Lombardo, la Procura ha chiesto |dieci anni di carcere - Live Sicilia

Lombardo, la Procura ha chiesto |dieci anni di carcere

E' stato il procuratore Giovanni Salvi in persona a chiedere al Gup Marina Rizza dieci anni di carcere per l'ex governatore. La replica: "Accuse virtuali, rinuncio alla prescrizione"

CATANIA – L’attesa è finita poco dopo le 14, con le parole del Capo della Procura di Catania. Giovanni Salvi ha chiesto la condanna a 10 anni di carcere per Raffaele Lombardo, due anni di libertà vigilata oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Una pena dura, quasi il massimo previsto, arrivata alla fine della requisitoria iniziata prima della pausa estiva e prolungatasi fino ad oggi senza disdegnare numerosissimi colpi di scena che hanno segnato l’intera vicenda, dalla prima archiviazione al processo per voto di scambio semplice passando per i tabulati dell’inchiesta “Why not” fino al certificato di matrimonio risalente agli anni 80. Prove e indizi che verranno valutati, dopo la replica della difesa prevista per il mese di ottobre, dal gup Marina Rizza, innanzi il quale si svolge il processo con le modalità del rito abbreviato e senza la possibilità per i giornalisti di seguire direttamente le udienze a causa del rifiuto da parte dello stesso imputato.

Il calvario giudiziario iniziato nel marzo del 2010, lo stesso che costrinse Lombardo a dimettersi dal ruolo di guida della Regione Sicilia, rientra nell’inchiesta del Ros dei Carabinieri denominata “Iblis” e trascorsi tre anni, vede l’ex Presidente Lombardo, assistito dagli avvocati Guido Ziccone e Alessandro Benedetti, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio aggravato dall’aver favorito la famiglia di Cosa Nostra dei Santapaola. La lunga requisitoria, ha visto tra i protagonisti lo zoccolo duro della Dda Etnea. Oltre a Salvi hanno seguito tutto l’iter processuale i Sostituti Procuratori Giuseppe Gennaro, Antonino Fanara, Iole Boscarino e Agata Santonocito oltre al Procuratore aggiunto Carmelo Zuccaro .

Lombardo dopo una precisa scelta difensiva in cui ha preferito affidare ai legale le repliche oggi è tornato all’attacco in prima persona: “Con la nostra arringa difensiva – ha detto – riusciremo a smantellare questa accusa che mi permetto di definire assolutamente virtuale”. Lombardo, un tempo tessitore di equilibri e dinamiche della politica regionale e nazionale, ha anche annunciato di voler rinunciare alla prescrizione per quanto riguarda il reato di voto di scambio, manifestando direttamente la sua volontà al giudice alla fine dell’udienza.

Di “fatto storico” ha parlato invece l’avvocato Alessandro Benedetti, che assiste Lombardo dal 2012. Chiaro il riferimento alla scelta del suo assistito di non volere “eludere” i tempi della giustizia. Non sono mancati invece i riferimenti a Totò Cuffaro. Il predecessore del politico di Grammichele, caduto in disgrazia proprio per un’inchiesta di mafia e attualmente detenuto per la vicenda talpe della DDA di Palermo, sarebbe riaffiorato nei pensieri di Lombardo: “Ci ho pensato prima e ci penserò, certamente – ha detto su precisa domanda da parte di un giornalista – è una cosa che mi ha sempre rattristato”.

L’udienza di oggi.  Conclusa la trattazione del Sostituto Procuratore Giuseppe Gennaro è stato Antonino Fanara a proseguire nell’analisi dell’apparato probatorio prima delle conclusioni del Procuratore Salvi. Al centro è finita l’azienda romana SAFAB, collegata a stretto giro con Giovanni Barbagallo, il colletto bianco condannato per mafia nel rito abbreviato del processo “Iblis”. L’uomo è ritenuto dagli inquirenti l’anello di collegamento tra Cosa Nostra e il Movimento per le Autonomie. Il geometra, considerato vicino a Vincenzo Aiello, reggente della famiglia Santapaola attualmente detenuto al 41bis, si sarebbe interessato nel favorire appalti pubblici e privati; tra questi una residenza per i militari americani nel territorio di Belpasso. Costruzione che subì un blocco burocratico per la mancanza di alcune autorizzazioni del Genio Civile di Catania, e su cui Barbagallo avanzò la possibilità di uno sblocco “non tanto da Raffaele che è guardato a vista e non vuole vedere imprese” quanto con il fratello Angelo, all’epoca parlamentare dell’Mpa a Roma. Ad incontrare il fratello dell’ex Governatore siciliano sarebbe stato, su indicazione proprio di Barbagallo, Paolo Ciarrocca, consigliere d’amministrazione della SAFAB dal 1991 al 2009. Lombardo, tramite un post nel suo blog, si era già espresso mesi addietro sulla vicenda dell’azienda romana “Come avrei favorito una ditta coinvolta negli affari dei termovalorizzatori ? – si auto interrogò Lombardo – lo stesso che con le mie scelte ho avuto l’onore di stoppare”.

I tempi. Conclusa la requisitoria dell’accusa. Toccherà tramite tre udienze, come detto, nel mese di ottobre ai legali di Raffaele Lombardo per l’arringa difensiva.  La sentenza potrebbe arrivare a già nel mese di novembre.

Il procuratore Salvi. “Ho ritenuto che ci siano elementi solidi per affermare la responsabilità dell’onorevole Raffaele Lombardo per avere contribuito all’organizzazione Cosa nostra per circa 10 anni, fino al 2009”. E’ la “ricostruzione” del procuratore capo di Catania, Giovanni Salvi. “E’ certamente una richiesta pesante – aggiunge il magistrato – e si basa sulla normativa entrata in vigore nel 2008, che prevede una pena minima di 12 anni per le ipotesi di reato contestati. Noi ci siamo attestati sui minimi previsti, considerando anche il comportamento che ha tenuto l’on. Lombardo, che è stato estremamente corretto: sempre in udienza e ha risposto sempre alle domande delle parti. Ma abbiamo ritenuto – spiega il procuratore Salvi – di non potere riconoscere le attenuanti generiche, seguendo l’orientamento su casi analoghi. Noi non abbiamo verità precostituite, ci siamo convinti, con un lavoro lungo, che questa sia la strada da seguire: adesso – sottolinea – aspetteremo l’intervento della difesa e la decisione del giudice. Certamente la nostra richiesta è basata su dati di fatto solidi. La giurisprudenza – ricorda il procuratore capo di Catania – sul concorso esterno è molto solida e noi l’abbiamo seguita nell’interpretazione più rigorosa, ma sono materie in cui la stessa giurisprudenza a volte non è univoca”.

 


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI