Acierno contrattacca al processo|Accuse a Miccichè e alla Razete - Live Sicilia

Acierno contrattacca al processo|Accuse a Miccichè e alla Razete

Acierno all'attacco
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Acierno rilancia e al processo a suo carico che lo vede imputato per peculato, accusa l’ex presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè e la segretaria amministrativa della Fondazione Federico II Antonella Razete: “La Razete nel dicembre del 2007 ha dichiarato che dopo le mie dimissioni da presidente della Fondazione si è incontrata con Miccichè e insieme hanno deciso di non inserire nella contabilità alcune mie fatture, peraltro mai contestate”. Ecco l’accusa lanciata da Acierno che, avvertito delle conseguenze a cui potrebbero portare le sue esternazioni, ha confermato che le contestazioni contro di lui  sarebbero state costruite a tavolino, un ammanco di 115 mila euro che, secondo Acierno, invece, gli erano dovuti perché: “Vantavo un credito in quanto consegnatario delle opere per il sessantesimo anniversario dell’Ars, due fatture che sono sparite dalla Fondazione”.

Accuse pesanti che coinvolgono Gianfranco Miccichè e il segretario della fondazione, Antonella Razete, che avrebbero truccato i conti per incastrare Acierno. Secondo il suo racconto la somma gli era dovuta ed era frutto di un accordo con lo stesso Miccichè. Accordo verbale, perché “tutto quello che ha riguardato il sessantesimo è stato fatto in forma verbale”. Così Acierno spiega il motivo per cui Francesco Cascio, una volta insediatosi all’Ars, gli ha chiesto la restituzione di quella somma.

Accuse che non si fermano alla rendicontazione del sessantesimo anniversario dell’Ars ma che riguardano anche la Federico II: “Ci sono manomissioni nella contabilità della Fondazione, a me vengono addebitati 37 mila euro di prelievi indebiti che invece risultano agli atti come acconti da me ricevuti a fronte di una fattura regolarmente emessa, la numero 14 del 2007” ha detto Acierno accusando sempre Antonella Razete. Ma ammette di aver utilizzato le carte di credito della Fondazione per suoi usi personali. “Era prassi, sia in Assemblea che in Fondazione, usare le carte di credito per uso personale. Quando mi è stata data la carta non mi hanno dato un regolamento in cui fosse scritto che era vietato. Poi quando arrivavano gli estratti conto segnavo le mie spese personali per fare le compensazioni” ha spiegato Acierno che, però, nega alcune spese.  “Quelle riferite al gioco on-line non le ho fatte io, ma ho dato comunque disposizione di addebitare a me tutto e abbiamo scritto al presidente dell’Ars” dice Acierno aggiungendo di aver concordato con la banca il blocco di quella stessa carta di credito.

Ad Acierno, poi, viene anche contestata la gestione del conto corrente del gruppo misto dell’Ars della XIII legislatura. Lui spiega: “Ho dovuto saldare i debiti contratti dal gruppo misto dell’Ars della dodicesima legislatura, presieduto da Nicolosi, quando ne sono diventato presidente nel 2001. Eravamo in nove, alla fine sono rimasto solo”. Al gruppo è stata accreditato un contributo straordinario di 122.154 euro per chiudere le pendenze precedenti. Cifre spese per lo scopo per un totale di 87 mila euro. E il resto? Acierno sostiene di averli usati per la normale gestione, avallato in questo condotta dal direttore amministrativo dell’Ars, il dottor Restivo, che però nel frattempo è morto. “Per un anno e mezzo sono stato unico componente e avevo un numero di dipendenti abnorme” ha aggiunto Acierno che chiamato a spiegare il motivo per cui avesse tenuto così tanti dipendenti, parla di “consuetudine parlamentare”.


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