"Lasciate in pace papà" - Live Sicilia

“Lasciate in pace papà”

L'intervista alla figlia di Totò Cintola
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3 min di lettura

“Adesso basta, contro mio padre c’è un pesante accanimento mediatico”. Parla a voce bassa, con calma, Zaira Cintola, a dispetto dei termini guerreggianti. Suo padre, Totò, fu uno dei calchi più sinceri – tutto compreso – del basso impero della politica. Vero con i suoi vizi e con le sue passioni. Comunque esatto, Totò Cintola, uomo e maschera onesta del suo tempo. Leggibile dagli occhi spiritati alle frasi caustiche, nella marea del clientelismo e delle poltroncine che è, soprattutto in Sicilia, l’ombra di Peter Pan della politica. Zaira Cintola ama e onora il padre. Non dà giudizi sull’onorevole. La sua accorata e dolente richiesta riguarda il nome del trapassato Cintola, tornato a galla per certe note indagini. E’ la premessa, lo spunto per una chiacchierata su tutto. Proprio tutto.
La chiameremo Zaira. In giorni mai trascorsi, nelle ore della morte di suo padre, abbiamo condiviso una grande e triste emozione, con persone diverse, in contesti irriducibili. Sono eventi che legano. Non intaccano i ruoli. Ma lasciano traccia.

Zaira, partiamo dal principio. Il nome di suo padre è nell’inchiesta famosa del gas, nelle intercettazioni. Si fa immancabilmente riferimento alla circostanza della sua dipartita che estingue le ipotesi della giurisprudenza. Eppure emerge continuamente.
Mi pare che sia un’operazione di sciacallaggio mediatico, la negazione dell’oblìo. Si continua a scrivere di Salvatore Cintola, quando non c’è più. Non c’è rispetto per nulla. Mio padre se n’è andato e mi manca. So che la famiglia Cuffaro sperimenta un grande dolore, l’esperienza cruda della separazione. Certe volte ho compiuto un parallelismo. Invidio loro che possono leggere le carte del processo. Io ho avuto a che fare con le cartelle cliniche. E’ un paradosso per gridare la mia sofferenza. Lasciate in pace mio padre che è stato ferito da vivo e da morto. Nemmeno gli amici, o presunti tali, l’hanno difeso”.

C’è stata la storia della droga.
“Un massacro calunnioso, costruito sul niente. Perché?”.

Chi era suo padre?
“Uno che è stato padre da lontano. E’ sparito quando avevo tredici anni e non l’ho visto più. Odio la politica che me l’ha portato via. Era la sua passione totalizzante, assoluta”.

Lei ne ricalcherà le orme?
“Come ho già detto, odio la politica. Una sera saltò su il mio nome come futuribile candidata di non so cosa. Papà mi guardò: ‘Non te lo permetterò mai. Troppo schifo'”.

Ecco, suo padre in questo schifo ci ha vissuto con altri. Lei crede che ne sia rimasto immune?
“Non so, non giudico. Era una persona perbene. Certo, quel mondo ha le sue regole. E’ spietato. Gli amici lo hanno tradito e abbandonato, nel momento del bisogno più acuto, nella malattia, nello strazio”.

Tutti?
“Totò Cuffaro gli è stato accanto. Il solo”.

Dica quello che ha sullo stomaco, Zaira.
“Va bene, papà è stato ucciso. E’ stato tradito dai suoi migliori amici, da coloro che aveva aiutato a crescere. Ricordo la telefonata con uno che gli era vicino”.

Cosa accadde?
“Mio padre posò la cornetta. Aveva gli occhi pieni di lacrime. Sussurrò: ‘Mi ha tradito'”.

Lei mi ha fatto il nome. Io non lo scriverò perché è giusto lasciare in pace i morti. Lei, Zaira, ha un figlio.
“Sì, sto cercando di costruire un domani pulito per lui, nella memoria di nonno Totò. Non è semplice”.

Suo padre…
“Non si è mai sottratto alle sue responsabilità, nel bene e nel male”.

Era inserito in un contesto di clientele e di potere.
“E mi diceva: ‘Questi qui, questi di ora, sono i peggiori di tutti’. Infatti, proprio questi qui hanno avuto la prontezza di ricopiare i nominativi della sua rubrica, mentre agonizzava. Saranno utili”.

Lei è adirata.
“Provo tanta pena. Sa, gli ultimi giorni, mio papà voleva parlare con lei. Rilasciare un’intervista su tutto”.

Con me?
“Sì, mi ripeteva: ‘Dobbiamo andare'”.

Non ci siamo mai incontrati. Appena qualche telefonata.
“Non c’è stato il tempo”.


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