Mafia, summit all'ombra del carcere: i catanesi e gli uomini di Cosa nostra - Live Sicilia

Mafia, summit all’ombra del carcere: i catanesi e gli uomini di Cosa nostra

Le rivelazioni del pentito Castorina: in ballo parentele che scottano

GELA (CALTANISSETTA) – Il genero del boss dei Cappello, un emissario del clan Laudani, un parente stretto da proteggere e un patto tra catanesi e gelesi per lo “sgarro” del furto su commissione di una partita di cocaina. Serve un incontro, un vero e proprio summit con esponenti di primo piano e il pentito Salvatore Castorina fa nomi e cognomi dei presenti. L’ordinanza dell’operazione Ianus contiene i retroscena del “chiarimento” voluto dai vertici delle famiglie.

Il summit e il carcere

Il collaboratore di giustizia inizia parlando della confidenza di Rocco Grillo su chi fosse l’organizzatore del furto di droga: “Peppe stampella”. La riunione viene fissata nei pressi del carcere di Gela. Arrivano esponenti di rilievo delle famiglie catanesi. “All’incontro partecipammo – dice Castorina – io, Carmelo Scilio, Peppe dei polli, tale Concetto responsabile dei ‘Mussi’ di Canalicchio, mio fratello Antonino Castorina, il catanese Gino Montecarlo, un altro soggetto catanese di nome Gioele, vicino allo Scilio, altro ragazzo catanese del gruppo dei ‘Mussi’, Andrea il figlioccio di ‘Giovanni u milanisi’, e Paolo Litteri, genero di Turi Cappello”.

Prima del summit, la polizia pedina gli altri componenti dell’organizzazione e li filma: ci sono Giuseppe Tasca, Alessandro Pellegrino, che incontra Orazio Tosto e Giuseppe Domicoli.

Nella foto della polizia c’è il momento in cui Salvatore Litteri, genero del boss dei Cappello, arriva a Gela. Gli investigatori identificano anche Andrea Tropea e il collaboratore Salvatore Castorina. E c’è un “ignoto”, indicato dal pentito come “uomo di fiducia di Concetto Mirabile“, altro esponente di rilievo, ritenuto “emissario del boss catanese Rosario Bonanno, esponente di spicco del clan Laudani e zio materno di Giuseppe Domicoli“. Questa presenza non sarebbe casuale, lo scopo sarebbe stato di “tutelare” Domicoli: questioni di sangue.

Quella presenza di rilievo

E per la presenza di Mirabile, la procura ritiene che sia coinvolto il clan Laudani e che questo sia un elemento per confermare “la caratura criminale di Domicoli, derivatagli quindi, oltre che dall’affiliazione a cosa nostra gelese, anche dal vincolo di sangue che lo lega al clan Laudani di Catania”.

Il pentito svela i retroscena del summit

“Il suocero di Peppe stampella durante questo incontro negò che potesse essere coinvolto il genero nella sottrazione dello stupefacente e stabilì che a rispondere del debito nei nostri confronti sarebbero stati Peppe dei polli e Rocco Grillo, ciascuno per la somma di 20.000 euro a testa“. Salvatore Castorina parla dei momenti di tensione e del patto tra le famiglie catanesi e gelesi. Ma per rimediare al furto di droga servivano fatti, non promesse. Non a caso, durante il summit, Rocco Grillo consegna la sua Mercedes agli affiliati e tre mila euro “che aveva a casa”.

Il colpo di scena

Domicoli, dopo il patto, non versa i 20 mila euro promessi. Lo stesso pentito racconta di essersi recato a gela col genero del boss dei Cappello per prendersi la Fiat 500 X intestata a Graziana Domicoli e, lo stesso giorno, avrebbero fatto il passaggio di proprietà. Ma Domicoli vende un immobile e salda il debito, l’auto viene sottratta per “cauzione”. Nero su bianco, però, restano i rapporti tra le famiglie gelesi e catanesi: finite al centro del blitz della Mobile.


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