Mafia di "rito" catanese: le |intercettazioni del fratello Cavallaro - Live Sicilia

Mafia di “rito” catanese: le |intercettazioni del fratello Cavallaro

Aste giudiziarie, fallimenti, estorsioni e grembiulini. Le intercettazioni dell'inchiesta della Guardia di Finanza.

massoneria e cosa nostra
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CATANIA- Massoneria e mafia, la Gran Loggia Italiana ha come diacono siciliano un catanese finito agli arresti con l’accusa di essere organico al clan Ercolano, il più sanguinario della Sicilia orientale. Un clan guidato, secondo l’inchiesta della Guardia di Finanza guidata da Roberto Manna e della Procura di Catania guidata da Michelangelo Patanè, da Aldo Ercolano, classe 1974, sorvegliato speciale ed esperto di appalti, vendite all’asta e questioni di “famiglia”, omonimo dell’altro Aldo Ercolano, cugino e mandante dell’omicidio di Pippo Fava.

Il massone in questione si chiama Sebastiano Cavallaro, la sua storia è fatta di grembiulini e Cosa nostra e attinge le radici negli anni più caldi della mafia catanese, quando i Santapaola e gli Ercolano inauguravano le concessionarie con gli alti esponenti delle istituzioni e il boss Nitto era il direttore d’orchestra della bella vita catanese, trascorrendo la latitanza alla Perla Jonica, tra champagne e battute di caccia nelle tenute dei Cavalieri dell’apocalisse mafiosa.

E’ in quel contesto che sarebbe maturata la volontà di Iano Ercolano, cognato e cugino di Nitto Santapaola, di affidare al “Fratello” Cavallaro addirittura i propri figli. A raccontarlo è lo stesso Diacono della Gran Loggia Italiana. “Perchè lo Zio Iano -dice Cavallaro mentre le cimici registrano- prima di morire … qualche anno prima … mi ha detto … ti raccomando a te … a me me li ha raccomandati … ma che «spacchio» mi ha raccomandato che sono due teste sceme…?”.

Il riferimento sarebbe proprio a Mario e Aldo Ercolano, quest’ultimo reggente del clan e nipote di Nitto Santapaola.

Un capitolo della grande inchiesta condotta dalla Tributaria del colonnello Alberto Nastasia e dal Gico di Paolo Bombaci, è rappresentato dalle estorsioni. Alcune vittime sono state intercettate mentre lamentavano le difficoltà nell’eseguire i pagamenti del pizzo. “Ma noi, questo REGALO … – dicono gli estorti – lo possiamo snocciolare al mese …. “Accucchiamo” cento euro al mese ..e nell’anno … viene mille e due… anziché mille … ma noi lo possiamo giustificare … perché noi … mille euro di colpo … non li possiamo né toccare e neanche giustificare!”.

Intercettato anche il “fratello” Cavallaro, che consiglia alla vittima: “Tu invece fai invece così … te ne “Accucchi” 500 … nel frattempo … passano sei mesi…. ..ne “Accucchi” 500 … Oh, ed allora ..tu cosa fai….tu prendi questi soldi … prendi un salvadanaio di latta e li metti là dentro…non lo devi toccare…”.

Il Diacono della Loggia ritenuto affiliato agli Ercolano sarebbe stato pronto a organizzare ritorsioni contro le vittime di estorsione: “Ora, gli devo fare “Avvampare il Culo” – dice Cavallaro ad una persona qua….!!!”. Risponde un interlocutore: “Lo so….!!!!! Ma ora come ora…se questo casca con la bicicletta e si “Sgargia” … paga PIPPO AMORE … che ci sono poi altri testimoni … per vendicarsi del fatto che gli ha fatto fare questa situazione … e li paga tutti lui”.

Gli investigatori della Procura ritengono “accertata la regolare corresponsione, da parte del Cavallaro, di uno «stipendio» in contanti alla moglie di Nunzio Zuccaro, condannato con sentenza definitiva a 30 anni di carcere per associazione a delinquere di stampo mafioso, quale appartenente alla famiglia “Santapaola-Ercolano” e autore dell’omicidio di Francesco Romeo, avvenuto a Misterbianco il 16 febbraio 1992.

Cavallaro viene intercettato: “Ora, gli dico alla signora, di venirsi a prendere i soldi…!!!! Oppure, gli chiamo domani e gli dico …vieni domani..????””.

Alcuni componenti della Gran Loggia Federico II avrebbero chiesto l’intervento del diacono Sebastiano Cavallaro che, attraverso Aldo Ercolano, sarebbe intervenuto nel settore delle aste giudiziarie, negli appalti pubblici e nella restituzione di oggetti rubati.

Ma Cavallaro, è accusato anche di turbativa d’asta, insieme a Francesco e Carmelo Rapisarda.

R: «Senti, caro, domani ..verso le 11 …. vai alla zona industriale da DOMENICO…..che troverai a MELO … che ti dirà una cosa per un appuntamento per martedì … che tu sai giorno otto quello che c’è …!!!! C: Siii

R: E martedì c’è una visita … Perciò … per saperti regolare … C: Va bene… R: Quindi, tu alle 11 vai la …. trovi anche a MELO .!!!

Cavallaro nella propria auto: C: «Oggi …CICCIO cosa mi ha voluto dire … che forse giorno 8 c’è qualcuno che deve vedere i capannoni … Dice … c’è MELO che ti aspetta … che ti deve dire una cosa»

La presenza di Sebastiano Cavallaro alle visite dei potenziali acquirenti di alcuni beni venduti all’asta aveva lo scopo di “convincerli” a non partecipare alla vendita fallimentare fissata per l’8 luglio 2014. A queste attività avrebbe partecipato Cavallaro con la collaborazione di Adamo Tiezzi.

“Certo – dice Cavallaro – loro volevano vedere come era la situazione … ma sai … fino a che tu conosci … trovi delle persone amiche … ci può stare … ma tu, ora, che tu non sai che questi sono mandati da gente di Palermo … chi spacchio sono? Si deve andare a Palermo a cercarli … se questo lo capisce quello che uno gli vuole dire!”.

Il massone sarebbe anche intervenuto per impedire che altri soggetti potessero partecipare all’asta per la vendita dello stabilimento della Mediterranea costruzioni metalmettaniche Spa. Un intervento avvenuto con l’indimidazione mafiosa e “chiesto -scrive la Guardia di Finanza- da Francesco Rapisarda sin dall’inizio del fallimento”. Cavallaro viene intercettato ancora una volta: “Perché questa Asta l’ho seguita tutta io … lo hai capito? … Lo sai quanti ce ne sono stati avvoltoi? … Metti che questa Asta è partita da un milione e trecento mila euro … ora siamo arrivati a trecento venti! O rilevi …. o rilevi … hai capito? A parte che non ce n’è più Asta … non ne fa più il Giudice!”.

 

 

 

 

 


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