Massoneria, imbarazzo all'Ars | "Io giuro di non farne parte" - Live Sicilia

Massoneria, imbarazzo all’Ars | “Io giuro di non farne parte”

Clima pesante nel dibattito sulla proposta Fava. A Sala d'Ercole tutti precisano: "Nessuna voglia di criminalizzare, ma io non sono massone"

Il Parlamento regionale
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PALERMO – II deputato di Diventerà bellissima Giorgio Assenza lo annuncia all’inizio del suo intervento: “Tutto il mio gruppo parlamentare ha depositato le dichiarazioni di non appartenenza a logge massoniche”. Il messaggio è chiaro ma il parlamentare ragusano sente l’esigenza di ribadire il concetto poco dopo: “La mia avversione alla massoneria è scontata”. Stessa premessa dal capogruppo di Sicilia Futura Nicola D’Agostino: “Si abbia l’onestà intellettuale di dire se si è massoni e io posso dire, senza alcun dubbio, di non esserlo”. Il popolare-autonomista Giuseppe Compagnone lo sottolinea con tutta la ‘pacatezza’: “Queste associazioni non so come siano fatte, ma non mi risulta siano delinquenti. Per quanto mi riguarda sarà gente perbene”. Giuseppe Milazzo, che guida le truppe di Forza Italia, alza le mani e “solennemente” scandisce: “Giuro di non essere massone. Lo giuro sulla mia parola, sulla Costituzione. La legge va approvata, ma con qualche modifica”. Istantanee del clima di imbarazzo che si è respirato ieri tra le mura di un’Ars chiamata a decidere se dare il via al disegno di legge che obbligherebbe i deputati eletti a dichiarare l’eventuale appartenenza, o meno, “ad associazioni massoniche o similari che creano vincoli gerarchici, solidaristici e di obbedienza”. Un argomento delicato, mai sfiorato nella lunga storia del Parlamento più antico d’Europa, e che stenta a decollare sotto forma di legge nonostante l’annuncio del presidente, Gianfranco Miccichè, secondo cui quasi tutti i componenti dell’Assemblea hanno già prodotto dichiarazione spontanea di non appartenenza ad alcuna loggia.

Un’aria pesante che ritorna nelle parole di D’Agostino, il quale a un certo punto invita tutti a giocare a carte scoperte: “Il Parlamento abbia il coraggio di esprimersi sull’argomento senza creare una tensione immotivata nè argomentazioni prive di senso. Non bisogna criminalizzare l’appartenenza a una loggia massonica, ma non vedo perchè nasconderlo”. Frasi pronunciate quasi all’ora di cena, quando ormai tutta l’Aula ha capito che il disegno di legge non verrà mai votato in quel frangente. Sala d’Ercole va dritta verso il rinvio, nonostante l’auspicio espresso in apertura da Miccichè: “C’è il rischio di incostituzionalità per alcuni aspetti, ma l’Ars deve dare il segnale del momento di cambiamento che la Sicilia sta attraversando”. Per i sostenitori del testo, Claudio Fava in primis ma anche Pd e M5s, l’obiettivo minimo diventa quello di evitare che il ddl torni in commissione finendo, di fatto, su un binario morto. A fine giornata dall’entourage del presidente della commissione Antimafia lasciano filtrare comunque un cauto ottimismo in vista della riapertura dei giochi questo pomeriggio: “Nessuno si aspettava una passeggiata”, fanno notare ambienti vicini a Fava che comunque tengono a sottolineare il carattere “non punitivo” ma di “trasparenza” delle norme presentate.

Concetti respinti da chi, come la capogruppo Udc Eleonora Lo Curto, dal podio di Sala d’Ercole non nasconde la sua contrarietà al testo: “Questa legge inocula il seme della diffidenza e della discriminazione contro la massoneria. Essere massoni non è un reato”. Il fronte del No viene rinforzato dal capogruppo di Fratelli d’Italia Antonio Catalfamo: “Il ddl viola il diritto ad associarsi difeso dalla Costituzione, votarlo sarebbe un atto temerario”. Finisce in standby anche il tentativo di mediazione avanzato da Milazzo: una riscrittura della norma che porti alla cancellazione della parola ‘massoneria”, giudicata troppo criminalizzante nei confronti di una specifica realtà associativa, sostituendola con una formula che metta insieme qualsiasi tipo di associazione o lobby. Fava stoppa il tentativo (“significherebbe snaturare l’essenza stessa della legge”) e anche Assenza, a modo suo, tira il freno a mano: “Non possiamo dire che fare parte della massoneria sia come fare parte di un’associazione canottistica o dell’Avis perchè si è soci donatori”. Scompaiono anche gli emendamenti che proponevano di estendere l’obbligo di dichiarazione anche ai funzionari di Palazzo dei Normanni: Miccichè li dichiara inammissibili “per non fare disparità con gli altri funzionari”. Il primo tempo si chiude con il presidente dell’Ars che manda tutti a casa, rinviando lo showdown a questo pomeriggio quando anche l’imbarazzo per l’argomento, forse, sarà sfumato.


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