura passione venatoria. Nel 2007, dopo tanto tempo che non lo vedevo, nel frattempo lui aveva scontato 12 anni di carcere, l’ho incontrato casualmente e come mio amico ed uomo libero, l’ho invitato a venirmi a trovare nella mia campagna, comprata ed organizzata con tanto sacrificio. Lui l’ha fatto venendo anche con la moglie e figlio e lo faceva in genere, ma non sempre nei fine settimana. Io non ho “messo a disposizione” la mia campagna a disposizione di Aiello, né ho tantomeno organizzato “summit mafiosi” nella stessa campagna!”.
La scampagnata. Poi tocca al “summit”, avvenuto con un’atmosfera tipica delle grandi occasioni. Ad attendere Angelo Lombardo, fresco d’elezione alla Camera, c’era il referente del boss Salvatore Tuccio detto “Turi di l’ova”, il pluripregiudicato Alfio Stiro, condannato definitivamente per associazione mafiosa, precedenti per detenzione e porto d’arma da fuoco, già sottoposto a sorveglianza speciale, militante dell’Mpa vicino al boss Enzo Aiello. A Gravina di Catania, Alfio Stiro ha candidato il proprio genero Dario Sinatra nel 2008 concordando l’operazione con Vincenzo Aiello e, secondo i pm, anche con Angelo Lombardo. Per Barballo non sarebbe stato un “summit” ma una conviviale riunione tra amici con le rispettive mogli e figli. Una riunione alla quale era stato invitato anche Raffaele Lombardo, “ma non ci sono andato -ha detto il Presidente a Livesicilia- perché la domenica dopo pranzo schiaccio il cosiddetto pisolino”.
Barbagallo aggiunge: “Io non mi sono mai interessato di appalti della Safab, con la quale ho avuto solo rapporti di tipo professionale relativamente a studi geologici per la costruzione di reti irrigue nel territori di Lentini, un incarico della stessa Safab, già con lavori in corso di realizzazione e quindi ad appalto già preso. La questione Safab si risolve in una maldestra richiesta che mi fa il sig. Enzo Aiello, geometra e giuridicamente libero, imprenditore che vuole parlare con l’ing. Ciarrocca direttore tecnico della Safab che io conoscevo e con cui collaboravo sotto il profilo professionale; la richiesta dell’Aiello intercettata e quindi agli atti, piuttosto “colorita” e quindi da me “valutata”, non ha mai avuto “risposta” perché io coerentemente con la mia coscienza me ne sono “stracatafottuto” come dice il buon Andrea Camilleri, e non l’ho mai messa in atto e pertanto “non si è fatto nulla di niente”. Nulla di niente come risulta anche dagli interrogatori resi ai pm dall’ing. Ciarrocca e da altri tecnici della Safab a proposito interrogati. Quindi non c’è nessun appalto, l’unica cosa “chiara” che c’è è l’infondatezza dell’accusa. Una cosa è certa: la consapevolezza della mia innocenza. Se qualcosa si deve pur trovare, mi si può rimproverare di essere stato scarsamente etico nei miei rapporti, nulla di più perché questa è la sacrosanta verità”.
A proposito della detenzione, Barbagallo fa sapere di essere stato “sistemato per 4 mesi in una sezione aiv (alto indice di vigilanza) in quel di Parma, carcere considerato estremamente “punitivo”, a contatto con ergastolani provenienti tutti dal 41 bis, dei quali molti “morti viventi” o provenienti dal manicomio criminale”.
Conclude Barbagallo: “Certe volte mi prende la rassegnazione e capisco che il mondo, questo nostro sud, questa nostra Sicilia, devono andare così, non si può fare niente, poi mi rendo conto che questo fatalismo è la principale causa di tutti i nostri mali ed allora tento di reagire così come sto facendo con questa lettera”.