Non è una città per vecchi - Live Sicilia

Non è una città per vecchi

La storia dell'ex onpi
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Non è una città per vecchi, Palermo. Non è nemmeno una città per giovani, per adulti, per donne, per uomini, per cani randagi, per gatti di passo, per scarafaggi, per topi. Palermo è una non città, sospesa in un non tempo e in un non luogo. Nulla accade. Soprattutto non accade il rintocco della speranza e della gioia che ci ha abbandonati. Palermo tutta munnizza, fortificata e segregata dai suoi cassonetti in fiamme.

Ma il dolore dato ai vecchi, la cicuta non risparmiata alle esistenze sul viale del congedo è un rito che ci offende, ci insulta e ci inasprisce di più.  Noi oggi lo raccontiamo, anche se già irreparabile, perché la foto che mostriamo in copertina ci ha percossi come un pugno allo stomaco.  Il bacio della signora che dice addio al suo mondo è una ferita nel cuore di ognuno e non si rimarginerà. Poco chiedono i vecchi: un piatto di minestra e un luogo dove sentirsi a casa. A che serve il primo, se il secondo diritto non viene garantito, se lo sradicamento da una cuccia familiare anticipa la morte biologica, il bisturi del destino?

Quei vecchietti, gli anziani dell’ex onpi, sono già morti. Ecco perché hanno lottato tanto per differire il momento.  Sono stati allontanati dalle consuetudini, dai volti e dai posti che avevano imparato ad amare, da cui non si sentivano più minacciati. La ripetizione di cose, persone e paesaggi è un aiuto esseziale sulla via della luce tenue. Quando la mente traballa e il cuore mette fuori le mani per cercare abbracci e calore contro il buio imminente, l’unico e pietoso antidoto è la rassicurante immutabilità del contesto. Alla fine te ne vai, ma te ne vai da affetti, sorrisi e pappagalli che conosci. Con un’impronta di identità da sciogliere teneramente nell’ultimo respiro.

Altra feroce tragedia è la morte in terra straniera. Quando braccia che non conosci ti daranno la minestra e niente altro. Non perché appartengano a uomini cattivi. Semplicemente, non avrai il tempo di farci l’abitudine. Così la fine sarà solo l’ultimo bollo di un esproprio esistenziale giù compiuto.

Ma quale testa di politico potrebbe mai concepire questo? Quale anima di amministratore palermitano vorrebbe e saprebbe sintonizzarsi sul grido senza voce che giunge da una bocca sdentata?

E così i vecchi bruciano, piano piano, come i rifiuti. Bruciano i vecchietti senza nome e senza memoria, quando anche la morte, a Palermo, è solo una discarica.


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