PALERMO – Ecco l’archivio segreto di Matteo Messina Denaro. Documenti da cui emerge che Rosalia è stata molto più di una sorella per il fratello Matteo. E probabilmente ne avrebbe preso il posto ora che il padrino ha smesso di essere un inafferrabile latitante. La sua consacrazione è stata fermata con l’arresto.
Il procuratore Maurizio de Lucia e l’aggiunto Paolo Guido sono certi che sia stata “la donna che ha gestito al più alto livello i rapporti con il capomafia” e ciò la candidava a diventare, per “l’intera associazione”, la “nuova mente strategica dell’organizzazione”.
Un peso mafioso che le deriverebbe dai segreti che custodisce e dai “flussi di denaro gestiti” che “sono ancora tutti in circolazione o custoditi in luoghi sicuri”.
Il giudice per le indagini preliminari Alfredo Montalto, che firmato l’ordinanza di arresto della donna per mafia, ha avuto a disposizione una parte del materiale trovato nei luoghi dei Messina Denaro.
Soprattutto i pizzini con gli ordini del fratello, oltre all’appunto sulle cure mediche che la sorella nascondeva nella gamba di una sedia. C’era scritto “ope” e “feg” e cioè operazione al fegato. Ed ancora “colon”, “fianco destro” e “fianco sinistro”. Era il diario clinico del latitante.
Una stazione di posta era la casa campagna in Contrada Strasatti a Campobello di Mazara, ma altri appunti sono stati trovati nell’abitazione di famiglia in via Alberto Mario, a Castelvetrano, dove di notte Rosalia andava a dormire, e nel covo di via CB 31 dove Messina Denaro ha trascorso l’ultima parte della sua latitanza a Campobello di Mazara. Il padrino infatti conservava una copia degli appunti inviati alla sorella.
Di sicuro Rosalia conosce la contabilità vecchia e nuova, visto che di suo pugno scriveva: “Totale di prima, 64.100. Spese ultimo periodo 12.400. Totale di ora: 51.700. Per il prossimo periodo devi spendere di nuovo 12.400. Non di più. E mi fai sempre lo spekkietto finale così so quanto è la cassa”.
Non solo soldi, anche indicazioni molto più recenti che Matteo Messina Denaro inviava alla sorella, nome in codice “Fragolone”, su come difendersi da microspie e telecamere. Informazione tecniche e dettagliatissime che presuppongono conoscenze specifiche.
“Fanno senza dubbio ipotizzare il potenziale coinvolgimento di appartenenti alle forze dell’ordine o di specialisti forniti di uno specifico know how nel settore, unici in possesso di tali preziose informazioni”, scrivono i magistrati.
Tutti gli appunti passavano da Rosetta. Chi erano le altre pedine della rete di trasmissione. Nei documenti trovati nel covo si parla di Ciliegia”, “Condor”, “parmigiano”, “malato”.
C’è di tutto nell’archivio, di cui è stata resa solo una minima parte. Ci sono ad esempio i nomi dei finanziatori occulti. Come l’imprenditore a cui Rosalia doveva chiedere 40 mila euro.
Nella casa di campagna c’era una botola nel sottotetto. Qui era nascosto l’archivio: “Si tratta di pizzini tutti aventi a oggetto persone, somme di denaro, vicende, sulle quali occorrerà svolgere approfonditi accertamenti – scrivono i magistrati – ma che da subito permettono di ricondurre il ruolo di Rosalia Messina Denaro a vera e propria centrale di spese decise o direttamente dal latitante o dalla donna in suo nome e per suo conto”.