Micciché, la cocaina e i peccati: "Perché esce il mio nome?" -

Micciché, la cocaina e i peccati: “Perché esce il mio nome?”

L'ex presidente dell'Ars si difende e solleva più di un interrogativo sulle intercettazioni che lo riguardano.

PALERMO. Gianfranco Micciché, la presunta cocaina e i vizi personali. Il già presidente dell’Ars ha voluto mettere subito le cose in chiaro e lo ha fatto nel confessionale di LiveSicilia, intervistato da Roberto Puglisi. “Un problema che è stato mio e che non lo è più. Un errore che ha fatto male a me, non ad altri. Sono contento di questo, anche se, ripeto, sono consapevole del mio sbaglio. Il mio è un peccato. E chi è senza peccato, scagli la prima pietra”.

Peccati

Peccati, dunque. A quanto pare già emendati. Al momento non si parla di altro. Perché non ci sarebbe nessuna indagine in corso sul principale protagonista del fu sessantuno-a-zero siciliano quando la stella di Silvio Berlusconi era in auge. Ci sono semmai alcune intercettazioni riguardanti la vicenda opaca franata sul ristorante Villa Zito dello chef Mario Di Ferro. “Andavo lì per stare bene con gli amici, per rilassarmi, con persone di enorme simpatia. Non per comprare droga” ha ribadito al nostro giornale. 

“Errori del passato”. Micciché lo ha detto in tutti i modo che il capitolo personale chiamato cocaina è chiuso per sempre. E da tempo, pure. Al Corriere della sera ha aggiunto però che disposto a sottoporsi ad alcun test: “Non sniffo più, ma il test no. Non devo dimostrare nulla a nessuno”.

La polemica

Intanto, incalzato dal giornale di via Solverino, ha sollevato più di un dubbio circa le intercettazioni che lo riguardano. “Mi chiedevo: si poteva fare, visto che un bel 2022 ero senatore? Si possono pubblicare oggi? È una cosa da Paese civile? Comunque, perché esce il mio nome? Io non sono indagato e non potevo essere intercettato. Se poi tutto serve a sputtanare”, ha detto Micciché. 

Una precisazione finale. “Cinque giorni a Milano” sta per cinque dosi di cocaina? “Tutti sanno a Palermo che io mangio ogni giorno nel ristorante di Mario Di Ferro, a Villa Zito – ha spiegato al Corriere – Forse non tutti sanno che c’è sempre un tavolo per me. E quando lascio Palermo avverto. Per evitare che gli resti un tavolo vuoto. Accadde quel novembre. Devo aver detto ‘cinque giorni’. Ma riferiti a una partenza per Milano, a un soggiorno a Gardone Riviera, Villa Paradiso, camera 142. Ecco la fattura dell’albergo”.


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