Bonafede: "Proteste strumentali| Abbiamo salvato la Fondazione" - Live Sicilia

Bonafede: “Proteste strumentali| Abbiamo salvato la Fondazione”

Il Sovrintendente della Fondazione Orchestra sinfonica siciliana, l'assessore regionale Ester Bonafede, risponde agli attacchi dei lavoratori che ieri ne hanno chiesto le dimissioni e annuncia: "Mi dimetterò, come già detto, e apriremo la buvette e il bookshop. Abbiamo risanato la Fondazione e sono pronta a dimostrarlo".

Orchestra sinfonica siciliana
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PALERMO – Non vuole rispondere agli attacchi polemici di chi ieri, occupando il teatro Politeama ed esponendo striscioni, ne ha chiesto le dimissioni da Sovrintendente della Fondazione Orchestra sinfonica siciliana, ma l’amarezza dell’assessore regionale Ester Bonafede è evidente: “Ho sempre dato tutto per la Fondazione, abbiamo eliminato sprechi e rimesso finalmente ordine, però adesso si vuole mantenere lo status quo”.

Assessore Bonafede, ieri i lavoratori hanno chiesto le sue dimissioni da Sovrintendente della Foss. Cosa risponde loro?
“Non darò alcuna risposta polemica, al contrario della richiesta. Devo dire però che colgo con una certa amarezza personale e con stupore istituzionale la reazione che una sigla sindacale, la Fials Cisal, ha avuto in risposta alla Finanziaria, che è una manovra che per la sua natura programmatica è frutto della massima concertazione tra Governo e Parlamento”.

Facciamo un passo indietro e andiamo al suo operato come Sovrintendente. Ci tracci un bilancio…
“Quando nell’ottobre del 2007 sono stata nominata Sovrintendente, c’era il disastro della pre-liquidazione della Fondazione che presentava un debito conclamato, che si era consolidato negli anni per il mancato versamento dei contributi dei lavoratori. Un debito consolidato che aveva dato luogo a un fermo del finanziamento ministeriale afferente al Fus (Fondo unico per lo spettacolo, ndr), prodromico al congelamento dello stesso. Mi sono trovata quindi ad affrontare questo evento, che per la sua portata era dirompente: con un atto di coraggio, condiviso con il cda e l’allora presidente Titti Bufardeci, abbiamo ottenuto una rateizzazione del debito e un piano di ammortamento con la Serit”.

Ma a quanto ammontava il debito?
“A 15 milioni, anche se a seguito degli sgravi si era ridotto a 9,8 grazie all’opera di un consulente esterno, Alfonso Gentile, che ha fatto uno straordinario lavoro per appena 1500 euro lordi. Il piano prevedeva delle rate da 1,5 milioni l’anno, con una prima maxi-rata da versare subito. Ad oggi abbiamo pagato l’80 per cento del debito e fatto sgravare il non dovuto. Ma non è tutto: abbiamo cercato di consolidare anche il rapporto col Fus, compromesso perché nel 2004 gli uffici dimenticarono di fare la richiesta di contribuzione perdendo due milioni di euro. Abbiamo dovuto ricominciare da capo, ecco perché oggi percepiamo 500mila euro. Eravamo la favola del ministero”.

La spesa più grossa, però, resta quella del personale…
“Il 90 per cento dell’attuale contributo della Fondazione viene assorbito dal personale. Ed è vero che, rispetto all’Orchestra e al comparto tecnico, gli amministrativi, che ad oggi non hanno specifiche competenze, sono sovrabbondanti. La Foss e il Politeama hanno bisogno di un’orchestra possente come quella che c’è, che conta circa un centinaio di elementi, e di un comparto tecnico – sono in 14 – che possa accompagnare la produzione artistica. Poi tutte le fondazioni liriche hanno un’entità organizzativa preposta alla produzione e che afferisce alla direzione artistica: c’è il direttore artistico, il segretario artistico, il direttore di produzione, il direttore degli allestimenti. Figure che esistono ovunque ma non qui, non abbiamo mai avuto per esempio un direttore del personale, che è la figura preposta all’organizzazione e ai rapporti col personale. Di contro abbiamo un direttore amministrativo, Massimo Provenza, che a seguito di un ricorso del 2006 ha avuto riconosciuto con una transazione dell’Ufficio provinciale del lavoro un compenso aggiuntivo di 2500 euro lorde rispetto al suo stipendio, che non è indifferente. E questo perché all’epoca in cui la Fondazione era ancora ente aveva avuto, su indicazione del presidente pro tempore, compiti di segreteria generale. Ed è a tutt’ora così. C’è poi la questione che il personale amministrativo di cui parliamo non nasce con competenze specifiche e occupa in pianta organica un ruolo e un inquadramento che è quello dell’epoca dell’assunzione: mancano figure intermedie che servono nella piramide organizzativa. I contratti a tempo determinato e di apprendistato sono stati trasformati in contratti a tempo indeterminato, senza che vi fosse un affinamento delle competenze: questi lavoratori si sono trovati così a svolgere altri compiti, qualcuno ha acquisito delle competenze ma non c’è stato un processo di valutazione. Oggi, grazie a un finanziamento dei fondi Fapi, che prevedono strumenti di riqualificazione aziendale, abbiamo quattro corsi di base per fornire competenze a questi lavoratori”.

