Anche a Palermo il codice M5s | Multa per chi ne viola i principi - Live Sicilia

Anche a Palermo il codice M5s | Multa per chi ne viola i principi

Ugo Forello

Decalogo firmato dai candidati al Consiglio: per chi non rispetta le regole sanzione da 150mila euro

Le Amministrative
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PALERMO – Dopo Roma, anche i 40 candidati al consiglio comunale di Palermo per il Movimento cinque stelle hanno firmato il codice di comportamento che prevede una multa di 150mila euro per chi, una volta eletto, dovesse violare uno dei dieci principi enunciati nel documento. Le firme, secondo quanto si apprende da fonti del movimento, sono state apposte il 31 gennaio nel corso di una riunione tenutasi in quello che sarà il quartier generale dei grillini durante la campagna elettorale di primavera, un locale nei pressi della centralissima via Libertà. Tra i presenti anche Giancarlo Cancelleri, candidato in pectore dei pentastellati per la presidenza della Regione alle elezioni di autunno.

Il decalogo, che era stato siglato nei giorni precedenti anche dal candidato sindaco Ugo Forello, in occasione delle comunarie che lo videro prevalere sul poliziotto Igor Gelarda, prevede dieci punti che rappresentano i “valori fondanti e i principi etici” del movimento. Tra questi l’obbligo di dimissioni e il ritiro del’uso del simbolo in caso di inadempienza alle regole imposte dal documento, oltre che l’espulsione. Le eventuali violazioni del codice, come le mancate dimssioni, vengono definite “un grave danno” all’immagine del movimento che viene quantificato in 150mila euro. La firma rappresenta l’accettazione delle regole contenute nel codice da parte dei candidati, che si impegnano così a versare l’eventuale multa davanti alla contestazione dello staff del movimento.

Nei giorni scorsi il codice era finito al centro di una diatriba giudiziaria a Roma, dove la giunta pentastellata è guidata da Virginia Raggi. I giudici della prima sezione civile hanno respinto il ricorso presentato da un avvocato, Venerando Monello, contro il codice sottoscritto dal sindaco e dai consiglieri M5s della capitale. Il legale aveva posto un problema di incostituzionalità del contratto, chiedendo che il sindaco di Roma venisse dichiarato ineleggibile per averlo firmato. La sentenza, emessa il 17 gennaio, ha invece rigettato la richiesta perché formulata da “un soggetto estraneo al Movimento 5 Stelle e non sottoscrittore dell’accordo”, che quindi non ha un “concreto interesse ad agire”. Respingendo il ricorso, è caduta automaticamente anche l’ipotesi di ineleggibilità di Raggi.

*Aggiornamento
Tra i firmatari del codice non c’è Mauro Giulivi, il compagno della parlamentare Chiara Di Benedetto che era stato tra i 40 più votati alle comunarie. 

 


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