CATANIA – Lo scontro armato dell’8 agosto 2020 avrebbe portato ripercussioni dirompenti nella geografia criminale di Catania. Nei memoriali consegnati da Carmelo Liistro alla Dda di Catania ci sono passaggi – nonostante gli omissis – che fanno diventare superata anche la recente relazione della Dia sugli assetti catanesi. Il nuovo pentito, personaggio di fiducia di Massimo Cappello, ha raccontato cosa è accaduto dopo il duplice omicidio avvenuto a Librino, durante lo scontro a fuoco tra i Cursoti Milanesi e i Cappello. Sono stati giorni caldissimi, dove soffiavano forti venti di guerra.
Al boss Carmelo Di Stefano – poi arrestato dai carabinieri – non sarebbe bastato ammazzare due persone, avrebbe voluto continuare la carneficina. E ci sarebbe stata anche una parte dei Cappello – soprattutto il gruppo di Rocco Ferrara – che avrebbe voluto pareggiare i conti. Ma i vecchi boss non avrebbero appoggiato la strategia della vendetta. Le fibrillazioni tra i due clan – che va avanti dal 2009 – sarebbero state appianate senza spargimento di sangue. Addirittura con l’intervento di uno dei fondatori della cosca. Lo ha scritto – nero su bianco – Carmelo Liistro in alcuni fogli a quadretti. “Situazione che si è sistemata anche perché dalla parte dei Milanesi avevano isolato Carmelo e Francesco Di Stefano dal loro gruppo anche perché si è saputa di una lite in galera fra Nuccio Miano, fratello di Jimmy, e Cicco Pasta ‘ca sassa dove Miano rimproverava e allontanava dal gruppo Di Stefano per aver fatto questa azione nei confronti della famiglia di Turi Cappello che era in galera anche per la famiglia Miano stessa”, si legge.
Francesco Di Stefano e Carmelo Di Stefano (quest’ultimo protagonista del violento scontro armato dell’estate di due anni fa) sarebbero stati messi all’angolo. E non avrebbero più lo scettro di comando dei Cursoti Milanesi. Parole pesanti. Anzi pesantissime quelle del pentito catanese (anche se di origini siracusane). Che però per essere comprese devono essere agganciate a un pezzo di storia della mafia catanese, che ci fa fare un salto temporale di oltre 50 anni. I ‘Cursoti Milanesi’ sono frutto di una scissione con il cartello mafioso creato negli anni Settanta per contrastare il potere di Nitto Santapaola. Di quel gruppo facevano parte mafiosi carismatici come Pippo Garozzo ‘u maritatu, Santo Mazzei, Jimmy e Nuccio Miano. Quando il reggente – Corrado Manfredi – è ucciso, il cartello si sgretola. Ad un certo punto i Miano fanno affari a Milano. Fanno omicidi a Milano. Si profilano gli anni Ottanta. I Miano diventano i capi dei ‘Cursoti Milanesi’, proprio perché il loro baricentro criminale è nella capitale finanziaria lombarda. Stringono accordi con Francesco Coco Trovato, potente ‘ndranghetista. L’autoparco di Milano diventa una base operativa dove sono decisi omicidi e strategie criminali che interessano tutta Italia. Alcuni pentiti parlano che fosse il quartier generale del ‘consorzio’ delle mafie costituitosi tra il 1986 e il 1987. E tra i boss che partecipavano ai summit, assieme ai Miano e a Franco Coco Trovato, c’era anche Turi Cappello, altro potente mafioso catanese. I Cursoti Milanesi e i Cappello quindi all’epoca erano alleati. Non certo nemici. I due clan sono stati ‘uniti’ anche nella guerra contro i Mazzei. Santo Mazzei u ‘carcagnusu avrebbe voluto morto Turi Cappello in quanto lo considerava responsabile dell’omicidio del fratello Francesco, ammazzato nel 1987 a Vaccarizzo. Il regolamento dei conti arriva però qualche anno dopo, quando è stato scarcerato. Nel 1992 sono stati ammazzati Santo Romano e Ernesto Sanfilippo, uomini di vertice dei Cappello.
In piena guerra tra Mazzei e il fronte Milanesi-Cappello c’è stato il blitz dell’autoparco di Milano. All’operazione è sfuggito Gaetano Di Stefano ‘Tano Sventra’, padre di Francesco e Carmelo ‘pasta ca sassa. È stato catturato due anni dopo. In quel periodo è stato lui a rafforzare il legame con Turi Cappello. Un legame che è stato invece spezzato proprio dai figli quasi venti anni dopo quando hanno dichiarato guerra ai Cappello, tentando di uccidere Orazio Pardo nel 2009, per una estorsione contesa. Insomma un vero e proprio tradimento ‘storico’ secondo Nuccio Miano che non avrebbe perdonato le scelte dei due figli di Tano Sventra.
Il conflitto armato non è piaciuto nemmeno a Rosario Pitarà, vecchio boss dei Cursoti Milanesi – morto da oltre un anno -, che avrebbe preso le distanze dai Di Stefano. Liistro, nei suoi memoriali, ha offerto un passaggio in più. “Dei Di Stefano, cioè dei Pasta ca sassa, è arrivata notizia che si sono distaccati dai milanesi e fanno gruppo a parte e si sono affiancati Omissis. Del loro distaccamento ho avuto conferma anche quando in una tentata estorsione fatta dal Omissis…”. Un ‘distaccamento’ che se fosse riscontrato dalle inchieste sarebbe un fatto storico non di poco conto per le dinamiche e gli assetti criminali attuali. E c’è anche da capire quale nome c’è dietro quell’omissis.