In lista si trova in seconda posizione, subito dopo Elly Schlein. Siracusano, 56 anni, professore ordinario di politica economica, Antonio Nicita conosce bene Bruxelles per averci lavorato; è stato anche responsabile del Pnrr per il Pd nazionale. Oggi è senatore, vice capogruppo Pd a Palazzo Madama.
Lei è stato membro del Comitato per il controllo normativo della Commissione europea, un prestigioso incarico che le ha permesso di conoscere a fondo il funzionamento del Parlamento Europeo. Ora ha accettato la candidatura con il Pd: perchè?
“Me lo ha chiesto la segretaria che ha individuato in Zingaretti, deputato, e in me, senatore, i numeri due per guidare le liste dove lei generosamente corre come capolista. Nel mio caso, Elly mi ha detto che ritiene utile la mia esperienza nel Parlamento europeo e nelle commissioni anche in ragione della mia precedente esperienza in UE”.
Si riferisce al suo ruolo di membro del Regulatory Scrutiny Board?
“Sì, sono stato il primo italiano a vincere la selezione internazionale per esperti indipendenti in questo board. Ho avuto modo di analizzare, nel biennio 2021-22, tutte le principali proposte: dal salario minimo, al regolamento sulla intelligenza artificiale, alle misure per il Pnrr, alla gestione dei dati e alle politiche agricole e per il clima, per fare solo alcuni esempi”.
“Conosco Bruxelles e credo che la combinazione tra la visione politica e la competenza sugli strumenti sia necessaria per promuovere azioni a beneficio dei territori”.
Quali sono le sue idee sull’Europa? L’attuale situazione delle isole non è incoraggiante…
“Incoraggiante? In Sicilia e in Sardegna c’è il record negativo di pil pro-capite, di rinuncia alle cure sanitarie e alla mobilità sanitaria, di mancata elettrificazione delle ferrovie, di deficit infrastrutturale, di costi elevati di trasporto”.
“Aggiungo: ci sarà il record di spopolamento nei prossimi vent’anni, abbiamo il tasso più elevato di siccità e desertificazione dovuto al più elevato numero di giorni senza pioggia. Abbiamo crisi da dispersione idrica e insufficienza nella produzione e distribuzione energetica. Abbiamo pochi laureati ma il più elevato tasso di emigrazione dei nostri laureati in cerca di opportunità altrove”.
“La mia prima proposta è una Legge Europea per le Isole che prende spunto dal lavoro già svolto dalla Commissione bicamerale per il contrasto agli svantaggi dell’insularità, dove sono capogruppo per il PD”.
Cosa prevede la proposta?
“La base giuridica è l’art 174 del Trattato UE che impone all’Europa di realizzare politiche specifiche per lo sviluppo socio-economico e ambientale delle sue isole”.
“Si basa su due pilastri: tenere conto dell’eccezione insulare e quindi prevedendo esenzioni, adattamenti, flessibilità su molte materie decisive; prevedere un Piano Next Generation per le isole, finanziato con le stesse modalità del Pnrr”.
Faccia qualche esempio pratico…
“Per esempio abbattere i costi dei trasporti da e verso le isole, trattando tutte le isole come luoghi a bassa densità di popolazione e dunque come destinatarie di aiuti di Stato per avere un tetto al costo dei biglietti aerei e dei treni, bus e navi anche per gli spostamenti tra città delle isole più grandi”.
“Occorre inoltre garantire la continuità territoriale e la mobilità sostenibile, alle Isole servono incentivi di tipo fiscale e previdenziale, integrazione ai salari per l’accesso ai servizi; incentivi per nuova occupazione; politiche di recupero abitativo e ripopolazione”.
“Un’altra proposta riguarda proprio un Piano Ue contro lo spopolamento, per arginare la fuga dei nostri giovani. Dobbiamo garantire loro il diritto di scegliere dove vivere e garantire la possibilità di scegliere di restare e crescere nella loro terra”.
Uno scenario abbastanza distante da quello prefigurato dalla riforma Calderoli sull’autonomia differenziata.
“La mia proposta è agli antipodi. Dobbiamo partire dalla cittadinanza europea. Un cittadino sardo o siciliano deve avere gli stessi diritti di accesso agli studi, alle cure, al lavoro, alla formazione, alla sanità, alla casa di ogni altro cittadino europeo.
Ha lanciato anche una proposta di un nuovo Erasmus per il lavoro…
“Sì, è una proposta a cui tengo molto. Un nuovo Erasmus che estenda il progetto esistente, anche promuovendo accordi tra le imprese, ed incentivi lo scambio di buone pratiche e opportunità di formazione qualificata”.
I sondaggi sembrano confermare che il Pd sarà la più consistente forza di opposizione. Si ha però l’impressione che non è scemato – all’interno del partito – il consueto gioco delle correnti. Può essere un problema?
“In questi giorni sto girando molto sia la Sicilia che la Sardegna. Incontro persone e ambienti che imparano a conoscermi, che si concentrano sul merito e che mi sostengono con convinzione, fuori da logiche miopi di corrente o di congresso”.
“Dobbiamo guardare a quel 50% che – come ci dicono gli analisti del voto – non andrà a votare perché non ci crede più. A loro non interessano le dinamiche interne del partito. A loro interessa essere rappresentati da chi potrà incidere nelle dinamiche decisionali di Bruxelles”.
“Abbiamo bisogno di parlare fuori dalle stanze del partito, dalle prossime elezioni, da risentimenti, rancori, vendette. Cose che la gente non capisce e che ci rimprovera. Ed è quello che ho sempre fatto. Io non interpreto la politica come carriera, come ricerca di un posto. Anzi: ho accettato la sfida scomoda sulle preferenze, puntando sul legame di fiducia e credibilità con i territori”.
“Chi invece decide di votare o far votare qualcuno in base a questioni personali o correntizie, come se si trattasse di primarie del partito, avrebbe grande difficoltà, in futuro, a parlare di cambiamento o di competenza. Sarebbe un regalo alle destre”.
Anche perché il centrodestra, secondo i sondaggi, è accreditato di una vittoria alle urne…
“Il Partito democratico sta facendo una campagna elettorale con una proposta chiara di Europa, un modello completamente diverso dall’idea delle destre. Solo questo conta. Ed è questo il messaggio che dobbiamo trasferire agli elettori ma soprattutto a chi, non andando a votare, dà comunque forza alla loro idea di non Europa.”
Mancano poche settimane al voto. Che idea si è fatto sul Pd e sulla sua candidatura?
“Un’idea molto chiara. L’ho detto all’inizio: il mio progetto di candidatura nasce da un’istanza della segretaria di puntare sulla competenza chiedendo di mettere le migliori energie a disposizione di un progetto di cambiamento”.
“Ho accettato per passione politica ma soprattutto per spirito di servizio verso la mia terra. Ho preso un impegno direttamente con la segretaria e …(sorride, ndr) corro per andare in Europa a rappresentare come mi è stato chiesto la proposta democratica. Corro per vincere”.