La vittoria di Crocetta | e l'elenco degli sconfitti - Live Sicilia

La vittoria di Crocetta | e l’elenco degli sconfitti

Nicolò Marino

Il patto di potere tra Crocetta e Faraone mette all'angolo Raciti. D'Alia piazza i suoi ma rischia di perdere mezzo gruppo. Ecco chi vince e chi perde nella notte dei lunghi coltelli

Il bilancio
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PALERMO- Questo round lo ha vinto lui. Rosario Crocetta, dopo meline, manfrine e tatticismi, è riuscito nel su intento. Ha dato vita a un nuovo governo riducendo al minimo possibile il peso decisionale dei partiti, salvando metà della sua giunta – sostanzialmente bocciata dai suoi alleati – e spaccando con una mossa alla Raffaele Lombardo il suo partito.

Che sia il governatore il principale vincitore della lunga e drammatica giornata di ieri ci sono pochi dubbi. Bisognerà capire però quali frutti porterà questa vittoria, maturata a un prezzo molto alto. Per ottenerla Crocetta si è fatto forte dell’asse di ferro col suo nuovo sodale, quel Davide Faraone che fino a pochi mesi fa era il suo più agguerrito critico dentro il Pd, quello stesso Faraone che un mesetto fa sostenne alle primarie Fausto Raciti, e che ieri ha messo al tappeto lo stesso segretario da lui votato, sconfessando Raciti – che con l’area Cuperlo probabilmente voleva prendere tempo apsettando la scadenza per la presentazione della controversa lista per le Europee – e bypassandolo. È questo il nuovo Pd, dove si consumano faide e giravolte con una disinvoltura che ormai neanche impressiona più. Crocetta e Faraone hanno messo all’angolo lo sconfitto Raciti, spartendosi le poltrone della nuova giunta e lasciando a bocca asciutta i cuperliani.

Sempre che alla direzione del Pd (rinviata) non maturi qualche novità, che potrebbe mutare la delegazione democratica in giunta (magari al posto dela Sgarlata confermata in extremis in quota Pd?). Vince anche Gianpiero D’Alia, che riesce a piazzare in giunta Valenti e Nico Torrisi. Ma rischiando pure lui di pagare un prezzo altissimo. Un pezzo consistente del gruppo parlamentare dell’Udc non ha gradito, e ha anzi cercato di fermare il patto tra il governatore e l’ex ministro. La resa dei conti tra i centristi è ormai inevitabile e l’Udc all’Ars rischia di finire ridotta a numeri da scopone scientifico.

Perde Antonio Ingroia, ormai abbonato a candidature che finiscono in fumo. E perdono gli assessori coperti e allineati che qualche giorno fa voltarono le spalle ai loro partiti partecipando alla giunta della discordia, quella dei manager della sanità. Tra i vincitori c’è anche Totò Cardinale. È vero, alla fine in giunta i suoi Drs hanno dovuto mandar giù la scelta di Antonio Fiumefreddo, voluto da Crocetta ma non dalla gran parte del gruppo parlamentare, ma questo gesto di “generosità” apre un ulteriore credito per l’ex ministro, ieri tra i grandi registi dello strappo benedetto da Roma. Perde invece Lino Leanza, che forte dei suoi dieci deputati reclamava un secondo assessore che non gli è spettato. Quel secondo assessore che invece, con un piccolo gioco di prestigio, è andato al Megafono di Lumia e Crocetta.

Vince Confindustria, che ieri con Antonello Montante ha dato un sostanziale ultimatum, subito rispettato da Crocetta. Gli industriali mantengono in giunta Linda Vancheri e vedono entrare un uomo a loro molto vicino come il sopra citato Fiumefreddo. Non solo. Dalla giunta esce infatti l’acerrimo nemico di Confindustria, quel Nicolò Marino che aveva dato l’impressione di interpretare il suo mandato come una crociata contro la confederazione degli industriali. Con Montante vincono anche le altre parti sociali, che come il presidente di Confindustria avevano sollecitato, con molte ragioni, la politica a fare presto alla luce delle drammatiche emergenze da affrontare. L’appello di industriali e sindacati – fino a ieri si erano fatti sentire Bernava e Barone – era senz’altro fondato. E al di là dei giochi di potere tutti interni ai partiti, che il balletto del rimpasto sia finalmente finito è di certo una buona notizia. Bisognerà capire adesso se una maggioranza talmente variopinta e sfilacciata, e un governo il cui peso specifico è tutto da valutare, saranno all’altezza di affrontare le sfide cruciali che attendono la Sicilia.

 


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