CATANIA – Chissà cosa direbbe Jimmy Miano sapendo che i Cursoti Milanesi in qualche modo sono svaniti dalla scena criminale catanese. Almeno una delle frange interne. Una fase operativa che si sarebbe spenta dopo il blitz Final Blow (colpo finale, appunto) che ha portato in carcere i vertici e la manovalanza di un gruppo che aveva creato il suo centro operativo a San Berillo Nuovo. Anche se aveva avuto la capacità – come dimostrano diverse inchieste della Dda di Catania – di crearsi un polo criminale anche a San Giovanni Galermo dove chiudeva affari di droga. Negli atti di una recente indagine un giudice scrive nero su bianco che i Cursoti Milanesi sono una cosca ormai annientata. Un clan i cui affiliati si sarebbero ricollocati in altri gruppi mafiosi. Come era già successo con i Malpassotu di Belpasso, che dopo l’abdicazione del padrino Giuseppe Pulvirenti si sono divisi tra i Santapaola e i Mazzei.
È ridisegnata dunque la mappa della mafia catanese. Atti giudiziari, blitz, dettagli di una cattura permettono di delineare il nuovo scacchiere criminale che vede risorgere gli ex affiliati dei “Milanesi” – per la precisione la frangia, che vedeva ai vertici i fratelli Francesco e Carmelo Di Stefano – all’interno di altre consorterie mafiose. Sempre in quegli atti giudiziari dove si decreta la “fine” di una storia criminale, si parla di un indagato che sarebbe migrato dai Cursoti Milanesi ai Carcagnusi di Nuccio Mazzei. Ipotesi. Ma guardando ai gruppi criminali che hanno collegamenti diretti nel quartiere e che hanno radici criminali ben profonde a San Berillo Nuovo, si può solo pensare ai Cappello. La residenza dello storico boss Giovanni Colombrita è tra quegli spazi urbani di cemento e strade. Potrebbe anche essersi verificato un reclutamento tra le milizie della cosca Cappello.
Il nome dei Cursoti Milanesi è tornato tra le pagine dei giornali lo scorso weekend, per l’arresto di Giuseppe Ruscica, detto Banana, imputato del processo Indipendenza scaturito dal blitz che nel 2013 portò dietro le sbarre il gruppo di spaccio specializzato in cocaina. Il nome di Banana, ed in particolare del fratello Carmelo, detto Bananedda, padre di Eugenio tragicamente scomparso in un incidente due anni fa. I funerali del giovane, preparati in pompa magna con corteo, palloncini e commercianti del quartiere “costretti” ad abbassare le saracinesche per una sorta di “rispetto”, attraverso un’ordinanza del questore legata all’ordine pubblico si svolsero in forma privata.
Un anno fa però la situazione a San Berillo Nuovo era di fermento e fibrillazione: quel gruppo di fuoco fermato dalle Volanti era la cartina di tornasole di una polveriera pronta ad esplodere. Il gruppo armato aveva nomi che portano dritti all’interno dell’organizzazione dei Cursoti Milanesi. Concetto Piterà è un parente di quel Rosario Pitarà (ci sono errori di trascrizioni anagrafiche tra i fratelli) coinvolto nel blitz Final Blow della Squadra Mobile Catania. Saru U Furasteri, così è chiamato nella malavita, è indicato dalla magistratura tra i vertici del clan. Suo fratello Pippo, padre di Concetto Piterà fu ammazzato venti anni fa, il 25 gennaio 1997 in una bettola di San Berillo Nuovo. A soli 25 anni, il nipote del boss, arebbe stato pronto a sparare. Qualcosa ha permesso di riallineare le fila. Forse la forza di un capo che potrebbe aver ricompattato i suoi per riprendere potere e affermarsi, mentre la frangia dei fratelli Di Stefano è in declino, come unico boss degli ‘scissionisti’ dei Cursoti.