PALERMO – La movida spacca Palermo. L’ordinanza sindacale dell’assessore comunale alle Attività Produttive, Marco di Marco, ha scatenato un tutti contro tutti che coinvolge residenti, esercenti, consiglieri comunali e di quartiere, associazioni e albergatori e li divide in due opposte tifoserie: da una parte c’è chi plaude al provvedimento come a uno strumento necessario e improrogabile per assicurare pace e tranquillità ai residenti; dall’altra c’è chi critica le misure adottate dall’Amministrazione giudicandole contraddittorie o del tutto errate.
È bene partire da una premessa, e cioè che l’ordinanza, che sarà valida solo per la stagione estiva, e più precisamente dall’1 giugno al 30 settembre, dovrà essere integrata dal più definitivo regolamento generale sulla movida, che non è ancora arrivato in Consiglio comunale per la discussione. La disposizione impone su tutto il territorio cittadino, incluse le zone balneari, lo stop alla musica entro le 24 nei giorni feriali e festivi ed entro l’una del mattino nei giorni di venerdì, sabato e prefestivi; un limite per il volume della musica negli spazi esterni, che non dovrà superare i 70 decibel fino alle 22 e i 60 dopo quell’ora; e il divieto da mezzanotte alle sette per la vendita di bevande da asporto in contenitori di vetro o in lattina. Per i trasgressori sanzioni dai 250 ai 500 euro e sequestro per cinque giorni delle apparecchiature musicali non a norma.
Ma nell’attesa che Sala delle Lapidi si pronunci, queste prime misure hanno già alzato un polverone. “È la norma peggiore possibile, una vera esagerazione – tuona il presidente della Confartigianato Palermo, Nunzio Reina –. In passato ci sono stati problemi dovuti a quei soggetti che non rispettano le regole. Adesso si esagera nell’altro verso. Sia chiaro – continua Reina – che io sono per la vivibilità e la collaborazione tra residenti e commercianti. Ma è un errore estendere misure del genere a tutta la città, inclusi i locali che si trovano lontano dalle case. Come faranno quelli che iniziano la loro attività alle undici o anche più tardi? Occorreva una maggiore contrattazione con gli esercenti”.
Anche tra i titolari dei locali c’è chi apprezza il tentativo di stabilire delle regole e chi attacca a testa bassa l’Amministrazione. È il caso di Marco Mineo, proprietario del Cavù di piazza Rivoluzione, per il quale “questa ordinanza ci impedisce di lavorare, sono regole impossibili da osservare, che ammazzano la possibilità di sfruttare il turismo notturno. Una musica regolata a 60 o 70 decibel praticamente non si sente. E poi vorrei capire come posso proporre a un turista straniero un vino prestigioso servito in bicchieri di plastica. Bisogna distinguere bene tra situazioni di anarchia come quelle che si registrano alla Vucciria o a Ballarò e altre in cui tutto è fatto secondo le regole: noi esercenti di piazza Rivoluzione lamentele dei residenti non ne abbiamo mai ricevute. Avevamo proposto – conclude Mineo – di chiudere parzialmente l’area con interventi a nostre spese sull’arredo urbano ma non se n’è fatto più niente”.
Di parere diverso Francesco D’Amore, titolare del Basquiat Cafè: “Ben vengano le regole purché non siano troppo restrittive e siano valide per tutti. Lo dico perché ci sono zone, dalla Vucciria a Ballarò, che sono diventate praticamente intoccabili. In linea di massima questa ordinanza mi trova d’accordo”.
Sulla necessità di distinguere tra il centro città e le zone balneari torna invece Eduardo De Filippis, consigliere della Settima Circoscrizione, che per lunedì alle 17 ha organizzato all’Hub (l’ex Mezcalito) un’assemblea pubblica cittadina aperta a rappresentanti di categoria, dj, musicisti e pr: “Non vogliamo che questa ordinanza venga ritirata ma modificata – dice –. Preferire i contenitori di plastica va bene, perché la bottiglia di vetro può diventare un’arma quando si scatena una rissa. Ma va rinforzata, e non si è capito ancora come, la raccolta differenziata. E i limiti agli orari o ai decibel non si possono applicare a tutta la città – conclude De Filippis –. A Mondello o all’Addaura ci sono posti all’aperto che hanno la licenza per il ballo, che dovrebbero fare? Per altre zone come la Vucciria o Ballarò ci vorrebbero ordinanze speciali”.
Critico è anche il presidente di Libera Impresa Palermo, Giovanni Felice: “Se si vuole porre un freno alla musica all’esterno siamo d’accordo, ma perché vietarla anche all’interno? Non comprendiamo neanche il divieto per i contenitori di vetro, non mi sembra che la plastica inquini di meno. E chi darà garanzie sui limitatori di suono? Sono altre le iniziative che si possono avviare – continua Felice –, come ad esempio diffondere la cultura della differenziata tra gli avventori, vietare gli strumenti meccanici all’esterno dei locali o istituire un numero verde per permettere agli esercenti di segnalare le situazioni di degrado. I gestori dei locali sono le prime vittime degli schiamazzi”.
