Donne di mafia e spending review | Pochi soldi, mugugni a Porta Nuova - Live Sicilia

Donne di mafia e spending review | Pochi soldi, mugugni a Porta Nuova

Danilo Gravagna, ex picciotto del racket e ora pentito, racconta i retroscena del clan. I "tagli" ai regali di Natale e Pasqua provocarono la reazione delle parenti del boss Tommaso Lo Presti che rimandarono al mittente i soldi. E il verbale offre ai pm nuovi spunti per le indagini sull'omicidio di Giuseppe Di Giacomo.

PALERMO-MAFIA
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PALERMO – “C’è sbaglio”, disse Anna, sorella del boss Tommaso Lo Presti, quando conobbe la cifra del suo regalo di Natale. Il suo e di un’altra donna della famiglia, la “zia Franca”. Nessun errore. La crisi economica richiedeva un sacrificio per tutti, anche per i parenti dei capimafia. Che non gradirono e considerarono la vicenda come uno sgarbo. Il neo pentito Danilo Gravagna racconta alcuni retroscena che inquadrano gli equilibri nel potente mandamento mafioso di Porta Nuova e, al contempo, offrono nuovi spunti investigativi.

Il picciotto del racket ammette di essersi occupato della raccolta del pizzo alle imprese che lavorano dentro il Porto (Gravagna per questo reato è stato arrestato nel febbraio scorso ndr), e di avere consegnato i soldi prima a “Tommaso Di Giovanni”, reggente del mandamento e poi, dopo l’arresto di quest’ultimo, a “Giuseppe Di Giacomo” che si faceva accompagnare da “Onofrio Lipari”. Il primo è stato ammazzato per le strade della Zisa, forse pagando con la vita la sua scesa al potere, il secondo è stato arrestato nel blitz che bloccò la possibile vendetta per il delitto.

Gravagna racconta al pubblico ministero Caterina Malagoli – il verbale è stato depositato e messo a disposizione delle parti al processo Iago contro il clan di Porta Nuova – di avere avuto anche un altro ruolo delicato all’interno del mandamento: occuparsi del sostegno economico dei familiari di un altro detenuto eccellente, Tommaso Lo Presti. E qui si innesta la storia tutta al femminile di Cosa nostra.

Fino al 2012, alla sorella di Tommaso, Anna, e alla zia Franca sarebbe stato garantito un doppio regalo: “Due mila euro a Natale e altrettanti a Pasqua”, dice il pentito. Che aggiunge: “A Natale 2012 Alessandro D’Ambrogio (che sarebbe stato arrestato nel luglio 2013 ndr) e Giuseppe Di Giacomo mi dissero di ridurre il regalo a mille euro”. Colpa della crisi economica. E siamo al “c’è baglio” che sarebbe stato pronunciato dalla sorella del boss, seguito dal grande rifiuto: i mille euro furono restituiti al mittente. A Pasqua 2013 venne riproposta la stessa cifra e arrivò il secondo “no grazie”. A quel punto della faccenda sarebbero stati informati Tommaso Lo Presti e il cognato Fabio Pispicia. Non era una questione di poco conto visto che, secondo Gravagna, per altri parenti di detenuti la cifra non era stata ritoccata al ribasso.

Le dichiarazioni adesso fanno parte non solo del processo al clan di Porta Nuova, ma pure dell’inchiesta sull’omicidio di Di Giacomno. Dopo l’arresto di D’Ambrogio, considerato il leader del mandamento di Porta Nuova, Giuseppe Di Giacomo aveva scalato le posizioni di potere, forte della parentela con il fratello Giovanni, ergastolano del gruppo di fuoco di Pippo Calò. Dello stesso fascicolo fanno parte le dichiarazioni di Vito Galatolo che indicano proprio in Tommaso Lo Presti il possibile mandante del del delitto: “Giuseppe Di Giacomo aveva offeso Tommaso Lo Presti che voleva impadronirsi del mandamento e per questo fu ucciso – ha messo a verbale il boss dell’Acquasanta -. Lui mi dice il Graziano (Vincenzo Graziano, mafioso dell’Acquasanta di recente finito di nuovo in cella ndr) che l’omicidio Di Giacomo è stato avvenuto che forse… siccome era uscito Tommaso Lo Presti ‘u pacchiuni’, figlio di Totuccio, ed era uscito male intenzionato con tutti dice che si doveva prendere tutte cose nelle mani lui… ci dissi e che cos’è?… . ‘… è stato interno, forse c’è stata una riunione… mi hanno riferito che c’è stata una riunione’”. Galatolo ha raccontato che Graziano avrebbe saputo “che forse il Di Giacomo Giuseppe gli avrebbe dato o uno schiaffo a Lo Presti Tommaso o lo avrebbe offeso con la bocca… ci dissi è per questo lo hanno ucciso a Giuseppe?’. ‘Sì dice, ci sono stati discorsi interni, però il pacchione so… mi ha riferito questo fatto che è male intenzionato, perché si doveva prendere tutte cose nelle mani’”.

Una perizia ha pure stabilito che l’arma che ha ucciso Di Giacomo, una calibro 38, è la stessa trovata nella macchina a bordo della quale, qualche giorno dopo il delitto della Zisa, fu fermato, tra gli altri, Fabio Pispicia, fratello del Salvatore, l’uomo che era stato messo al corrente della faccenda dei pochi soldi assegnati ad Anna Lo Presti.


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