"La Regione non paga"| Cefop, è rischio fallimento - Live Sicilia

“La Regione non paga”| Cefop, è rischio fallimento

Il commissario straordinario Benedetto: "L'ente deve presentare una fidejussione, e attende una somma per gli 'sportelli', fondamentale per avviare l'Avviso 20. Se non si sbloccano queste due questioni, non avremo scelta". Così, 970 persone rischiano di restare senza lavoro. E intanto, lo Snals attacca: "Dietro il Cefop solo manovre politiche".

L'allarme dei commissari
di
3 min di lettura

PALERMO – “Attenderemo fino alla fine della settimana, dopodiché, non avremo scelta”. Giuseppe Benedetto, uno dei tre commissari del Cefop non pronuncia quella parola. Che, però, è ormai più di una teoria: “fallimento”. Il nodo starebbe in una fidejussione da 21 milioni che il Cefop non è stato finora in grado di presentare al dirigente generale del dipartimento Formazione, Ludovico Albert. Una mancata presentazione dovuta al fatto che “i commissari straordinari, proprio per il ruolo che svolgono – precisa Benedetto – non possono co-obbligarsi alla fidejussione”. Così, sarà necessario trovare un’altra soluzione. “Stiamo lavorando proprio a questo”. Ma la vicenda riguardante la mancata fidejussione è solo una delle cause che rendono incandescente la situazione del Cefop.

“La Regione non ci paga – aggiunge infatti Benedetto – per le attività degli sportelli, già svolte. E l’Inps ci ha spiegato che il Durc è un ‘unicum’, non può essere differenziato tra attività formative e quelle degli sportelli. Così…”. Così non resta che attendere: “Ci hanno comunicato – racconta Benedetto – che proprio oggi sarebbe arrivata una quota di quei soldi. Per nulla sufficiente, ovviamente. In questo modo, non riusciremo ad avere puntualmente un Durc positivo anche per gli sportelli. Ciò vuol dire non potere ricevere l’anticipazione del 25% sui fondi per l’Avviso 20. E senza soldi, non possiamo partire”.

Il Cefop, spiega Giuseppe Raimondi della Uil, “ha subito gli effetti del patto di stabilità. Adesso, dopo lo sblocco di quei vincoli, i 14 milioni che la Regione ha al momento stanziato per gli sportelli, potranno raddoppiare, facendo ricorso ai Fondi comunitari”.

Comunque sia, il tempo stringe. Entro questa settimana, infatti, il Cefop dovrà avere quei soldi. E trovare il modo di presentare alla Regione la fidejussione. Altrimenti, “non avremo scelta”. Cioè, fallimento. E lo spettro della “chiusura” dell’ente, 970 dipendenti prossimi a ridursi di un terzo, arriva proprio quando per molti di quei lavoratori si stava aprendo la porta del “reintegro al lavoro”, che adesso rischia di tramutarsi in un licenziamento di massa.

Un reintegro che, se il Cefop riuscirà a salvarsi, passerebbe comunque attraverso un piano di riduzione del personale concordato con i sindacati. Non da tutti, a dire il vero. Perché allo Snals Confals, una delle sigle rappresentative dei lavoratori, non accetta il ricorso alla mobilità per 350 dipendenti (una riduzione che porterebbe appunto i lavoratori del Cefop a 620): “E’ stato formalmente comunicato alle organizzazioni dei lavoratori – si legge in una nota del sindacato – l’attivazione delle procedure di mobilità ai sensi della legge 223 ovvero licenziamenti di massa per circa 350 lavoratori. Le motivazioni generiche esposte nella procedura di attivazione della mobilità – prosegue la nota – inducono lo Snals Confsal a valutare tali atti come riconducibili ad motivazioni politiche che nulla hanno a che fare cioè con strategie ‘aziendali’ finalizzate alla generale necessità di riduzione dei costi complessivi aziendali. Tale processo di totale accaparramento delle risorse finanziarie della formazione professionale siciliana da parte della casta è favorito con la grave complicità degli uffici regionali che invece dovrebbero ispirarsi ai principi del bene comune ed alla difesa dei diritti del cittadino contribuente. Risulta in questo senso non solo paradossale ma anche particolarmente odioso che nella Regione degli sprechi e delle ruberie l’unico modo per ridurre sperperi e costi sia quello di licenziare i lavoratori e di operare puntuali e costanti attività di macelleria sociale. In particolare, francamente risibili appaiono – continua il comunicato dello Snals – le motivazioni che ostacolerebbero l’attivazione dei contratti di solidarietà poiché tale strumento è stato già applicato con successo in aziende di dimensioni organizzative non solo più rilevanti dell’ente Cefop ma anche più complesse”. Sul punto, il commissario Benedetto, invece, non vuole replicare.

“Mi piacerebbe che allo Snals – ha detto soltanto – replicassero tutte le altre sigle sindacali, che hanno collaborato con i commissari in questi mesi”. Al Cefop, la temperatura è altissima. E nei prossimi giorni, potrebbe salire ancora.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI