"Cinquanta colpi di bastone | Ho visto chi ha ucciso Fragalà" - Live Sicilia

“Cinquanta colpi di bastone | Ho visto chi ha ucciso Fragalà”

L'avvocato Enzo Fragalà

Drammatica deposizione di un testimone oculare al processo per l'omicidio del penalista.

PALERMO - IL PROCESSO
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PALERMO – Testimone oculare del pestaggio mortale. Testimone della furia omicida dell’uomo “vestito di nero” che picchiò l’avvocato Enzo Fragalà con il “piede di un tavolino”.

È il giorno della drammatica deposizione di Maurizio Cappello, che si trovava in via Nicolò Turrisi la sera del 23 febbraio 2010. Una deposizione che, però, tira in ballo una sola persona a differenza di quanto sostiene di avere saputo il pentito Francesco Chiarello che piazza quattro persone sotto lo studio del penalista.

“Era una bellissima serata”, inizia così il racconto dell’anziano signore che oggi ha 70 anni. Era sceso a gettare la spazzatura. Teneva il cagnolino al guinzaglio: “Vedevo due persone in lontananza che si agitavano, pensavo che si azzuffavano, poi ho visto un’altra scena… c’era uno che colpiva l’altro e l’altro si difendeva”.

Provò a fermarlo: “Ho cercato di parlare a quel tipo, che sta succedendo, basta, smettiamola, e lui mi faceva segno con le mani come a dire ‘che vuoi’, e continuava ininterrottamente a colpire. Una cosa che non sopportavo, ho cercato di fermare qualche macchina, gli detto lo investa, mi hanno risposto ‘ma lei è matto’”.

L’aggressore indossava un bomber e un casco da motociclista. Era alto un metro e 80 circa e teneva in mano “una mazza di legno, un piede di un tavolino, liscio e levigato, si vedevano le venature, dopo cinquanta, cento colpi ho sentito un crac. Meno male si è rotto, ho pensato, invece si è rotto qualcos’altro”.

L’anziano non ha dubbi: in via Nicolò Turisi oltre a lui c’erano l’aggressore, Fragalà, e un altro ragazzo, pure lui testimone e nessun altro. Sotto processo ci sono Paolo Cocco e Francesco Castronovo, presunti esecutori materiali del delitto, il boss del mandamento di Porta Nuova Francesco Arcuri; Antonino Abbate, Salvatore Ingrassia e Antonio Siragusa del Borgo Vecchio che avrebbero pianificato e organizzato la spedizione punitiva. Ad accusarli anche il collaboratore di giustizia Francesco Chiarello, le cui dichiarazioni sono ritenute attendibili dalla Procura a differenza di quelle di Antonino Siragusa, il quale fornisce una versione diversa.

 


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