Passiamo ai consulenti, altro cavallo di battaglia di chi protesta…
“Noi abbiamo tre consulenti, a cui dobbiamo ricorrere proprio per colmare i vuoti della Fondazione. Oltre a Gentile c’è Fabio Xerra, che era giá stato precedentemente il presidente del collegio dei revisori: dal momento che ha un’approfondita conoscenza della Fondazione, concluso il mandato ha accompagnato gli uffici amministrativi nella redazione del bilancio, nella gestione della contabilità, nel controllo di gestione. Proprio quelle cose che prima mancavano e che ci hanno portati alla situazione del 2007. E anche Xerra percepisce 1500 euro lordi. Prima, invece, c’era una società esterna che si occupava in toto di contabilità e finanza, un’esternalizzazione del servizio che costava quattro volte quello che si spende oggi senza peraltro averne benefici. Infine c’è Guido Lo Meo, un giuslavorista di grande valore che percepisce sempre 1500 euro per seguire cause e ricorsi. Per gli affari legali si spendeva prima dieci volte di più, c’era un elenco di legali di fiducia ai quali si ricorreva con le normali tariffe professionali. Insomma, tutto questo per dire che abbiamo risparmiato in modo eclatante. E 20 giorni fa abbiamo nominato, come previsto dallo statuto, il direttore artistico. Vorrei precisare però anche qualcosa sull’orchestra”.

Prego…
“Nel dicembre scorso si è completato un processo condiviso dai vari cda e presidenti mirato a riconoscere la necessità di figure nell’organico orchestrale, che erano colmate da contratti a tempo determinato. Un riconoscimento giusto, sulla scorta di una legge nazionale, che ha permesso alla Fondazione di passare a indeterminato il contratto dei professori a fronte dell’equilibrio di bilancio, Ma noi stiamo stati anche in grado di agire sulla parte artistica. Sa quante persone c’erano in platea in occasione del primo spettacolo, all’epoca del mio insediamento?”.

Quante?
“Ventuno, compresa la sottoscritta. E sul palcoscenico erano in 62. In questi anni abbiamo recuperato il pubblico fidelizzato, ricordiamoci sempre che il nostro è un ente prestigiosissimo diretto da Muti e Stravinsky. Abbiamo un pubblico quintuplicato, un’orchestra che finalmente vive per il pubblico e la collettività e le casse ne hanno solo goduto per la crescita di abbonamenti e sbigliettamenti, abolendo quello gratis che comportava addirittura un aggravio. Abbiamo ricontrattualizzato tutti gli artisti con un contratto di congruità, ovvero i cachet vengono determinati con la contrattualizzazione e sono quelli più giusti perché il parametro giustifica la spesa. Poi abbiamo realizzato il progetto ‘Musica in gioco’, che nasce con l’Accademia delle Belle arti e il conservatorio: quattro opere destinate all’infanzia realizzate in house, comprenado legno e stoffe. Opere viste da 15mila bambini provenienti da tutta la Sicilia e da Reggio Calabria, avvicinando i giovani al teatro e all’arte”.

