CATANIA. Gli sforzi messi in campo sono significativi, ma i dati in merito allo stato di salute del tessuto imprenditoriale catanese sono ancora impietosi. Inutile girarci troppo intorno: crisi economica e contrazione nei consumi sono fatti più che parole con cui i catanesi fanno i conti già da parecchio tempo. Fino al 2014 sono state più le imprese cessate rispetto a quelle nate. Lo sa bene la Camera di Commercio di Catania che oggi ha illustrato i numeri sulle imprese del territorio unitamente al quadro d’iniziative realizzate in occasione dell’evento dell’anno Expo 2015. “Nel maggio 2015 si è registrato una riduzione delle imprese attive, con una contrazione pari a 661 imprese. – ha dichiarato il commissario della Camera Roberto Rizzo – Tuttavia l’incremento delle realtà operanti nel settore del turismo lasciano una speranza di buon auspicio. La partecipazione camerale, inoltre, all’Expo 2015 siamo convinti – aggiunge – si rifletta positivamente sul territorio”. Il progetto si chiama “Sicilia Madre terra” e rientra nell’ambito del programma promosso dalla presidenza del Consiglio dei ministri in collaborazione con le Regioni, “Dall’Expo ai territori”. A presentare i dati e le iniziative oltre al commissario Rizzo, anche il segretario generale Fabio Pagliaro.
Un’idea finalizzata al sostegno delle imprese attraverso la promozione e valorizzazione delle tante eccellenze produttive delle diverse filiere agroalimentari e del patrimonio artistico e culturale. Per Catania le imprese protagoniste all’interno dello spazio concesso dalla Regione siciliana nel padiglione Italia sono state ventuno, di cui sedici del settore agroalimentare e cinque settore artigianato. “L’esperienza della Camera di Commercio catanese all’Expo è stata estremamente interessante, siamo stati presenti portando le migliori aziende del territorio del Distretto sud est. Occorre ormai infatti pensare secondo una logica di area vasta, cercando di venire incontro anche alle diverse esigenze delle altre Camere di Commercio come Siracusa e Ragusa”.
La Camera, nel dettaglio, ha proposto l’arte marionettistica, dell’Opera dei Pupi dei fratelli Napoli, “Il nostro obiettivo – prosegue Rizzo – era attrarre il pubblico presentando questa terra meravigliosa, agli occhi di chi non la conosce. Il sostegno alle imprese richiede una seria assunzione di responsabilità al fine anche di consentire a questa camera di proseguire nelle sue attività ”. L’opera dei Pupi dal 2001 è stata riconosciuta dall’Unesco quale patrimonio Orale e Immateriale dell’Umanità e in ragione della sua rappresentativa della cultura siciliana. “Il riscontro – dice – allo stand all’Expo è stata forte e positiva. Abbiamo il dovere di valorizzare il nostro patrimonio per rendere attraente questo territorio” .
Ma, l’esperienza all’Expo non sarebbe finita a Milano. La Camera di Commercio ha di recente ospitato una delegazione di buyers cinesi del settore sempre agroalimentare, per degli incontri B2B con i diversi operatori del settore agroalimentare catanese. “La Camera Catania – prosegue Rizzo – non ha vissuto l’Expo come una semplice passerella, ma abbiamo fatto in modo che il grande lavoro fatto si riflettesse concretamente sul territorio. Abbiamo realizzato un incoming con delegazioni di buyers provenienti dalla Cina. Portare qui degli interlocutori così importanti crediamo sia stata una mossa importante che consente di creare sinergie strategiche.
L’internazionalizzazione – dice – delle imprese, infatti, è un obiettivo che questa Camera si pone, ma richiede grande professionalità e capacità di competere con i mercati esteri. Ci tenevamo molto che questo territorio venisse rappresentato al meglio, delle volte non siamo consapevoli delle risolse e delle patrimonio culturale a artistico” – conclude il commissario Roberto Rizzo.
Ma tornando ai dati elaborati dalla Camera di Commercio catanese fino al 2014 a Catania si contavano circa 100.234 imprese registrate , di cui attive 80.131. La maggior parte di esse operano nel settore del commercio con un 36%, segue il settore dell’agricoltura 17%, edilizia 13%, servizi alle imprese 8%. Ma è proprio nel settore agroalimentare che si registrerebbe la contrazione maggiore con un netto meno 2,5%. L’agricoltura, dunque, perde appeal, ma non sarebbe l’unico dato a preoccupare. L’edilizia, settore quest’ultimo trainante per la ripresa dei consumi, vede anche una seria riduzione sia nel settore pubblico che privato.
“Anche il settore manifatturiero, – ha spiegato il segretario generale Fabio Pagliaro – ogni anno registra una lenta diminuzione nello stock delle imprese”. Tuttavia, si registrano i primi segnali positivi che lascerebbero spazio ad un cauto ottimismo. “Deve infondere – prosegue – un cauto ottimismo la percentuale di contrazione del settore commercio che con il suo meno 0,4%, mantiene quindi lo stock di imprese quasi stabile e farebbe intendere che il crollo dei consumi interni si sia arrestato e che le prospettive guardino nella direzione del miglioramento” – ha detto infine Pagliaro.