CATANIA – L’omicidio era in programma proprio in questi giorni. La vendetta di Pietro Giuseppe Lucifora, referente del gruppo Scalisi ad Adrano, articolazione del clan Laudani. Un pianificazione che avrebbe dovuto fare giustizia della morte del figlio 17enne di Lucifora, morto in una rissa degenerata in un accoltellamento a Francofonte, nel Siracusano. Il fatto di sangue accade lo scorso 20 aprile.
Il piano è saltato grazie all’intervento della Squadra mobile di Catania che ha permesso di ricostruire passo dopo passo l’accaduto. Due filoni incrociati che, complessivamente hanno portato a 24 arresti. Dieci dei quali sono frutto della convalida di un fermo eseguito la scorsa settimana.
I nomi degli arrestati
In manette sono finiti: Vincenzo Biondi. Antonino Bonura. Pietro Castro. Emanuele Centamore. Alfio Di Primo. Antonino Garofalo. Alfio Lo Curlo. Concetto Cristian Nicolosi. Soraja Pantò. Dario Sangricoli. Salvatore Scafidi. Alfio Scalisi. Pietro Schilirò. Andrea Stissi.
Vincenzo Castro. Davide Intili. Salvatore Lo Cicero. Pietro Giuseppe Lucifora. Mario Lucifora. Angelo Gemmellaro. Francesco Mannino. Biagio Mannino. Antonio Ricceri. Mario Sciacca.
Il piano e l’omicidio
Dalle intercettazioni della Procura di Catania ed eseguite dalla polizia è emerso il progetto dell’agguato. L’omicidio era stato pianificato a Francofonte negli ultimi giorni di settembre. È emerso che tra “i compartecipi del piano omicidiario figurassero lo zio del reggente della cosca, Pietro Schilirò, assieme ad alcuni appartenenti al nucleo familiare di quest’ultimo, tutti residenti a Chieti”.
Il nucleo familiare di Schilirò, “avvalendosi della collaborazione di un ulteriore soggetto residente a Pescara, si stava adoperando per confezionare, per conto di Pietro Lucifora, una finta divisa riproducente la foggia di quella da carabiniere da utilizzare durante l’agguato, nonché per noleggiare un furgone non munito di localizzatore satellitare, necessario per eseguire il viaggio di andata e ritorno dall’Abruzzo alla Sicilia e per reperire armi”. Secondo il progetto criminale, Lucifora si sarebbe creato “un alibi
L’inchiesta
L’arco temporale nel quale sono state condotte le indagini, vanno dall’ottobre 2023 al settembre 2025. Fatta luce su estorsioni consolidate nel tempo nei confronti di imprenditori edili e agricoli, commercianti, proprietari terrieri e venditori ambulanti. Nonché intimidazioni consistenti nell’incendio di veicoli.
Nel corso delle attività, sequestrato oltre un chilogrammo di stupefacente, tra cocaina e marijuana e tre pistole.
Le comunicazioni dal carcere
Tra gli indagati anche alcuni detenuti che comunicavano dal carcere utilizzando telefoni cellulari detenuti illecitamente. Un fatto sul quale duro è stato l’affondo in conferenza stampa del Procuratore Capo, Francesco Curcio.
Per l’esecuzione dei provvedimenti sono stati impiegati oltre 150 operatori appartenenti alle Questure di Catania, Napoli, Caserta, Nuoro, Sassari, Pavia, Siracusa, Udine, Taranto e Chieti, i Reparti Prevenzione Crimine di Catania, Palermo e Siderno, le unità cinofile della Polizia di CATANIA, Palermo, Napoli e Ancona ed un elicottero del Reparto Volo di Palermo.
Le perquisizioni
Oltre ai provvedimenti restrittivi sono state eseguite in contemporanea anche perquisizioni ad Adrano, Catania, nonché a Chieti e Pescara, con la collaborazione delle locali Squadre Mobili. Le azioni di ricerca hanno portato all’arresto in flagranza, nella notte del 16 settembre scorso, di due dei soggetti già attinti da provvedimento di fermo.
In particolare, nelle pertinenze dell’abitazione del reggente del clan Scalisi sono stati trovati circa 550 grammi di cocaina, suddivisi in dosi, insieme a del materiale per la pesatura e per il confezionamento; nell’appartamento di un altro soggetto un revolver privo di matricola e mai denunciato.
Le indagini hanno evidenziato come all’interno delle carceri i detenuti utilizzino abusivamente, ma continuativamente, utenze telefoniche non solo per mantenere rapporti con i sodali ma anche per pianificare e organizzare nuove attività delittuose.
