L'assemblea beffa dell'Anm e la matttanza della verità

L’assemblea beffa dell’Anm |e la mattanza della verità

Riunioni farlocche e polvere sotto il tappeto.

Leggendo il comunicato con il quale l’Associazione Nazionale Magistrati, in esito all’assemblea plenaria svoltasi a Roma, ha destituito il “reo” Palamara, ho sorriso di gusto pensando a quell’antico (e saggio) aforisma africano secondo cui “il Mais non potrà mai avere giustizia in un tribunale composto da polli…”.

L’organo associativo dei magistrati – da sempre predominio incontrastato delle correnti e da esse composto – tuonando contro le degenerazioni correntocratiche, ha stabilito (votazione all’unanimità con un solo voto contrario) che il suo ex Presidente era un “indegno” associato da estromettere con la severità e l’urgenza che i gravi fatti richiedevano.

Aveva ragione il grande umorista Ennio Flaiano che, in contesti come quello odierno, semplicemente assumeva che “la situazione è grave, ma non è seria…”.

La decisione dell’ANM fa impallidire le “riunioni dell’autocoscienza” raccontate da Nanni Moretti nell’esilarante e triste film “Ecce Bombo”.

Stanchi della loro stessa inconcludenza, quattro amici – per risolvere le croniche ed autolesioniste insoddisfazioni della loro vita – si inventano riunioni farlocche in cui si abbandonano a logorroiche, quanto inconsi-stenti divagazioni sul nulla con esilaranti esiti.

Ecco – siamo ben dentro il dramma shakesperiano – siamo all’interno di quel dialogo surreale in cui Romeo apostrofa un Mercuzio avvolto nelle sue stesse vane fantasticherie e lo invita a ritornare alla realtà:

“Basta, Mercuzio! Ma di cosa parli? Tu parli di nulla!”

Qui, però, il dramma è all’incontrario perché la ANM (allontanandosi per una volta dal nulla…) avrebbe dovuto raccontare tutto quello accaduto fino ad oggi ovvero ciò che, dilapidando il patrimonio di Onore ed Eroismo dei nostri martiri fino a ridurlo ad una poltiglia maleodorante, ha permesso di creare “il mostro” Palamara.

Perché – ed in questo ben aveva intuito il pittore Goya – è il sonno della ragione che crea i mostri che avvelenano i nostri destini.

Però il tempo che è il miglior maestro, medico e guaritore ci ha regalato una Verità oramai non più nascondibile neppure sotto il tappeto dopo le “pulizie di autunno” dell’ANM.

Vi furono tanti (ma proprio tanti..) e più importanti esponenti della magistratura italiana che intrattennero torbidi rapporti finalizzati ad elevare la carriera dei mediocri allineati o fidelizzati e, viceversa, asfaltare e sommergere i Magistrati più liberi ed indipendenti nelle coscienze.

Quattro associazioni private, con interessi solo di natura politica e carrieristica, si sono impossessate di un organo di rilievo costituzionale, modificando e piegando ai loro tornaconti – di fatto – il principio del giudice naturale precostituito per legge.

In altre parole (e per chi faccia finta di non capire…) la “naturalità” del giudice non è solo un’astrazione, ma vive quotidianamente la sua concretezza, soprattutto quando si pone a capo di un ufficio inquirente un magistrato dichiaratamente vicino ad una compagine politica.

Ciò che deve essere chiaro, in questa ricostruzione, è il fatto che anni di cleptocrazia correntocratica non hanno solo lottizzato la Giustizia italiana, ma hanno creato una vera e propria mattanza delle verità recando dolori e a volte anche disperazione agli esclusi con gesti di natura esiziale.

So bene che le mie parole saranno in odio a molti, ma sapevo questo già prima di scriverle.

Terenzio, più di duemila anni fa, scriveva che “la Verità generà odio”.

Ma il commediografo dell’antica Roma sembra non sia stato invitato all’assemblea beffa dell’Associazione Nazionale Magistrati svoltasi nella sua stessa città…

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