"La situazione è esplosiva" | A Roma per cercare una soluzione - Live Sicilia

“La situazione è esplosiva” | A Roma per cercare una soluzione

L'intervista a Giulio Tantillo
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Un piano quinquennale che prevede finanziamenti statali che partendo da 50 milioni si riducono progressivamente di anno in anno per permettere alla Gesip di camminare con le proprie gambe: sarebbe questa l’ipotesi a cui sta lavorando il tavolo interministeriale convocato a Roma per giovedì con l’obiettivo di dare una risposta strutturale al problema della società partecipata che, da domani, sarà senza contratto di servizio. A rivelarlo a Live Sicilia è il capogruppo del Pdl in consiglio comunale, Giulio Tantillo, che ritiene irrealistica la richiesta dei sindacati di un’acquisizione del 51% dell’azienda da parte della Regione e che si aspetta per domattina una risposta da Palazzo d’Orleans, per capire se l’anticipazione di spesa di cinque milioni promessa dall’assessore all’Economia Gaetano Armao possa trasformarsi in uno stanziamento a fondo perduto.

Consigliere Tantillo, partiamo dalla situazione dei lavoratori Gesip che da domani saranno senza stipendio. E’ possibile che partano le prime lettere di licenziamento?

«Certo, può succedere dal momento che il termine scade a mezzanotte. Da domani infatti non c’è più la copertura finanziaria. Il centrodestra, nella riunione tenutasi stamane con i capigruppo delle opposizioni, ha detto chiaro e tondo che qualcosa si deve pur fare per i lavoratori. Ci hanno risposto che il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, sarebbe disposto a liberare le somme. Io ho detto che ognuno si assumerà le proprie responsabilità: se dovessero arrivare bene, altrimenti proveremo ad approvare la delibera domani sera. Non so cosa farà Massimo Primavera, il commissario liquidatore di Gesip, ma immagino che sarà costretto a prendere dei provvedimenti».

Crede davvero che domani sera riuscirete ad approvare la delibera? Le opposizioni hanno promesso battaglia.

«O si trova l’accordo con le opposizioni o non ha senso andare avanti. Va trovata un’intesa con tutti e 50 i consiglieri, con la consapevolezza che siamo davanti a un problema sociale. Oggi eravamo in 20, potevamo anche aprire la seduta ma per fare cosa? L’ultimo appello sarà per domani: se di mattina l’Mpa e il capogruppo del Pd Davide Faraone riusciranno a portarci buone notizie dalla Regione, allora potremo intraprendere un nuovo percorso. Altrimenti proveremo ugualmente a far passare la delibera».

Temete le reazioni dei lavoratori Gesip?

«Noi l’abbiamo detto che c’è una situazione esplosiva e che non ci sono soldi. Qualcuno è ancora convinto che ci sia un piano B per affrontare il problema degli stipendi di questo mese, ma non è così. Il problema è che nessuno ha capito cosa prevede la delibera, nemmeno alcuni organi di informazione».

Ce lo rispieghi, allora.

«La delibera serve semplicemente ad aumentare il coefficiente della Tarsu a 1, ovvero a coprire il costo del servizio interamente con il gettito della tassa che è aumentato lo scorso anno grazie alla lotta all’evasione fiscale. In questo modo libereremo sei milioni in bilancio. Tanto è vero che perfino il capogruppo dell’Mpa, Leonardo D’Arrigo, ha ammesso che non approvare la delibera anche successivamente sarebbe una follia. Non aumentiamo la Tarsu e Davide Faraone, il capogruppo del Pd, lo sa bene, per questo sul punto non dice una parola».

I sindacati chiedono che la Regione acquisisca il 51% della Gesip. La convince questa proposta?

«Mi sembra campata in aria, la Regione non lo farà. Non vedo alcun deputato che riprende questa iniziativa, sono parole in libertà. La Gesip ha una sola strada: risolvere il problema dei pagamenti di questo mese e giovedì dare inizio al tavolo che prevede un piano quinquennale, che parte da un contributo di 50 milioni che diminuiranno progressivamente, di anno in anno, fino ad esaurirsi».

E se la delibera non passasse?

«Certo, qualcosa si dovrà pur fare, questa gente va pagata in qualche modo. Noi speriamo nella Regione e nel piano del governo, spero che le opposizioni riescano a comprendere la delicatezza del momento, per ora mi sembrano solo in confusione. Non è possibile arrivare a uno scontro del genere in un momento così delicato per la città. La maggioranza è imbrigliata dal regolamento, immaginavo si potesse arrivare a tanto. La verità è che questo consiglio deve andare a casa perché non è più titolato a rappresentare i cittadini».


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