PALERMO – La gestione dell’Università Kore di Enna e le presunte pressioni per il trasferimento di un prefetto che si era mosso per fare chiarezza proprio sulla governance di quell’ateneo. L’ultima inchiesta che scuote il governo Renzi, con l’indagine per abuso d’ufficio nei confronti del ministro dell’Interno Angelino Alfano, parte dal profondo sud e coinvolge anche il viceministro Bubbico, il capo della sua segreteria, Ugo Malagnino, e l’ex senatore del Pd Mirello Crisafulli. “Dobbiamo fare presto, dobbiamo risolvere questa cosa prima che il ministro parta per le vacanze di Natale”, dice Crisafulli in una delle numerose telefonate con Malagnino datate dicembre 2015 e che dimostrerebbero, secondo i pm di Roma che hanno inviato per competenza il fascicolo al tribunale dei ministri, le pressioni ricevute dal Viminale per il trasferimento del prefetto Fernando Guida da Enna. La ‘colpa’ di Guida sarebbe stata quella di avere avviato le procedure per il commissariamento della fondazione Kore, braccio finanziario dell’ateneo ennese.
Le parole dell’ex senatore sono riportate oggi dal quotidiano ‘La Sicilia’: “Abusando del suo potere di ministro dell’Interno Alfano avrebbe proposto e fatto approvare il trasferimento del prefetto”, scrive il quotidiano catanese sintetizzando la tesi della Procura di Roma. L’inchiesta sulle presunte pressioni al Viminale per lo spostamento da Enna di Guida, poi trasferito a Isernia, è partita da uno stralcio di quella attivata dalla Procura sulla fondazione Proserpina per l’apertura dei corsi di Medicina e professioni Sanitarie dell’università romena ‘Dunarea de Jos’ di Galati. Le indagini sono finite in un rapporto che l’allora procuratore Calogero Ferrotti, il 31 dicembre scorso, ha inviato alla Procura di Roma. Da qui l’indagine per abuso d’ufficio nei confronti del ministro dell’Interno, del viceministro, di Malagnino, Crisafulli e del presidente dell’Università Kore Cataldo Salerno. Nel fascicolo confluite sono intercettazioni della guardia di finanza di conversazioni tra Crisafulli, che era indagato nell’inchiesta Proserpina, e Malagnino.
‘La Sicilia’ riporta inoltre le parole dell’ex procuratore di Enna, Calogero Ferotti, che inviò ai colleghi romani il rapporto sulle presunte pressioni al ministero: “Per me le posizioni più chiare erano quelle di Crisafulli e Malagnino, che sono compagni di partito, appartenevano alla stessa corrente e sono molto amici”. E ancora: “Nelle intercettazioni – aggiunge Ferrotti – i due dicono che lo spostamento di Guida andava fatto in tempi brevissimi, entro Natale, perché poi Alfano sarebbe partito per le vacanze. Millanterie? Potrebbe darsi. Eppure le date e la successione degli eventi inducono a pensarla diversamente. Tanto più che alla fine ci sono state pure le telefonate di congratulazioni…”.
Oggi Ferrotti parla con l’agenzia Ansa: “Io ho trasmesso a Roma soltanto un rapporto, poi le valutazioni finali le ha tratte la Procura della Capitale che, ho letto, ha diramato degli avvisi di conclusione indagine”. Dice di “non volere rilasciare dichiarazioni” e invita a attendere perché, tanto, “gli atti saranno ostensibili nel momento in cui si apre il processo davanti al Tribunale per i ministri”. “Ci sono sicuramente degli elementi indiziari – aggiunge l’ex Pm – che sottoposti al vaglio dell’autorità giudiziaria ci hanno indotto a trasmettere gli atti alla Procura di Roma per ulteriore approfondimenti, valutazioni ed eventuali riscontri. Ma quelli indiziari sui contatti ci sono”. Tra questi Ferrotti cita “l’urgenza per adottare il provvedimento” che emergerebbe dagli indizi: “c’era una certa sollecitudine a procedere”. L’ex procuratore precisa che “ci sono state anche altre posizioni, ma che, non sono state chiamate in causa”.
“La vicenda di cui si parla è un caso nato morto, superato e smentito dai fatti”, è stata la replica di Alfano. Il ministro ha inoltre sottolineato che il movimento dei prefetti operato dal governo “è materia di esclusiva pertinenza del potere esecutivo e cioè un atto di alta amministrazione”. Crisafulli, invece, a ‘La Sicilia’ spiega di “non aver ricevuto alcun avviso”, anche se “mi stavano cercando – aggiunge – per una notifica”.
Netta la replica di Salerno: “Non ho mai nascosto il mio giudizio sull’operato dell’ex prefetto: l’ho fatto sempre alla luce del sole, con una lettera aperta in piena estate, quando c’è ancora più luce e più sole. E poi – aggiunge – io non partecipo a Consigli dei ministri né trasferisco prefetti, vorrei capire che c’entro…”. “Guida – sostiene Salerno – ha inizialmente e legittimamente collaborato con l’Università ma, quando le attività della moglie non ne hanno più ricevuto sostegno logistico, ha cominciato a manifestare una evidente antipatia per l’Ateneo: ha violentemente attaccato la Kore durante un’assemblea sindacale, non ha accolto una delegazione di parlamentari europei in visita all’università, non ha neppure invitato il rettore (che non è uno qualsiasi, ma è anche membro della Treccani e presidente della commissione italiana Unesco) alla tradizionale conviviale per gli auguri di fine anno. Insomma – osserva – non ha avuto stile” “Il coinvolgimento del sen. Crisafulli è un alibi – dice Salerno – egli infatti non riveste alcun ruolo nell’Università. Quanto al commissariamento della Fondazione, non investe in alcun modo l’Università che è cosa diversa e distinta”.
Guida, ora prefetto a Isernia, non commenta la notizia dell’inchiesta per abuso di ufficio, che coinvolge Alfano. Oggi alle 8.30 il Prefetto di Isernia era già nel suo ufficio del Palazzo di Governo, ma non ha voluto ricevere i giornalisti facendo riferire dai componenti del suo staff di segreteria che “per ora preferisce non commentare”. Con Alfano sono indagati anche il viceministro Filippo Bubbico e il capo della sua segreteria particolare Ugo Malagnino, l’ex senatore del Pd Vladimiro Crisafulli, escluso dalle liste del 2013 dal Comitato dei garanti del partito, l’ex presidente della provincia di Enna ed presidente dell’università Kore, Cataldo Salerno.