CATANIA – È una mattina di maggio. C’è aria di guerra al rione Balatelle di Catania. Due fratelli armati si presentano sotto casa di un uomo. L’intenzione è ammazzarlo. O almeno ferirlo. Ma il piano di sangue fallisce miseramente. Le cimici dei carabinieri registrano telefonate, conversazioni, avvertimenti. Le intercettazioni sono finite nei faldoni del processo Dokss, rito abbreviato, che è già arrivato al giro di boa con le richieste di pena dei pm Andrea Bonomo e Alfio Fragalà. Sullo sfondo screzi interni al gruppo di Cosa nostra di San Giovanni Galermo, costola storica della roccaforte del Villaggio Sant’Agata. I fratelli Arturo e Vincenzo Mirenda si presentano sotto casa (corre l’anno 2013, ndr).
Ma i conoscenti e amici di Vittorio Fiorenza, il bersaglio dei due, lo allertano al telefono.
Alfredo: Ouh sono Alfredo, dove sei?
Vittorio: Qui in via Passo Gravina, cosa è successo!
Alfredo: Non venire a Balatelle Vittorio
Vittorio: Ma cosa è successo!
Alfredo: eeee, vatti a sistemare!
E ancora.
Zia Concetta: Mi ascolti…sulla vita dei miei figli… non ti fare vedere…hai capito?
Vittorio: Ma che fanno…cosa debbono fare zia Concetta
Zia Concetta: Ouh c’è l’ha nelle mani…è stato qui in giro…con il coso nelle mani
Ma quasi in contemporanea a Fiorenza arriva la telefonata di Arturo Mirenda (detto Turi Sciara). Le minacce sono esplicite.
TURI: dove sei? se…se non sei qua vieni sali a Balatelle che ti sto aspettando sei un cornuto e sbirro se non vieni!
VITTORIO: parla bene TURI!
TURI: e sali! carogna!
VITTORIO: parla bene! parla bene !
TURI: che è ti spaventi? non venire più a casa perché ti ammazzo! cornuto
VITTORIO: si, tu mi devi ammazzare! si tu mi potresti ammazzare no? non sei tu?
TURI: e tu vieni vieni vieni qua sono a…Balatelle ti sto aspettando
Ma perché Turi Sciara (Arturo) e il fratello Vincenzo vogliono ammazzare Vittorio Fiorenza? È una telefonata con la moglie che chiarirebbe il perché. Ci sarebbe stata una violenta rissa all’Etna Bar. Un fatto – che secondo la ricostruzione degli inquirenti – non sarebbe mai potuto restare impunito. Anche perché il 2013 per il gruppo di San Giovanni Galermo è un periodo di forti fibrillazioni per il ruolo di capo. Infatti Salvatore Fiore è finito in manette e Salvatore Gurrieri avrebbe assunto – approfittando dei domiciliari – il ruolo di responsabile del quartiere. I fratelli Mirenda sarebbero stati legati a Gurrieri, mentre Fiorenza sarebbe un fedelissimo di Fiore.
Ma torniamo alla telefonata tra moglie e marito.
CLARA: ma è successo qualcosa?
VITTORIO: si gli ho dato “coppa” a Turi Sciara!
CLARA: ma chi tu?
VITTORIO: si
CLARA: ma come si?
VITTORIO: come si? si! Mi ha buttato mani (aggredito n.d.r.) all’Etna Bar e non gli “butto mani?” fammi capire
In questo marasma di telefonata. Ne arriva una che pare quasi una beffa. Vittorio Fiorenza pensa che l’arma che i fratelli Mirenda avrebbero avuto in mano era “il ferro” che aveva lasciato a casa loro.
VITTORIO: non ci sono Luca che fu?
LUCA: ma il “coso” tuo dov’è?
VITTORIO: che cosa?
LUCA: il “ferro!”
VITTORIO: no! ce l’ha lui!
LUCA: ma ce l’ha lui…è bestia
VITTORIO: l’ho lasciato a casa sua
LUCA: pure bestia
VITTORIO: l’ho lasciato a casa sua
LUCA: pure bestia la sei!
VITTORIO: e lo so l’ho lasciato la
LUCA: eh! ora voglio vedere che dobbiamo fare che …che sei perso!
La situazione pare poi nel tempo sistemarsi. Ma in un primo momento Fiorenza avrebbe addirittura cercato protezione fuori dai Santapaola. E precisamente si sarebbe rivolto a Lucio Stella, esponente del clan Mazzei. Ma dopo un cambio di casacca ne “i carcagnusi” (questo il nome nella mala dei Mazzei, ndr) sarebbe tornato nelle file di Cosa nostra.