CATANIA – Focus socio economico sulla provincia etnea: poche luci e troppe ombre. Preoccupano non poco i dati presentati questa mattina dalla Cgil etnea, la fotografia di una provincia che vede salire il tasso di disoccupazione al 18%. Sono 20.000 i posti di lavoro andati in fumo nel giro di otto anni: dal 2008 al 2016. Numeri e cifre, ma soprattutto persone in carne ed ossa che vivono grosse difficoltà. E’ questo lo spaccato fornito dalle elaborazioni Cerdfos effettuate su dati Istat, Inps, Istituto Tagliacarne e Infocamere presentato questa mattina dal segretario provinciale della Cgil Giacomo Rota e dal segretario generale della Cgil Sicilia Michele Pagliaro insieme al responsabile Cerdfos Giuseppe Citarrella, Giuseppe Nobile, responsabile ufficio Statistica della Regione, e Roberto Foderà dell’Istat.
I dati vanno inquadrati in una cornice più ampia, un quadro macro economico regionale “preoccupante”: la Sicilia è la bestia nera, in termini di occupazione, all’interno del contesto nazionale. In otto anni (2008-2016) sui 332000 posti persi in Italia, 126000 riguardano la nostra regione. Il 40% del totale in termini di percentuale.
La provincia etnea invecchia. Aumenta infatti l’età media della popolazione che passa da 38,6 anni a 42,2 insieme alla popolazione over 65 fino a toccare quota 18%. Gli indicatori, che si riferiscono al 2002, “ci dicono che ogni 100 giovani (0-14 anni) vi erano 87 over 65 nel 2018 salgono a quasi 124 con proiezioni fatte recentemente dall’Istat che stimano nel 2065 per la Sicilia un rapporto di circa 300 over 65 su 100 giovani (0-14 anni), si legge nel focus. “I dati più preoccupanti sono quelli che riguardano l’occupazione; perdiamo 15500 posti di lavoro dal 2008 al 2016 e si registra il tracollo dell’industria che perde 20000 posti di lavoro: 15000 posti nel settore delle costruzioni”, spiega Giuseppe Citarrella. Aumentano, invece, gli occupati nel settore dei servizi: circa 5000. “Se andiamo a guardare il tasso di attività che rappresenta la partecipazione dei cittadini al mercato del lavoro vediamo che ci sono 16 punti di differenza con la media nazionale: un dato preoccupante”, argomenta. Nel periodo che va dal 2008 al 2016 il tasso di occupazione scende dal 43% al 39%, mentre quello di disoccupazione sale dal 12% al 18,5%.
Vertiginoso l’aumento del tasso di disoccupazione femminile che dal 14% schizza al 20,3%. Scende anche il numero delle imprese attive in provincia: 5370 in meno in sette anni. Migliorano, invece, le prestazioni de settore manifatturiero “che passa da 561 milioni a oltre 882”. “Il focus ci consegna luci e ombre sulla nostra realtà e ci dice che ci sono grandi potenzialità che se fossero assecondate dalle istituzioni, da un governo regionale serio, potrebbero fare decollare questo territorio”, commenta il segretario provinciale della Cgil Giacomo Rota. “Se le nostre eccellenze dell’Etna, pistacchio e nocciole, fossero valorizzate come si deve, se la vocazione del patrimonio enogastronomico fosse valorizzata e connessa con Catania e – prosegue Rota – liberata dalla spazzatura che la ammorba, se si pensasse a mettere insieme il fascio di fibre ottiche più grande del Mediterraneo ,che è nel porto di Catania, con la ricerca di sviluppo industriale in questo territorio probabilmente faremmo qualcosa di buono. Se la zona industriale finisse di essere una giungle e diventasse un valore aggiunto per chi investe probabilmente oltre alla Stm avremmo qualcos’altro”.
Il segretario della Cgil individua delle responsabilità a livello politico. “Tutto questo si scontra con un governo regionale privo di logica che ha balbettato un’idea di sviluppo che non c’era e un’amministrazione comunale che, negli ultimi anni, ha cercato di fare quello che ha potuto in mezzo a mille contraddizioni e a un debito enorme ereditato da altri: una situazione non semplice”, aggiunge Rota. “Al sindaco Bianco dobbiamo chiedere di avere ancora più coraggio e più determinazione, ma è uno dei pochi ad avere avuto una visione strategica; che a volte c’ha trovato d’accordo e altre volte no, ma almeno ci ha consentito di confrontarci su un progetto”, argomenta.