Mafia e colletti bianchi |"Il sistema" delle truffe all'Inps - Live Sicilia

Mafia e colletti bianchi |”Il sistema” delle truffe all’Inps

Primi interrogatori davanti al Gip.

Clan laudani - I retroscena
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6 min di lettura

CATANIA. È Leonardo Patanè l’unico, tra i tre indagati raggiunti da misura cautelare in carcere nell’ambito della maxi inchiesta della Finanza “Podere mafioso”, ad aver risposto nel corso dell’interrogatorio di garanzia, alle domande del gip Santino Mirabella. Assistito dal difensore di fiducia Marco Tringali, Nardo Caramma, così l’indagato è conosciuto ai più, ha più volte ribadito la propria estraneità e quella dei propri familiari, la moglie Daniela Wissel ed i figli Orazio e Ramona Patanè, finiti ai domiciliari, rispetto ai fatti contestati dalla Procura di Catania. L’uomo, accusato di aver promosso la presunta associazione dedita alle truffe, con l’aggravante di aver agevolato il clan Laudani, ha escluso anche ogni contatto con gruppi mafiosi o presunti tali.

Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, invece, Giovanni Muscolino e Antonio Magro (assistito dagli avvocati Antonio Bellia ed Eugenio De Luca), ritenuti esponenti di spicco del clan Laudani, il primo a Giarre ed il secondo a Paternò. Muscolino, difeso dal legale Enzo Iofrida, ha rilasciato solo brevi dichiarazioni spontanee, professandosi innocente.

Mercoledì al tribunale di Catania si terranno gli interrogatori degli altri 14 indagati. Tra i più attesi quelli dei due colletti bianchi coinvolti: Filippo Bucolo, funzionario dello sportello Inps a Giarre, che oltre alla truffa dovrà rispondere anche di corruzione, e Alfio Lisi, commercialista. 

I COLLETTI BIANCHI. A giocare un ruolo cruciale all’interno della presunta organizzazione sono, per l’accusa, Filippo Bucolo, 65enne di Calatabiano, e Alfio Lisi, 48enne di Mascali. Il primo, addetto alle pratiche di liquidazione della disoccupazione agricola per l’Inps, era in grado di imprimere un’accelerata all’evasione della documentazione e di assicurare al sodalizio informazioni tempestive sull’esatto ammontare delle somme liquidate ai finti braccianti agricoli, consentendo così di recuperare subito le percentuali concordate.

Il secondo, invece, avrebbe avuto il compito di creare ad hoc le aziende agricole fantasma e di provvedere a tutti i successivi adempimenti per ottenere l’indennità di disoccupazione dei falsi braccianti, tra cui l’elaborazione delle finte buste paga. Un sistema collaudato ed oliato, secondo l’accusa, a suon di denaro che l’associazione avrebbe garantito ai due collaboratori. 

Numerosissime le telefonate, intercettate dai finanzieri del Comando provinciale di Catania, in cui Leonardo Patanè incalza il funzionario dell’Inps. 

Patanè: “PIPPO, LEONARDO sono…!!!”

Bucolo: “Ohhh, Leonardello…ciao Gioia, dimmi…!!!”

Patanè: “Ehhh, quando ci vediamo noi altri…???”

Bucolo: “Allora, alle undici e un quarto ci vediamo la al coso…??? Alla ROTONDA???”

Patanè: “Si…siii!!!”

Bucolo: “meglio che facciamo a mezzogiorno…!!!”

Patanè: “Va bene, va bene…a mezzogiorno…me la dici una cosa??? Di quelle pratiche di ieri, tutto a posto? O ci sono problemi…?”

Bucolo: “Si, si, si…tutto a posto…ora ti do i così…!!! Noo, noo, di quelli la, poi ti spiego un pochino quando siamo la…ti spiego un pochino…!!!”

Patanè: “Ehhh, ma qualcuna l’hai fatta liquidare???”

Bucolo: “Sii, sii, già due sono state fatte…!! Ehhh, che mi ricordo… va bene…???”

Patanè: “Ohhh, e l’importo..ti ringrazio!!”

Bucolo: “Va bene, ciao!!” 

Nel maggio del 2015 l’arrivo del nuovo direttore nell’agenzia Inps di Giarre crea difficoltà. 

Bucolo: “Ascoltami, ora, vedi che c’è il nuovo direttore…questo qua è un po’ così…ci vediamo…ti ho fatto quelle cose che poi te le do…!!!”

