PALERMO – Qualcuno è salito sulla macchina di Angelo Onorato, lo ha strangolato ed è scappato sfruttando una zona non coperta dalle telecamere. Sono le conclusioni a cui è giunto l’avvocato Vincenzo Lo Re che assiste Francesca Donato, la moglie dell’imprenditore trovato morto, il 25 maggio scorso, all’interno del Suv parcheggiato lungo la bretella che costeggia l’ingresso dell’autostrada Palermo-Mazara del Vallo.

La Procura della Repubblica ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta per omicidio a carico di ignoti. “Non sono emersi elementi utili per l’identificazione degli autori (dell’eventuale omicidio ndr) né per la ulteriore prosecuzione delle indagini e alcun altra proficua attività investigativa appare possibile”, hanno scritto i pm Clio Di Guardo e Luisa Vittoria Campanile.
La famiglia si è opposta, l’ultima parola spetta al giudice per le indagini preliminari che potrebbe chiudere il caso oppure ordinare un supplemento di indagini. Il legale ha studiato il corposo fascicolo e ha individuato assieme alla moglie della vittima dei punti cruciali, alcuni dei quali fanno emergere circostanze inedite.
Lo sportello
Lo sportello posteriore destro del Suv viene trovato semi aperto. Quando sul posto interviene la volante del commissariato San Lorenzo, alle 15:20, ci sono già Francesca Donato e la figlia che hanno localizzato la macchina mappando il cellulare della vittima. Le due donne non hanno toccato lo sportello.
La centralina fa da scatola nera. Il motore è stato spento alle 11:07, quindici secondi dopo è stata registrata l’apertura di uno sportello ma non la successiva chiusura. Se fosse stato Onorato a scendere dall’auto – sostengono i familiari – per prendere qualcosa sul sedile posteriore allora la centralina avrebbe dovuto registrare anche la successiva chiusura visto che l’imprenditore era seduto sul sedile lato guida con lo sportello chiuso. Qualcuno è salito in macchina ed era seduto sul sedile posteriore?
La telefonata con il dipendente
Onorato ha parlato al telefono con un suo dipendente, Stefano Magnasco, alle 11:07 per 23 secondi. L’apertura dello sportello avviene alle 11:07 e 15 secondi. Secondo i familiari, è “ragionevole sostenere che pochi secondi prima che arrivi la telefonata di Bagnasco una persona è salita a bordo della vettura dallo sportello posteriore destro, lato marciapiede, che non viene inquadrato da nessuna telecamera”. La conferma di una presenza a bordo arriverebbe dal fatto che Onorato disse a Magnasco: “Devo chiudere ci sentiamo dopo, sono con persone”.
Il messaggio di Angelo Onorato a Cuffaro
Totò Cuffaro, amico di Onorato e segretario nazionale della Dc, il partito di cui Francesca Donato è vice presidente nazionale, alle 11:15 tenta invano di contattare l’imprenditore. Da qui la deduzione che a quell’ora fosse già morto.
Alle 10:13 della stessa mattina Onorato invia un messaggio audio a Cuffaro. Discutono di uno zoccoletto da fare sistemare a casa dell’ex governatore con il quale si sarebbe visto nel pomeriggio per un appuntamento elettorale a Capo d’Orlando. Il tono della voce è sereno e il messaggio si conclude con un “ci vediamo più tardi, sicuramente”. La famiglia ritiene che non sia, né per contenuto né per tono, l’audio di una persona che un’ora dopo avrebbe deciso di suicidarsi.
La via di fuga
Nell’opposizione alla richiesta di archiviazione, l’avvocato Lo Re, riportando gli esiti delle indagini, indica una possibile via di fuga dell’eventuale assassino. Alla destra della macchina parcheggiata c’è la cancellata di una vecchia caserma abbandonata e “facilmente scavalcabile”. Anche in via Salvatore Minutella c’è un cancelletto facilmente superabile per arrivare sui binari della ferrovia: “Una persona a piedi che avesse imboccato via Minutella, proseguendo sul marciapiede alla destra della macchina” sarebbe rimasto fuori dall’inquadratura.
La colazione al bar
Non c’è solo l’audio girato a Cuffaro che testimonierebbe lo scorrere di una giornata come le altre senza il cattivo presagio del gesto estremo. Angelo Onorato esce da casa, all’Addaura, alle 7 del mattino per andare in aeroporto dove lo attende il cognato. Al rientro a Palermo la macchina viene filmata allo svincolo di via Belgio e in viale Strasburgo davanti ad una farmacia. Assieme al cognato fanno colazione al bar La Cubana in viale Strasburgo. Onorato paga con il bancomat. Ha acquistato anche un pan d’arancio per portarlo a casa. La cassiera e un cliente dicono che era “tranquillo, sorridente, per nulla preoccupato, cordiale, allegro come sempre”.
