Il racconto del 19 luglio 1992 comincia così: “Era una giornata normale, mio marito si sentiva molto stanco, voleva accontentare me e i miei figli e fare una passeggiata a Villa Grazia, al mare…”. Sono le parole di Agnese Borsellino, moglie del magistrato ucciso dalla mafia il 19 luglio 1992, che parla 17 anni dopo l’uccisione del marito.
“Alle 16.30 – dice la signora in un’intervista a La storia siamo noi, in onda oggi su Raidue – quando sono venuti gli altri sei uomini della scorta, è andato dalla sua mamma perchè doveva accompagnarla dal medico. Ha baciato tutti, ha salutato tutti, come se stesse partendo. Lui aveva la borsa professionale, e da un po’ di giorni non se ne distaccava mai. Allora mi è venuto un momento di rabbia, quando gli ho detto: ‘Vengo con te’. E lui: ‘No, io ho fretta’; io: ‘Non devo chiudere nemmeno la casa, chiudo il cancello e vengo con te’. Lui continuava a darmi le spalle e a camminare verso l’uscita del viale, allora ho detto: ‘Con questa borsa che porti sempre con te sembri Giovanni Falcone’. Sono arrivata a dire queste ultime parole”.
“Due giorni prima che lui morisse – ha detto Agnese Borsellino – mi ha detto: ‘Io non vedrò i risultati del mio lavoro, li vedrete voi dopo la mia morte, perchè la gente si ribellerà, si ribelleranno le coscienze degli uomini di buona volontà'”.
“Il perdono agli assassini del marito lo darà soltanto se avranno il coraggio di dire la verità, tutto quello che sanno -continua Agnese Borsellino – “Se mi dicono perchè l’hanno fatto, se confessano, se collaborano con la giustizia, perchè se arrivi a una verità vera, io li perdono, devono avere il coraggio di dire chi glielo ha fatto fare, perchè l’hanno fatto, se sono stati loro o altri, dirmi la verità, quello che sanno, con coraggio, con lo stesso coraggio con cui mio marito è andato a morire. Io perdono coloro che mi dicono la verità ed allora avrò il massimo rispetto verso di loro, perchè sono sicura che nella vita gli uomini si redimono, con il tempo, non tutti, ma alcuni si possono redimere è questo quello che mi ha insegnato mio marito”.
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