Nomine, trattative e scelte: ma adesso conta solo risollevare la Sanità

Nomine, trattative e scelte: ma adesso conta solo risollevare la Sanità

Una sconfitta sarebbe, ancora e sempre di più, il dramma di tutti
LA PARTITA DEI MANAGER
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C’è una sanità siciliana da rimettere in piedi, come l’uomo disteso a terra, fotografato, tempo fa, al pronto soccorso di Villa Sofia. A suo modo, simbolo involontario di un mondo contraddittorio: volenteroso, con qualche eccellenza, e in crisi.

Il sistema di cura di casa nostra – nel contesto di un problematico discorso nazionale – presenta da anni, con o senza pandemia, profonde crepe che vanno dalla catena dell’urgenza, alle liste d’attesa, ai reparti sotto organico. Un disagio complessivo che vede coinvolti operatori e pazienti, con sovrabbondanza di cronache.

Sappiamo, in virtù di un non aggirabile realismo, che le nomine della sanità non possono fare a meno della politica e che la politica non farà mai a meno della sanità.

Neanche l’ultima infornata di direttori è stata un’eccezione alla regola, né avrebbe potuto, con una sintesi certificata in un giorno politicamente complicato per la bocciatura della salva-ineleggibili all’Ars, denso di retroscena ed esiti da decifrare.

Restiamo sul punto necessario. L’urgenza è nota: risollevare la sanità siciliana e non lasciarla più giacere nella terra di nessuno, con il contorno delle recriminazioni incrociate. I direttori prescelti dovranno favorire e ottenere un miglioramento decisivo. Se non riusciranno nell’impresa, la responsabilità negativa chiamerà in causa loro e il metodo di chi li ha selezionati. Ma una sconfitta sarebbe, ancora e sempre di più, il dramma di tutti.


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