Librino connection |I retroscena degli arresti - Live Sicilia

Librino connection |I retroscena degli arresti

La rete dello spaccio che emerge dai collegamenti tra il blitz di ieri e la maxi retata Carthago di giugno.

 

CATANIA – Non mancava certo l’ironia al pusher Salvatore Conticello che in un’intercettazione  intona un motivetto per dire al suo capo (per le ipotesi della Procura Carlo Burrello) che nella piazza c’era “movimento lento…”. I due sono tra i protagonisti dell’operazione Grimaldi Square che ieri ha disarticolato una delle piazze di spaccio più “ricche”, a livello di giro d’affari, di Librino. Tra i civici 6 e 7 del Viale Grimaldi Carlo Burrello  avrebbe creato un bazar dello spaccio di cocaina e marijuana. Una piazza che va inserita nella rete della droga che faceva riferimento al latitante Andrea Nizza, esponente della famiglia Santapaola Ercolano che da quando i due fratelli Fabrizio (collaboratore) e Daniele sono finiti in carcere ha preso il comando degli affari illeciti della città satellite, portando alla sua “corte” anche gli Arena, altra famiglia specializzata nel traffico di stupefacenti a Librino. Anche se ultimamente il potere del rampollo è notevolmente diminuito: un effetto alquanto comprensibile visto che il boss ha un “collaboratore di giustizia” in famiglia. E chi vuole fare affari con uno che ha un fratello pentito?

Burrello è un volto nuovo della criminalità catanese. Ma il presunto “capo promotore” della piazza di spaccio del Viale Grimaldi, ricordiamolo, ha solo 23 anni. Con i vecchi boss tutti in carcere, le scalate criminali sono molto più veloci. Gli ex fidati di Andrea Nizza, Davide Seminara e Salvatore Cristaudo hanno fatto il salto del fosso, come l’ex uomo d’onore Fabrizio, e hanno deciso di vuotare il sacco con i magistrati. A questo punto è stato possibile ricostruire l’organigramma della gestione dello spaccio della zona, con ai vertici Dario Caruana, Giovanni Caruana e Giuseppe Nicolosi, tutti personaggi di “peso” dei Santapaola (alcuni anche imputati per omicidio) coinvolti nel maxi blitz Carthago dei carabinieri dello scorso giugno.

Quell’inchiesta aveva permesso di tracciare a livello geografico la spartizione delle piazze di spaccio individuando anche i gestori. Una di queste appunto è quella di Viale Grimaldi con il sicario Dario Caruana, “u ponchiu” o “sasizza” Giovanni Caruana e  “Ciaramedda” Nicolosi al vertice. Il secondo supermarket della droga sarebbe quello di Viale San Teodoro, vicino al Palazzo di Cemento, proprio sotto casa degli Arena. “Gli Arena – afferma il collaboratore Salvatore Cristaudo – hanno a disposizione uomini, armi e sono forti”. Il terzo emporio dello stupefacente è al Viale Librino e sarebbe gestito dalla famiglia Marino (tutti coinvolti in alcuni fatti di sangue).  Quando inizia la latitanza di Nizza, i Marino avrebbero assunto una certa autonomia gestionale. “Sicuramente – riferisce il collaboratore Salvatore Cristaudo – quando iniziò la latitanza di Andrea non erano riforniti dai Nizza e non davano una percentuale dei proventi”.

Nessun aggravante mafiosa per i sette nomi inseriti nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita ieri dalla polizia ed emessa dal Gip dopo la richiesta del pm Rocco Liguori. Ma è facile comprendere come a Librino e in altri quartieri roccaforte dello spaccio a Catania non si possa vendere droga senza l’autorizzazione delle consorterie mafiose che operano sul territorio. Gli investigatori avrebbero trovato il punto di accordo tra il gruppo criminale e il capo Andrea Nizza: il rifornimento esclusivo della piazza di spaccio. In realtà il latitante è stato per anni il monopolista del traffico di droga a Librino.


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