L'Unar presenta la strategia| contro le discriminazioni - Live Sicilia

L’Unar presenta la strategia| contro le discriminazioni

Arcigay, Cgil e Anpi hanno organizzato una conferenza sulla “Strategia Nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere”, elaborata a seguito del programma promosso dal Consiglio d’Europa.

 

 

lotta all'OMOFOBIA
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CATANIA – Lotta alle discriminazioni: l’Italia guarda all’Europa. Nel giorno in cui inizia il percorso, in commissione Giustizia, per l’estensione della legge Reale-Mancino ai reati di omo-transfobia, a Catania è stata presentata la “Strategia Nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”, elaborata a seguito del programma promosso dal Consiglio d’Europa. Il professore Vanni Piccolo, delegato dell’Unar (Ufficio Nazionale Anti discriminazioni Razziali del Ministero per le Pari Opportunità e del Ministro per la Cooperazione Internazionale e l’Integrazione), ha illustrato i pilastri portanti della strategia durante una conferenza organizzata da Arcigay Catania, Anpi e Cgil e moderata da Paolo Patanè, ex presidente nazionale della più grande associazione lgbt italiana. Un momento cruciale, dunque, per fare il punto sul contesto italiano, caratterizzato da un’assenza di norme specifiche di contrasto alle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e ai crimini mossi all’indirizzo di persone transessuali e omosessuali.

Piccolo ha preso spunto dalla prima indagine Istat sulla “popolazione omosessuale italiana”, presentata lo scorso anno alla Camera dei deputati. “Dai dati del rapporto- spiega Piccolo- emerge che la popolazione italiana ritenga che la discriminazione nei confronti delle persone omosessuali, e ancor di più transessuali, esiste”. Molto interessanti i dati relativi al rilevamento di numerosi casi di discriminazione riscontrati dalle persone omosessuali e, soprattutto, transessuali, “durante la ricerca di un alloggio, nell’accesso ai servizi sanitari, uffici pubblici e luoghi di trasporto”. Persistono, inoltre, casi di bullismo omofobico nelle scuole e di discriminazione “nella ricerca di un posto di lavoro”, soprattutto per le persone transessuali.

Insomma, il problema esiste e come, per tale ragione “è necessario agire, come prevede la strategia, su quattro assi: le scuole, il mondo del lavoro, le carceri e la sicurezza, il settore dell’informazione e della comunicazione”. Il lavoro nella scuola, palestra di vita per eccellenza, prevede una fase di monitoraggio degli atti di bullismo e un percorso formativo rivolto ad alunni, personale docente “sulle materie antidiscriminatorie e sul bullismo a stampo omofobico”, l’integrazione dei curricula scolastici e vari servizi di supporto (osservatori e sportelli di ascolto) e campagne di informazione mirate. Un lavoro analogo deve riguardare il mondo del lavoro, non solo attraverso un’attività di monitoraggio e raccolta dati, ma anche momenti di formazione che, invece, nel “campo della sicurezza” devono riguardare le forze dell’ordine. Il caso delle carceri, invece, necessita di un approccio nuovo che tiene conto delle condizioni di disagio che omosessuali e trans vivono all’interno delle strutture, soprattutto in termini di “sicurezza interna e accesso alle terapie ormonali” nel caso delle persone transessuali.

Infine, un intervento strutturale legato ai mezzi di comunicazione di massa, la cui incidenza sulla creazione dell’immaginario collettivo è elevatissima. Piccolo non ha nascosto un forte disagio legato al mondo dell’informazione che, troppo spesso, “commettere errori imperdonabili quando tratta di notizie che hanno come protagoniste persone omosessuali e transessuali”. Anche in questo settore, allora, al monitoraggio deve seguire la formazione dei professionisti e degli uffici stampa istituzionali “sulle tematiche lgbt”. Insomma, gli strumenti per combattere le discriminazioni ci sono, adesso vanno semplicemente applicati.

 

 


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