Lo Stato salvi Piazza Armerina! Ma in Sicilia non comanda il ministro - Live Sicilia

Lo Stato salvi Piazza Armerina! Ma in Sicilia non comanda il ministro

La Sicilia autonoma nei Beni Culturali ha fallito

Lo Stato salvi Piazza Armerina! Così scrive Salvatore Settis su La Stampa riprendendo l’appello lanciato da Gian Antonio Stella pochi giorni fa sul Corriere della Sera. Salvatore Settis è un celeberrimo archeologo e storico dell’arte, già direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa. Personalmente ho avuto l’onore di invitarlo a tenere la prolusione in occasione dell’Inaugurazione dell’Anno Accademico dell’Università di Palermo nel 2019: una lectio straordinaria, appassionata, coltissima.

Non è un caso se Settis invoca l’intervento dello Stato. Perché dobbiamo ricordare che su Piazza Armerina, in generale sulla gestione dei Beni Culturali, dal 1975 la Regione Siciliana ha ottenuto pienissima autonomia, nonostante quello stesso anno fosse stato istituito il Ministero dei Beni Culturali. A fine agosto 1975, con due decreti balneari, la Sicilia ottenne la totale devoluzione della tutela del paesaggio e del patrimonio artistico ed archeologico.

In Sicilia non comanda il Ministro della Cultura, comanda l’Assessore; il personale siciliano del settore appartiene ad un ruolo separato e non comunicante con quello dello Stato; la nomina dei direttori dei Musei è una questione rigorosamente interna all’amministrazione regionale e non è possibile, come avviene nel resto d’Italia, fare ricorso a bandi pubblici per direttori da reclutare tra esperti internazionali.

La situazione di Piazza Armerina parla chiaro. Al di là di lodevoli casi, i risultati della piena autonomia siciliana appaiono fallimentari. Basta spostarsi di pochi chilometri per andare a Morgantina, sede di un teatro greco e un’agorà del V secolo a.c. che versa in uno stato di totale abbandono e ad Aidone, con la straordinaria Dea e gli splendidi argenti, visitati da milioni di appassionati quando erano a Los Angeles, ma oggi praticamente dimenticati ed irraggiungibili. Ma potremmo parlare di tante altre realtà in cui la valorizzazione del patrimonio artistico ed archeologico, da sempre definito il petrolio della Sicilia, risulta assai carente.

La Sicilia autonoma nei Beni Culturali ha fallito. Così anche la Sicilia autonoma nella Sanità, con la spartizione partitica delle nomine delle posizioni apicali, in barba a qualunque principio di merito e professionalità. Con queste premesse, con questa classe di Governo, lo scenario dell’Autonomia Differenziata appare ancora più drammatico, al di là di tutte le considerazioni sulla frammentazione del Paese, sulla mancanza di fondi di perequazione, sui LEP e quant’altro. La Sicilia deve cambiare pagina, la Sicilia ha bisogno di Governi preparati e competenti, che governino, non che vivano l’autonomia come terreno per i loro interessi di partito.


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