Però è innegabile che ci sia stato qualche spreco…
“Prima del mio insediamento ce n’erano tanti: venivano spesi centinaia di migliaia di euro per produzioni che ne incassavano 1800. Oggi andiamo a pari o in utile. C’erano sprechi che riguardavano i consulenti, che erano di ben altra natura rispetto agli attuali: il maestro Alberto Veronesi costava 350mila euro l’anno come direttore, ma erano gli anni in cui non si pagavano i tributi. Nell’epoca delle vacche grasse diventa facile pensare che ci fosse maggiore libertà, ma poi alla fine non si pagava quanto dovuto. E infine vorrei ricordare un ultimo risultato, che è quello della patrimonializzazione: ho cercato di irrobustire la Fondazione, con il passaggio dalla Regione di villa Di Napoli e l’utilizzo del Politeama, oggi a costo zero”.

Insomma, lei come Sovrintendente si promuoverebbe…
“Non sono la più brava del mondo, per carità, ma ho diminuito la spesa senza penalizzare la Fondazione, capendo che su alcune lacune il processo sarebbe stato più lento. Quando il contributo era di 13 milioni si spendeva tutto senza però pagare quanto dovuto: io ho pagato tutto e perfino il pregresso, pur diminuendo il contributo. Quindi ci sarebbe da chiedersi cosa accadeva prima. Sono riuscita a garantire il personale, a volte con ritardi ma senza sconfinare nella cessione del credito che aveva portato a ulteriori costi: si spendevano 400mila euro l’anno di interessi per la cessione del credito”.

Rimane il problema del personale…
“Tutti gli strumenti di spending review hanno cercato di evitare di incidere sulla spesa del personale, consapevoli del fatto che là dove si determina una crisi economica i teatri tendono a licenziare o a diminuire le spese del personale. Io ho eliminato tutto l’eliminabile, portato a zero le spese di rappresentanza, diminuito anche il mio emolumento: io emetto una fattura, sono un libero professionista e la Fondazione non ha alcun debito con me. Il direttore amministrativo costa 120mila euro l’anno, costa più di me che ho qualche responsabilità in più”.

Resta però la domanda di base: lei si dimetterà?
“Io sono assessore e Sovrintendente, e ho già detto che il mio percorso alla Foss è avviato alla conclusione. A dicembre potevo decidere in modo opportunistico, visto che si preannunciava un periodo di impopolarità gestionale, di lasciare ma se mi fossi dimessa il processo di stabilizzazione difficilmente si sarebbe realizzato. Inoltre, in sede di bilancio regionale ci siamo resi conto delle complessità dei conti e ho sostenuto le tesi di tutti i teatri evidenziando anche i successi della Fondazione. L’assessore Stancheris ha provato ad aumentare le risorse per i teatri, ma c’è stato taglio orizzontale su tutto. E così, con la perdita della certezza del mantenimento di quelli che si ritengono essere diritti ineludibili, alcuni hanno dimenticato di colpo il percorso condiviso, la difficoltà economica ha cancellato i risultati raggiunti. Io e la Stancheris, grazie anche all’assessore Bianchi, abbiamo cercato forme compensative per pagare il debito con Serit e coprire le spese. Chi ha protestato ha letto solo il dato economico, quello sintetico, e ha pensato che l’assessore Bonafede non sia stata utile o capace di difendere la Fondazione”.

Chi la contesta, quindi, si sbaglia…
“Sono gli stessi che mi sostenevano fino a qualche settimana fa, questo mi pare un modo di fare opportunistico e strumentale. Noi valorizzeremo in termini produttivi il Politeama rispristinando la buvette: ci attiveremo con Confundustria per trovare un socio partner, un finanziatore o uno sponsor, la buvette può diventare una fonte di guadagno anche con il turismo del mare. Pensiamo all’apertura di un bookshop, alle visite guidate coinvolgendo il sindaco Orlando con cui c’è stima e collaborazione. Il demerito di questi attacchi è la tempestività senza temperanza, avevo già detto che mi sarei dimessa: a brevissimo incontrerò il presidente Crocetta e l’assessore Stancheris e poi augurerò il migliore Sovrintendente alla Fondazione. Così come del resto già annunciato alla stampa. Chi protesta vuole mantenere lo status quo, non rendendosi conto che la crisi non può risparmiare nessuno: l’unica spesa rimasta è quella del personale. Non si può pensare che non si incida, in maniera prudenziale, sul personale, il che non vuole dire licenziare però. Come? Rivedendo per esempio l’accordo integrativo”.

Ha anche annunciato che rinuncerà al suo compenso…
“Sì, l’ho detto a inizio aprile ed è quello che farò. Lo destinerò, così come concordato anche con il governatore, all’acquisto di strumenti o di beni necessari alla Fondazione”.

 


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