L'umanità del diavolo - Live Sicilia

L’umanità del diavolo

Salvuccio deve incontrare Totò?
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Salvuccio Riina non può incontrare suo padre Totò, per inflessibili questioni regolamentari e normative, per la soddisfazione di chi dice – e sono tanti -: giusto così, se lo merita. Soffrano, visto che hanno provocato sofferenza. Siano dilaniati dal dente della separazione che un boss sanguinario ha inflitto agli altri. 
 La comprensibile risacca emotiva della questione ci sommerge. Non è una cronaca normale. Si tratta del diavolo e del suo rampollo. Totò Riina è una creatura demoniaca, mica per negromanzia o zolfo, o perché calzi gli zoccoli infernali. Lo è nella sua essenza di malvagio, per le lacrime che ha disseminato sul suo cammino. Lo è nella sua libera natura di persona, per le sue scelte irredimibili. Totò Riina è il Satana della Sicilia, perché lui ha voluto così.

Poi, il cuore si volge verso altri figli che non vedranno mai più i padri, per colpa della mano sanguinaria di Totò, per la sua bestiale ferocia. Il cuore ripensa alla famiglia Borsellino, a Giovanni e Francesca che si amavano, a chi li proteggeva e contava i giorni, ai volti, alle biografie schiacciate come olive dal frantoio del terrore mafioso. Perdono è una parola che non abita qui.

Ma Totò Riina e Salvuccio Riina sono pur sempre padre e figlio. Hanno in comune un reciproco rapporto di affetto inviolabile. E’ un legame che va rispettato e protetto, perché umanissimo. Anche se non scriveremmo mai la parola “amore” come didascalia della foto dei Riina. Eppure, nel buio più oscuro dell’inferno, esiste una fiammella sottile: è l’umanità del diavolo. Uno Stato di diritto è tale finché conserva proprio l’umanità come confine invalicabile e indirizzo naturale, finché riconosce il lineamento della dignità dei sentimenti nella trama dell’orrore.

Esistono comprensibili ragioni di sicurezza che sconsiglierebbero un abbraccio tra i due? Si sospetta che da una riunione familiare potrebbero scaturire ordini e messaggi per l’esterno? E’ lecito porre contromisure. Si imbottisca la sala colloqui di cimici, si disseminino guardie ovunque, si sorvegli ogni fotogramma. Ma si conceda a Salvuccio di rivedere suo padre, per l’ultima volta, e di dirgli addio.


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