"La bontà, i pappagalli, la Sicilia | Cosa ci ha lasciato lo zio Andrea" - Live Sicilia

“La bontà, i pappagalli, la Sicilia | Cosa ci ha lasciato lo zio Andrea”

Commenti

    Addio a un Grande siciliano

    Non sono un personaggio che vive di cultura come gli intervistati però ho una cultura e sono da svariati decenni un lettore accanito e passionale e sinceramente dico che Camilleri non sono mai riuscito a leggerlo, nè come Montalbano nè come scrittore non seriale e più “serio”, non rientrando nei pur ampi canoni della letteratura che mi attrae e mi affascina.

    Tuttavia ho sempre guardato a Camilleri come si guarda a un mito perchè solo un mito può esportare nel mondo una Sicilia-non-Sicilia quale era quella da lui magistralmente rappresentata, una lingua siciliana-nonsiciliana quale è quella da lui magistralmente coniata, insomma una Sicilia filtrata attraverso un sapiente e creativo occhio narrativo.

    Solo un mito avrebbe potuto arricchire il mio vocabolario di termini come “cabbasisi” o espressioni quali “di persona personalmente”.

    Solo un mito avrebbe potuto catalizzare l’attenzione della mia famiglia – non mia – davanti alla tv

    Grandi operazioni letterarie le sue. E grande siciliano che ci mancherà, capace tra l’altro, a mio avviso, di prendere per i fondelli intere schiere di polentoni e di padani convinti che la Sicilia sia quella di Vigata e Montelusa e i siciliani siano come Montalbano e Tatarella. Poi vai a Porto Empedocle e ti viene da piangere, altro che Vigata.

    Ne dovrebbero nascere a decine di Camilleri.

    Maestro Camilleri, il suo dialogo di Tiresia l’ho visto in tv e ascoltato con la doverosa devozione che si deve ai grandi. Tutti abbiamo fiatato solo alla fine.

    P.S.: se nella vita tutti fossero umili come lo sono stato io con Camilleri, rispettando anche ciò che non piace anche se grande e soprattutto che non offende nessuno, magari staremmo tutti meglio. Mi si perdoni l’immodestia che trapela da quest’ultimo periodo.

    E’ morto un uomo di 93 anni.

    Andrea Camilleri è stato per me un uomo molto speciale. Per una semplice ragione.

    Non sono una persona che ha mai avuto molta familiarità col concetto di ‘casa’. Ho sempre considerato la mia identità culturale come un qualcosa di fluido, un artefatto costruito e modellato in seguito ad anni di vagabondaggio, infinite esperienze vissute e innumerevoli persone incontrate. Riguardo le mie radici siciliane, devo dire di non essere mai completamente riuscita a perdonare la mia terra, la mia città natale, per il dolore che mi hanno causato nel corso degli anni. Tutte le splendide, incalcolabili meraviglie che benedicono la mia Sicilia sono giustapposte ad una viva realtà di corruzione, ignoranza, delinquenza e mancanza di speranza. Ogni volta che mi trovo lì qualcosa nell’aria mi porta quasi alle lacrime. Tuttavia, ogni volta che non sono lì, so di poter contare su alcune cose per ricordarmi quanto sono fortunata; da quando ho lasciato la mia casa di Palermo per la prima volta anni fa, Camilleri è sempre stato lì con me. Era lì per ricordarmi con i suoi romanzi da dove vengo, da una terra avvelenata da una storia di ingiustizia e delusione, ma testarda nella sua lealtà, nella sua fedeltà a se stessa. Camilleri era lì ogni giorno in cui non trovavo nulla con cui relazionarmi, in cui mi sentivo persa, senza sapere da dove venivo. I suoi libri mi hanno tenuto compagnia in momenti in cui, nella mia ostinata scemenza, pensavo non mi interessasse più di tanto di essere siciliana. Pensavo di non sentire nessuna connessione con la mia terra e che questo non fosse affatto un problema, che la mia vita era lontana e destinata ad essere lontana, perciò non importava se non mi sentivo ‘veramente’ siciliana. Ma ogni volta che ho aperto un libro di Camilleri mi sono sentita fiera. Mi sono meravigliata nello scoprire che ero d’accordo con lui su tutto; ho ammirato le sue parole, le sue osservazioni, ho ammirato le sue opinioni, storie, personaggi e battute di spirito. Una strana malinconia giace fra le righe delle pagine dei suoi romanzi, anche se forse questa è solo la mia interpretazione; ma accanto a questa malinconia, c’è sempre spazio per speranza, fratellanza, passione, lealtà e giustizia. Camilleri mi ricordava ogni giorno che c’era qualcosa che ammiravo dell’essere siciliana, che c’era qualcosa che ammiravo della Sicilia. Camilleri mi ha fatto capire che la Sicilia è un’isola che è stata assoggettata dell’ingiustizia, ma che non ha mai smesso di liberarsi di questa ingiustizia. Per quanta corruzione di possa essere, ci sarà sempre abbastanza giustizia per combatterla. Grazie Andrea per avermi insegnato che, nei momenti più oscuri, posso contare su questo pensiero per sentirmi in contatto con le mie radici, cosicché non debba mai più sentire di non appartenervi.

    Porto Empedocle piange, intanto. E mezza Italia le va dietro. Di certo, Camilleri è stato un evento irripetibile. In tutti i sensi. Altra cosa sono i suoi libri. E altra cosa ancora gli ‘sceneggiati’ che da quei libri sono stati tratti. Non si può essere, tuttavia, d’accordo sul fatto che l’empedoclino Camilleri abbia dato vita ad una nuova lingua. Ed abbia aiutato gli italiani ad allargare l’orizzonte del loro linguaggio. Per il semplice motivo che quella lingua, fuori dai suoi libri e dagli sceneggiati, non ha cittadinanza. Essendo una lingua nata morta. Un linguaggio catarelliano, insomma, senza capo né coda. Ma forse la grande genialità di Camilleri sta proprio tutta in questa colossale presa in giro, degli italiani.

    Mi piacerebbe che i miei 5 detrattori discutessero apertamente sui motivi del mancato gradimento del mio post. Com’è comoda la vita da dietro la tastiera!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Gli ultimi commenti su LiveSicilia

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI