Accordo Forza Italia-renziani, Ferrandelli: "Mai con i sovranisti" - Live Sicilia

Accordo Forza Italia-renziani, Ferrandelli: “Mai con i sovranisti”

Il leader di +Europa a tutto campo.

PALERMO – Ha fatto già imbestialire Calenda, che su Twitter non le ha mandate a dire a Renzi, l’accordo stretto da Forza Italia di Gianfranco Miccichè e Sicilia Futura-Italia Viva di Edy Tamajo in Sicilia. Quel che è certo oggi, per Fabrizio Ferrandelli, protagonista da candidato sindaco sostenuto dallo stesso Miccichè, del blocco antiorlandiano del 2017, è che per +Europa – della quale Ferrandelli è presidente nazionale – “non cambia nulla, quanto a impegno nella costruzione coerente e costante di una alternativa secca e non negoziabile ai sovranisti, di un campo europeista dei diritti e del rispetto dei territori. Per Palermo e la Sicilia”.

Carte mischiate per le Amministrative. Disorientati dalla via imboccata da Miccichè?

“Premettiamolo subito, Miccichè è coordinatore regionale di Forza Italia. Non è questione di nomi, non lo è mai, per me. Penso piuttosto al forte disagio di larghi ambienti e persone valorose e liberali di Forza Italia che, al di là e a prescindere dall’accordo con Italia Viva, restano giocoforza nell’abbraccio soffocante del sovranismo. Io un appello a tutti i liberali che ci avevano creduto, lo faccio. E lo faccio con l’orgoglio di perseguire da quattro anni senza cedimenti una prospettiva di attrazione di forze liberaldemocratiche ed ecologiste che oggi è asset fondamentale tanto del modello Ursula a Bruxelles, quanto del modello Draghi a Roma. Ho avuto questa intuizione quattro anni fa a Palermo, sì, e continuo a coltivarla. Popolari, democratici e liberali insieme: a Palermo ci ho provato, purtroppo certi gruppi dirigenti non si sono rinnovati”.

Alla sigla del patto, sia Miccichè sia Tamajo hanno insistito sull’intenzione di sfrondare gli estremismi di populismo e sovranismo nel centrodestra. Un ammiccamento a voi, Azione e qualche altro? In effetti, Miccichè ha poi aggiunto che l’attuale roster del centrodestra non può essere alterato più di tanto, senza correttivi proporzionalistici forti…

“Guardo i fatti. E i fatti dicono che il centrodestra, per stessa ammissione dello stesso leader di Forza Italia, resta nell’abbraccio sovranista, e in quell’abbraccio arriverà alle prossime elezioni. Avevamo progettato qualcosa di diverso, di profondamente diverso, nel 2017. Allargare il campo liberaldemocratico europeista quanto più possibile, coinvolgendo le intelligenze migliori, fossero vissute dentro Forza Italia o, all’altro estremo, dentro il Pd. Beh, io in quel campo ci sono rimasto per quattro anni e ci sono ancora, contribuendo a creare un partito, +Europa, che non ha rinunciato affatto a quella sintesi di liberalismo, ecologismo, attenzione ai diritti e ai territori. Altri, a quanto pare, no”.

E a Italia Viva non ci pensa?

“Io credo nell’importanza della tattica in politica, ma non sul suo primato sulla politica. Credo che adesso il problema non sia nostro, ma di chi sta rischiando di far strada assieme a Lega e Musumeci. Parliamone: fermandomi al consiglio comunale di Palermo, io a braccetto con sovranisti e populisti, ce la vedo poco gente a fianco della quale ho anche lottato e condiviso molto, come Francesco Bertolino, Dario Chinnici, Paolo Caracausi, Ottavio Zacco. Loro abbandonati nell’abbraccio sovranista, che immagine assurda…”.

E come vede la dicotomia a sala delle Lapidi di Italia Viva, fra il gruppo di Tamajo e quello “official” di Faraone, che finora non ha neppure commentato?

“Il dilemma c’è ma lo lascio volentieri al loro gruppo dirigente. Se non ci sarà indignazione per il fatto di stare a fianco di gente che in Parlamento applaude vergognosamente come allo stadio, come successo qualche giorno fa, o che ammicca elettoralmente a facinorosi di piazza che richiamano alla memoria tempi bui della nostra repubblica, passeranno persino inosservati i problemi di rappresentanza di Italia Viva in Sicilia”.

Ci tocca insistere su Miccichè. Da quanto tempo non lo sente per parlare di politica?

“Da quando quel progetto affascinante si è fermato e lui è diventato player politico accanto a Musumeci. A quel bivio ci siamo di fatto salutati, con la postilla che io in quel progetto ci sono rimasto, come sono rimasto sul campo a Palermo pur potendo sedermi all’Ars, da cui mi sono dimesso, o nel Parlamento nazionale. Ma ripeto, la questione non è ciò che fa o pensa Gianfranco Miccichè, ma come la digerirà il partito nelle sue espressioni liberali più brillanti. Mi creda, non mancano né a sala d’Ercole né a sala delle Lapidi. Mi auguro che nelle prossime settimane queste sensibilità vengano fuori e dicano la propria”.

Ci permetta la battuta: e allora il Pd?

“Il Pd mi pare abbia un altro problema in questo momento: la presa di distanze e la discontinuità dall’ultimo Orlando. Quando dico che nomi e personalismi non servono, lo dico a ragion veduta: stiamo vedendo tutti dove sfoci il personalismo sfrenato. Se il Pd vorrà essere un nostro interlocutore, dovrà fare certamente di più”.

Dunque correrete per i fatti vostri, necessariamente, con un candidato vostro.

“Assolutamente, il progetto non si ferma perché qualcun altro ha stretto accordi elettorali di diversa natura. Lo sto portando avanti anche a livello nazionale. Ciò non toglie che sto a Palermo, la conosco, come conosco a fondo la macchina comunale. Avremo un candidato, sì, e una lista, che è praticamente pronta”.

Quel candidato sarà Ferrandelli?

“Le dico che no, non sono interessato ad accaparrarmi alcuno spazio. Sento di cene, incontri, accordi tattici. Io preferisco i programmi e il lavoro nel campo dei diritti e dei nostri territori; preferisco parlare di cimiteri, partecipate, dissesto idrogeologico, con la nostra città in ginocchio. Palermo viene prima di tutto, altro che totonomi”.


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