PALERMO – La ricostruzione della vicenda estorsiva si completa con un nuovo arresto. In carcere finisce Orazio Di Maria 37 anni,a cui il reato viene contestato con l’aggravante del metodo mafioso. I finanzieri del Comando provinciale di Palermo hanno pure sequestrato un pub, “Il Ritrovo”, alla Vuccuria che sarebbe riconducibile allo stesso Di Maria.
Nelle scorse settimane era stato arrestato Riccardo Meli, con l’accusa di avere chiesto 300 euro ad un giovane imprenditore per evitare guai nel cantiere per la ristrutturazione di una palazzina nello storico mercato palermitano. Invece di pagare l’imprenditore si è rivolto all’associazione antiracket Solidaria, lo ha denunciato ed è scattata la trappola. Meli è stato fermato con in tasca i soldi del pizzo.
I finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria hanno continuato a indagare. Sarebbe stato Di Maria a presentare Meli alla vittima. Gli incontri sono avvenuti al pub di via Discesa dei Maccheronai, che ufficialmente risulta di proprietà di Giovanni Lo Iacono ma che secondo gli investigatori apparterrebbe a Di Maria.
È nel locale che Meli mostrò all’imprenditore un biglietto con la scritta: “Se vuoi stare tranquillo in cantiere segui me“, all’indomani del furto di alcuni attrezzi da lavoro.
All’inizio Meli si era proposto per smaltire gli sfrabbicidi: “Qua tutti i lavori li faccio io”. Poi fu ancora più esplicito: “Vedi che mi hanno domandato questo (e faceva il segno dei soldi) e così ti levi tutti i problemi del mondo e lavori pure tranquillo”.
Una volta fu Di Maria a chiedere all’imprenditore: “Come è finita con il ragazzo… ma glieli hai dati i soldi?… va bene non ti preoccupare ora vai là e glieli dai”.
Che sia socio occulto del pub lo dimostrerebbero le conversazioni intercettate nel corso delle quali era Di Maria a gestire l’attività, a cominciare dall’acquisto della merce. Le immediate indagini patrimoniali hanno fatato emergere da una parte che Lo Iacono non aveva i redditi per avviare l’attività, dell’altra che la sperequazione fra gli introiti ufficiali di Di Maria e i suoi investimenti. Ed è scattato il sequestro del pub, di un magazzino e di una macchina. Il tutto per un valore stimato in 200 mila euro. Ad accogliere la richiesta del procuratore aggiunto Salvo De Luca e del sostituto Amelia Luise è stato il gip Lirio Conti.
Anche per Di Maria, incensurato, spunta una parentela mafiosa. Se Meli è sposato la nipote di Tommaso Lo Presti soprannominato il lungo, boss di Porta Nuova, Orazio Di Maria è figlio di Vincenzo, uomo d’onore di Porta Nuova già condannato per mafia.
“L’operazione odierna dimostra che le indagini svolte dalla Guardia di Finanza – spiega il comandante provinciale, generale Antonio Quintavalle Cecere – non si fermano al solo profilo criminale delle condotte illecite ma tendono a colpire alla radice le attività criminali mediante lo sviluppo sistemico delle indagini patrimoniali”.
“La differenza l’ha fatta il coraggio del giovane imprenditore che non ha commesso l’errore di piegarsi alle richieste estorsive ma si è rivolto alle Istituzioni per avanzare la legittima istanza di ripristino della legalità- aggiunge il colonnello Giancluca Angelini, che guida il Nucleo di polizia economico-finanziaria -. La risposta, immediata ed efficace, è la dimostrazione di come sia fondamentale in queste situazioni rompere l’isolamento in cui viene a trovarsi la vittima e affidarsi alla rete della legalità: associazioni antiracket, forze dell’ordine, magistratura e cittadini formano una squadra coesa che non potrà mai essere sconfitta da questa becera criminalità – conclude -.Obiettivo altrettanto importante è poi quello di sottrarre ai criminali ogni beneficio economico derivante dalle condotte delittuose, andando a individuare in particolare tutti i beni acquisiti nel tempo in assenza di redditi di origine lecita con lo scopo di sterilizzare ogni arricchimento connesso al reato”.