Micciché, la cocaina e i peccati: "Perché esce il mio nome?" -

Micciché, la cocaina e i peccati: “Perché esce il mio nome?”

Commenti

    la nuova impostazione degli articoli crea confusione, non si riesce a dare il commento al giusto articolo, bensi’ ad una serie di articoli correlati uniti da Hashtag

    La sentenza del Consiglio di Stato n. 3473 del 25 giugno 2013, (con la quale è stata riformata la sentenza del T.A.R. Roma n. 2842/2013) ha affermato che “l’Amministrazione ha ampia discrezionalità nell’apprezzare i requisiti morali e di condotta che la normativa di legge e di concorso richiede negli aspiranti; in tale prospettiva, anche un isolato episodio, in cui il candidato abbia utilizzato o detenuto droga, è suscettibile di essere valutato negativamente e di rappresentare di per sé causa di esclusione dal concorso, senza che per tale motivo la condotta dell’Amministrazione possa dirsi irragionevole; questi principi valgono in genere per il reclutamento nelle Forze di polizia e ancor più per l’accesso alla Guardia di finanza, in ragione dei compiti particolari di contrasto e repressione del traffico delle sostanze stupefacenti che a questo Corpo sono attribuiti e della vicinanza a soggetti dediti allo spaccio che il consumo di droga inevitabilmente comporta”.

    Quindi saresti escluso anche dai concorsi in magistratura, da diplomatico e per la carriera prefettizia, ma se sei un politico a servizio del Paese la cosa non ti tocca, puoi drogarti come e quanto vuoi.

    Lo trovo molto incoerente!

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Schifani non ha torto quando dice che la candidatura è costituzionalmente garantita. Il punto, però, è che chiunque si candidi ad una carica pubblica così rappresentativa, dovrebbe essere al di fuori di ogni sospetto. Una successiva eventuale condanna sarebbe assolutamente disdicevole. Ritengo che sarebbe più dignitoso, per le istituzioni, che si ascoltassero i pareri della commissione antimafia, che dovrebbe avere le idee più chiare della maggior parte dei cittadini.

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