Tocca a Matteo Messina Denaro | La cabala e la regola del "13" - Live Sicilia

Tocca a Matteo Messina Denaro | La cabala e la regola del “13”

Matteo Messina Denaro

Ventisei anni fa arrestarono Totò Riina, tredici anni fa Bernardo Provenzano.

PALERMO – Millenovecentonovantatré, 2006, 2019. Sarà l’anno dell’arresto di Matteo Messina Denaro? Nel 1993 bloccarono Totò Riina appena uscito da una bella villa in via Bernini, a Palermo. Tredici anni dopo toccò a Bernardo Provenzano, braccato e rintracciato in un casolare a Montagna dei Cavalli, nelle campagne di Corleone.

Tredici anni dopo, nel 2019, sarà il turno del capomafia trapanese? Le arti divinatorie della cabala non c’entrano. Sono uomini in carne, ossa e divisa a lavorare, giorno e notte, per acciuffare un uomo che scappa da più di venticinque anni. Da quando, ad inizio dell’estate del 1993, andarono a notificargli un ordine di arresto.

Nell’inchiesta con cui la Procura di Palermo e i carabinieri alcune settimane fa hanno azzerato la nuova Cupola della mafia palermitana il cognome Messina Denaro viene citato più volte, ma senza alcun appiglio alla realtà che alimenti la speranza.

Un detenuto della provincia di Palermo, Guido Oddo, durante un colloquio, raccontava al figlio che in carcere aveva ricevuto la confidenza di Giovanni Filardo, cugino del latitante: Messina Denaro era lontano dalla Sicilia. “… io dall’altra parte ero assieme con suo cugino… mi ha detto è inutile che lo cercano che non c’è qua. Però, sai, è uno dei pochi superstiti rimasti per cui… qua c’è la sorella (Anna Patrizia Denaro, ndr), qua al femminile… ci vediamo al teatro, quando andiamo al teatro la vediamo, ci conosciamo perché mi ero visto con suo cugino… io a Messina Denaro (si sta riferendo al padre del latitante, Francesco Messina denaro, ndr) l’ho visto per un discorso che avevamo prima che si buttasse latitante nel novanta, nel millenovecentonovanta… l’ho visto che era alla Marinella cioè praticamente vicino Sferracavallo. Ci siamo visti là per un discorso. C’era immischiato suo figlio… poi non l’ho visto più…”.

Nessuno lo ha più visto, nonostante in tanti negli ultimi anni abbiamo addirittura detto di averlo incontrato in campagna o di avere giocato a carte con Messina Denaro. Millantavano relazioni con il potente capomafia, la cui fuga alimenta il mito che purtroppo affascina ancora parecchia gente. Hanno arrestato tutti i componenti della sua famiglia – per ultimi i cognati Rosario Allegra e Gaspare Como – che hanno un ruolo nella mafia. Altri restano apparentemente defilati, di certo super controllati. Carabinieri e poliziotti delle squadre mobili di Palermo e Trapani, militari del Ros, poliziotti del Servizio centrale operativo, agenti segreti: tutti concentrati per carpire il minimo bisbiglio. Il 2019 sarà l’anno buono? Ventisei anni dopo Totò Riina, tredici anni dopo Bernardo Provenzano, toccherà al padrino corleonese finire in carcere?

 

 


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