Patanè: “Minchiaaaa…mi servono…fratello…mi servono…perché me ne devo andare là a Paternò…hai capito??? Ed un’altra cosa, per i ricorsi che ti avevo detto, cosa hai fatto?? Qualcosa??”

Bucolo: “Noo, niente, per ora non…”

Patanè: “Per ora niente…!!”

Bucolo: “È tutto fermo, sai Leonardo!!! È venuto questa mattina il nuovo direttore, lo hai capito o no??”

Patanè: “Ehh, pagamenti cose, ne abbiamo novità??”

Bucolo: “Noo, noo, ancora niente!!”

Patanè: “Va bene!! Allora, verso l’una, l’una e mezza ti faccio uno squillo e ci vediamo!!!

Bucolo: “Va bene!!” 

Altro contributo rilevante all’organizzazione era quello fornito dal commercialista. Numerose le telefonate di sollecito fatte da Leonardo Patanè ad Alfio Lisi. Sarebbe stato addirittura Patanè ad acquistare al commercialista il programma per l’elaborazione delle buste paga, una spesa pari a 1800 euro.

Patanè: “Ascoltami, tu devi fare gli ultimi, gli ultimi…perché te lo sei preso il programma? I soldi non te li ho dati per prenderti il programma? Cosa ti serve, Alfio!!!”

Lisi: “Non è solo quello…sono le spese…io non campo solo con le spese!!!”

Patanè: “A me mi sembra che tu stai andando oltre le spese Alfio!! Alfio, senti una cosa, tu devi fare gli ultimi…quelli di coso…Alfio, se li vuoi fare…se non li vuoi fare, dimmelo prima, che i soldi che ti ho dato te li mangi e non ne voglio tornati più…Alfio!!”

Lisi: ” Tu mi hai detto venerdì, l’ultima volta che ci siamo visti…”

Patanè: “Buono, va, forse non ci stiamo capendo…te li ho lasciati 200 euro la?? Cosa vuoi ancora Alfio!!! Quanto è che vuoi ancora…!!!”

Lisi: “Ma per telefono, ne dobbiamo parlare per telefono…di queste cose?”

Patanè: “Non ti sto capendo…vedi che ti ho dato 800 euro nel giro di una settimana!!!” 

Patanè inizia a dubitare del fatto che il Lisi avesse effettivamente acquistato, con i soldi versati, il programma per l’elaborazione delle buste paga. Un dubbio che esterna in una telefonata ad Alessandro Liotta, nipote di Giovanni Muscolino ( Liotta, non indagato in questo procedimento, è in carcere, raggiunto da misura cautelare per l’operazione antidroga Bingo).

Patanè: “Ascolta, vedi che a quella merda, ieri sera, i soldi glieli ho dati… a Lisi!!!”

Liotta: “A chi?”

Patanè: ” A Lisi…”

Omissis

Patanè: “Sii, mi fai parlare un attimo, io gli ho dato i soldi per andarsi a prendere il programma a Catania per fare i Cud e le buste paga…ora, come lui non gli fa i Cud e le buste paga ai Cristiani io la testa, prende e gliela apro compare…giusto???”

Liotta: “Va bene, va”

 

Poco dopo, nel corso di un’altra telefonata. 

Liotta: “Ma non è che questo, gli hai dato i soldi…e prende e se li è tenuti, e non ha preso né programma né niente…Nardo!!”

Patanè: “Sull’anima di mio padre Nardo…dice, me ne sto andando alla Banca…sto andando a fare il versamento…seguimi…”

Liotta: “Guarda che è come ti dico io…”

Patanè: “Ma, compare, lui non le può fare queste cose..!!”

Liotta: “Ma compare, siccome quello avanza soldi!!”

Patanè: “Ma quali avanza questi soldi, compare…gli ho dato i 500 euro…questi 1500 gli ho detto di salire…che abbiamo lasciato in tredici a quello per la macchina!!”

Liotta: “ma lui non ne vuole macchina”

Patanè: “Mi ha detto sì”.

Leonardo Patanè, per accontentare Lisi, contatta successivamente Alfio Romeo (non indagato in questo procedimento, in carcere nell’ambito della maxi inchiesta antimafia I Viceré), titolare di una concessionaria di auto a Piedimonte Etneo, e gli preannuncia la visita di Alfio Lisi per l’acquisto di una vettura. Patanè dice a Romeo che sarebbe stato lui poi a provvedere al pagamento, senza fissare un limite di spesa.


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