Non la pensa così invece il presidente della Silb-Fipe Confcommercio, Marcello Barbaro, che vede nel provvedimento firmato da Di Marco “un tentativo di razionalizzare la movida notturna, erano misure necessarie. Auspichiamo che all’ordinanza seguano i controlli. È giusto che i titolari abbiano la responsabilità di osservare i parametri fonometrici dei limitatori: il rispetto dei loro diritti passa attraverso il rispetto dei diritti dei residenti”.
Sabato Barbaro ha partecipato a un incontro informale con il presidente della commissione consiliare Giovani e Tempo Libero, Fausto Torta, e il consigliere della Settima Circoscrizione Salvatore Lo Cicero. Torta assicura che “in Consiglio ascolteremo malumori e buonumori delle varie categorie sull’ordinanza per individuare una traccia per eventuali miglioramenti, nel caso in cui si rivelassero necessari. Intanto stiamo già iniziando a lavorare al Piano di Utilizzo del Demanio Marittimo e alle proposte che ci giungono dai rappresentanti sindacali”.
A difesa dell’ordinanza si schiera il consigliere Francesco Bertolino, che la ritiene “utile e necessaria, perché è l’inizio di un’azione volta a mettere ordine nel Centro Storico. Alcune aree sono ormai invivibili. Ci sono locali che rispettano le regole e altri totalmente abusivi, veri e propri distributori di bevande, e il locale diventa la strada stessa o il marciapiede. Una cosa deve essere chiara: devono esserci i controlli, e non si può pensare di delegarli alla sola Polizia Municipale. Con il consigliere Rosario Filoramo – conclude il consigliere – intendo proporre al sindaco un tavolo permanente con Questura e Prefettura per coordinare con le forze dell’ordine interventi congiunti nelle zone della movida. Una mozione in tal senso è già stata approvata”.
Al centro di tutto questo c’è chi nelle zone della movida ci deve vivere. Da soli o organizzati in comitati, tutti i residenti chiedono a gran voce il rispetto delle regole “dinanzi a una situazione che si fa sempre più insostenibile”, come scrivono in una lettera indirizzata al sindaco e al prefetto gli abitanti di via Roma. “Da circa due anni – continuano – abbiamo assistito a una crescente concentrazione di pub e locali simili nella zona di via Cagliari, piazza Santa Cecilia e via Garibaldi. Questi locali hanno trasformato queste vie in una vera e propria discoteca all’aperto, soprattutto nel weekend. Le normali condizioni di vivibilità, il rispetto delle regole e delle leggi sono totalmente e costantemente violate. Assistiamo impotenti a ragazzi che urinano per strada, ad atti di vandalismo e danneggiamento ai danni delle nostre autovetture e tanto altro ancora. Chiediamo un intervento immediato delle autorità”.
Ugualmente disperato è l’appello dei residenti del Mandamento Castellamare, da via Orologio a piazza Olivella, da largo Cavalieri di Malta a via Tavolatonda o via Monteleone, fino alla Champagneria: “Siamo cavie dell’incentivo economico del Centro Storico – scrivono a Live Sicilia –, vittime di una lobby poco pulita. Le nostre lunghe notti iniziano già il pomeriggio e finiscono anche alle cinque del mattino. Ci sentiamo assediati in casa nostra, circondati da gente invadente e prepotente che se ne infischia dello spazio per i pedoni e del rispetto per i monumenti. Ci sono locali che piazzano barili davanti l’ingresso delle chiese. Non apriamo mai i balconi, non siamo più padroni a casa nostra. Non dormiamo, non riposiamo, stiamo sempre male. Le stesse forze dell’ordine hanno difficoltà a intervenire. C’è chi uscendo da casa si ritrova gente seduta a tavola davanti l’abitazione: e l’invadente diventi tu”.
Anche dal settore degli albergatori giungono voci favorevoli ai nuovi limiti su orari e volume della musica. Per Daniele Nigrelli, direttore dell’Hotel 4 stelle Palazzo Sitano in corso Vittorio Emanuele, “questa ordinanza mette un po’ d’ordine e civiltà. Non tutti i titolari sono responsabili, ma molti violano le regole e il problema della rumorosità non ci fa lavorare bene. Ho avuto clienti che sono andati via alcuni giorni prima del previsto perché non riuscivano a dormire la notte, e poi sono andati su Tripadvisor a scrivere recensioni negative sul mio hotel, con tutte le conseguenze economiche del caso. Mi auguro che ci siano i dovuti controlli per verificare che i gestori rispettino le regole”.