"Ho paura, non esco da sola": già due anni fa Marisa temeva per la sua vita - Live Sicilia

“Ho paura, non esco da sola”: già due anni fa Marisa temeva per la sua vita

La drammatica deposizione della donna in Tribunale nel 2021

PALERMO – “Un giorno venne a casa mia. Guardava delle armi, mi disse che andava al poligono di tiro”, raccontò Marisa Leo. Fa impressione rileggere la sua deposizione. Era giugno 2021 quando salì sul banco dei testimoni in Tribunale a Marsala. In aula descrisse il clima di paura in cui era piombata la sua vita per colpa dell’ex compagno. Mercoledì sera Angelo Reina l’ha uccisa a colpi di carabina.

Due anni fa la trentanovenne vittima dell’ennesimo femminicidio non esitò a ribadire le accuse contenute nella denuncia che aveva dato origine al processo. Pochi mesi dopo decise di fare un passo indietro per tutelare la figlia. Non voleva che il padre di sua figlia venisse condannato e ritirò la querela. Agli atti resta la sua drammatica deposizione.

Quel giorno di giugno c’erano tutti i presupposti per pensare al peggio. Poi le cose erano apparentemente migliorate, ma la rabbia di Reina covava fino ad esplodere nella vendetta. Non si era rassegnato alla fine della relazione iniziata nel 2016 e terminata, per scelta della donna, nel 2020. Di quegli anni vissuti insieme, fra altri e bassi, era rimasto il più prezioso dei frutti, la figlia di quattro anni.

L’episodio che l’aveva spinta a denunciare l’ex compagno era avvenuto a maggio 2020: “Io quel pomeriggio ho vissuto un’esperienza molto difficile, molto brutta, mentre ero in macchina, stavo facendo una passeggiata con mia figlia”. Si accorse “dallo specchietto retrovisore che lui mi seguiva da lontano, forse voleva controllare dove stessi andando. Poi ad un certo punto ha iniziato ad avvicinarsi sempre di più”.

Dieci giorni prima Marisa aveva chiesto che il questore emettesse un ammonimento contro l’uomo “perché c’erano stati dei fatti che mi avevano messo paura, lui si avvicina sempre di più e mi taglia quasi la strada, io sono costretta lì a bloccarmi. Scende dalla macchina ,si dirige verso di me e prova ad aprire lo sportello. Era totalmente fuori controllo”. Provvidenziale fu l’intervento dell’impiegato del distributore di benzina dove l’uomo l’aveva obbligata a fermarsi per non essere speronata. In macchina c’era la figlia “che piangeva disperata”.

La relazione con Reina era stata sin dall’inizio problematica. Lui “intratteneva dei rapporti ambigui non chiari” con un’altra donna. Una sorta di relazione parallela, coperta da “innumerevoli bugie”. Marisa è rimasta incinta. “Mi illudevo che la gravidanza potesse cambiarlo”, raccontò. I “comportamenti irrispettosi” erano proseguiti e lei aveva deciso di lasciarlo: “Non lo ha mai accettato tant’è che mi scriveva tanti messaggi, tra cui uno in cui diceva che si sarebbe fatto fuori se io non fossi tornata con lui”. In Marisa cresceva il “senso di colpa” perché temeva “che lui potesse togliersi la vita”.

Reina non mollava la presa: “Nell’estate del 2019 lui si è introdotto in casa mia, è salito fin sopra sul pianerottolo e ha suonato insistentemente, io ero in gravidanza, veramente ho rischiato molto con la grande agitazione, lui è entrato, voleva a tutti i costi tornare con me, mi ha preso con forza dalle spalle insistendo, io ho chiamato mai madre piangendo, poi ho chiamato la mia amica”.

La scena si ripresentò dopo la nascita della figlia: “Io non ho aperto, non so neanche come ha fatto a salire fin sopra perché lui non ha mai avuto le chiavi di nessun appartamento dove io ho vissuto, sia a Marsala che a Salemi. Ha iniziato ad urlare dietro la porta io ero con mia madre e nostra figlia, ero a casa spaventata perché lui gridava dietro la porta e voleva entrare”.

Marisa capì che da sola rischiava di non farcela: “Ho chiesto prima aiuto alla mia famiglia, alla sua famiglia, a ogni singola persona parlate con lui per favore, fatelo ragionare e dopodiché io ho chiesto aiuto a un avvocato”. Provarono a mettere le cose in chiaro, a stabilire quando e come lui potesse fare visita alla figlia. Marisa non le hai negato il diritto di essere padre. Ed è in occasione di “una delle visite stabilite dagli avvocati” che avvenne l’episodio più inquietante: “Lui guardava (probabilmente al cellulare ndr) delle armi e mi disse che frequentava il poligono di tiro”.

Reina non si rassegnò. Una volta “ricevetti una telefonata che ho registrato perché non era la prima con quei toni. L’ultima era con i toni più accesi, lui faceva intendere che avrebbe risolto le cose a modo suo. I toni sono stati minacciosi nei miei confronti e io ho avuto paura, ho deciso di fare una prima segnalazione con un ammonimento. A quel punto ho deciso di interrompere qualsiasi tipo di comunicazione con lui perché ho capito che non avrei potuto più fare nulla io da sola e che avevo bisogno di aiuto”.

Il 2021 fu un anno difficile: “Io non sono più uscita di casa, poi quando ho ricominciato ad uscire mio padre ogni volta controllava il garage, controllava che non ci fosse nessuno (una volta Reina fu sorpreso negli scantinati del palazzo dove Marisa era tornata a vivere con i genitori ndr), io non uscivo di casa da sola, i miei genitori salivano fin su al pianerottolo, mi venivano a prendere e io camminavo sempre scortata. Dovevo riprendere a lavorare e ho chiesto al mio datore di lavoro di poter lavorare in smart working perché avevo paura. Diciamo che piano piano, poi io ho iniziato ad uscire anche da sola”.

E le capitava spesso di ritrovarsi Reina davanti agli occhi, al bar come all’ambulatorio medico. Non era casuale: “Mi guardava, una volta ha parcheggiato la macchina accanto alla mia, è passato davanti io prendevo il caffè al bar e lui si avvicinava al bancone, prendeva il caffè e se ne andava come per farmi capire ‘sappi che io ci sono e ti controllo’”. Marisa decise di prendere delle precauzioni: “Io oggi cammino con una telecamera in macchina perché ho paura, perché se dovesse accadere qualche cosa almeno viene ripreso”.

Parole drammatiche a cui seguì la scelta di provare a dare una seconda possibilità a Reina. Non era un buon compagno, ma poteva ancora essere un buon padre. Iniziarono un percorso assieme da uno psicologo. Sembravano avere trovato un punto di equilibrio per amore della figlia. Si erano riavvicinati. Era una calma apparente, però. Tutte le paure di Marisa si sono materializzate mercoledì. Reina ha esploso tre colpi. Non le ha dato scampo.


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