PALERMO – Aveva gli attributi “più quadrati del quadrato” perché “viene già da una scuola, poi si è andato a mettere con la figlia di Gentile”. Che poi è la stessa scuola di cui si fidava ciecamente persino Matteo Messina Denaro.
I mafiosi volevano candidare alle elezioni comunali di Campobello di Mazara Alessandro Agola, marito di Martina Gentile, la giovane figlia di Laura Bonafede (amante di Matteo Messina Denaro), nonché nipote del boss Leonardo Bonafede. La ragazza si trova ai domiciliari per aver aiutato, durante la latitanza, il padrino. Non se ne fece nulla, niente candidatura ma le parole sono rimaste impresse nei nastri magnetici.
La circostanza emerge da una intercettazione riportata nelle motivazioni della sentenza di condanna a 12 anni per concorso esterno in associazione mafiosa inflitta all’ex parlamentare regionale del Pd Paolo Ruggirello. Calogero Giambalvo, l’imprenditore col pallino della politica in cella per estorsione, discuteva con un altro affiliato di Agola, all’epoca fidanzato della ragazza e appena ventenne. “Alessandro è un ragazzo molto serio e con la lingua corta“, diceva Giambalvo che si spendeva in continui complimenti: “Lui si può paragonare allo zu’ Nunzio Spezia , allo zu’ Nardo Bonafede per ora”.
Messina Denaro ha trascinato nei guai tutti coloro che lo hanno aiutato ed amato, pur sapendo di mettere in gioco le loro stesse vite. L’elenco è lungo: la maestra Bonafede, la figlia Martina, il geometra Andrea Bonafede, l’omonimo operaio comunale, Lorena Lanceri ed Emanuele Bonafede, il medico Alfonso Tumbarello, l’imprenditore agricolo Giovanni Luppino (per lui oggi è arrivata una richiesta di condanna a 14 anni e 4 mesi).
Elenco lungo, ma parziale. C’erano altre pedine nello scacchiere di Messina Denaro. Senza il loro aiuto il padrino non avrebbe potuto vivere una vita quasi normale. Se ne andava in giro per il mondo, ma sapeva che tra Castelvetrano e Campobello di Mazara, e anche a Palermo poteva tornare ogni volta che lo desiderava. C’erano persone pronte a tutto, anche a finire in carcere, pur di mostrargli amore e rispetto.
C’è chi conosce i suoi segreti, a qualcuno deve averli affidati prima di morire. Il boss era un calcolatore. Non sceglieva a caso le pedine. Con la maestra Laura Bonafede, ad esempio, la relazione risalirebbe al 1996. Il capomafia andò a trovare a casa il padre della donna per ottenere il permesso di frequentare la figlia. Solo a partire dal 2007, però, la donna sarebbe stata coinvolta dal capomafia nella gestione dei propri interessi. Ad un certo punto avrebbero pure convissuto, insieme alla figlia Martina. Tutto questo mentre il marito della maestra scontava l’ergastolo per avere ammazzato su ordine di Messina Denaro.