Il prelievo al bancomat
Alle 9:36 Onorato fa un prelievo allo sportello bancomat in viale Principe di Scalea. Torna a casa, esce di nuovo alle 9:52. Alle 10:07 parcheggia in via Finlandia e si reca al negozio Casa, di cui è proprietario, in viale Strasburgo. L’auto si rimette in moto alle 10:37 in direzione del luogo dove sarà rinvenuto il cadavere. Si ferma in una zona non coperta dalle telecamere. La centralina registra per tre volte l’apertura e la chiusura di uno sportello tra le 10:48 e le 10:52.
Riparte dalla zona d’ombra alle 10:54, percorre la strada verso Tommaso Natale, transita davanti al cinema Aurora e poi torna indietro da via San Lorenzo avvicinandosi nuovamente nella zona priva di telecamere.
I poliziotti annotano che “negli otto minuti di sosta nessun altro veicolo si fermava in quel tratto di strada”. Le telecamere registrano il normale passaggio delle auto. Secondo il legale, il ragionamento varrebbe per le macchine ma non le persone a piedi visto che la cancellata e il marciapiede non sono coperti dalle telecamere. E si torna al punto di partenza, allo sportello posteriore aperto e a quello anteriore lato guida che resta chiuso. “E se fosse l’assassino?” Si chiede il legale.
La fascetta
Sulla strada viene recuperata una fascetta di colore bianco di 72 centimetri, identica a quella trovata stretta intorno al collo di Onorato. Sul tappetino posteriore della macchina ci sono degli aghi di pino secchi, simili a quelli presenti sull’asfalto. C’è anche “un frammento di impronta latente rinvenuto sulla maniglia dello sportello posteriore destro”. La domanda si ripropone: è l’assassino che è salito in macchina raccogliendo sotto la suola gli aghi di pino?
“Davvero singolare che il verbale del 23 luglio 2024 – scrive l’avvocato – non segni la presenza di frammenti di impronte digitali sia sulla fascetta rinvenuta al collo della vittima sia su quella rinvenuta sulla sede stradale circostanza che da pensare all’utilizzo di guanti”. Dunque l’assassino avrebbe calcolato anche questo.
La cintura di sicurezza
L’avvocato sottolinea altre anomalie: la cintura di sicurezza non passava a bandiera sul torace ma dietro la nuca. La linguetta non era inserita nella sede del gancio del sedile del guidatore, dove invece c’era una finta linguetta per evitare che suonasse l’allarme. Quella vera era incastrata sotto il sedile, sotto il corpo di Onorato: “È veramente singolare che una persona che non ha mai usato la cintura la colloca in questo modo subito prima di suicidarsi”.
Il piede destro “è uscito dal mocassino, un movimento istintivo di resistenza ad un’azione di strangolamento da dietro”. Se Onorato “avesse tirato con forza la fascetta essa non sarebbe stata rinvenuta ad ore 15, ma piuttosto ragionevolmente a ore 12, 13. È praticamente impossibile per una persona destrorsa utilizzare mano destra per serrare la fascetta quasi dietro la spalla destra e non davanti verso il volante, come pare più logico e naturale”.
Il legale sottolinea inoltre che la fascetta aveva una circonferenza tale che con i lembi già chiusi qualcuno avrebbe potuto metterla al collo di Onorato, sorprendendolo alle spalle. Un’azione fulminea che giustificherebbe l’assenza di segni di colluttazione sul corpo di Onorato che non si sarebbe difeso perché non avrebbe fatto in tempo a reagire. Anche perché in quel momento sarebbe stato distratto dalla telefonata del suo dipendente, Magnasco.
Sul punto, però, la famiglia ricorda pure che nella opposizione alla richiesta di archiviazione che il medico legale ha sottolineato la presenza di abrasioni al braccio e al gomito destro, ed ecchimosi al piede che non “consentono di escludere con sufficiente sicurezza una dinamica eteroindotta”.
Se si è trattato di un suicidio, cosa lo ha spinto? Angelo Onorato aveva paura. Era convinto che qualcuno volesse fargli del male. Al contempo, hanno scritto i pm, era “gravato da una situazione debitoria significativa sia a titolo personale, sia attraverso le società a lui riconducibili”. È un tema che non convince i familiari secondo cui, Onorato aveva dei debiti fiscali ma poteva contare su dei crediti da incassare. Ecco perché insistono sulle paure dell’imprenditore che consegnò una lettera ad un legale e amico. Se gli fosse successo qualcosa la moglie e la figlia avrebbero potuto fare affidamento sull’indennizzo di un’assicurazione sulla vita. I familiari hanno anche fornito degli spunti per verificare alcuni contesti lavorativi dell’imprenditore.
