PALERMO – Gianfranco Miccichè è stato rinviato a giudizio. Il processo per l’ex presidente dell’Ars inizierà il 7 luglio davanti alla terza sezione del tribunale di Palermo.
Il suo ex autista Maurizio Messina, che ha scelto il rito abbreviato, è stato condannato dal giudice per l’udienza preliminare Marco Gaeta a un anno e mezzo di carcere per truffa, più sei mesi (in totale due anni e due mesi) perché avrebbe sottratto la somma che gli era stata sequestrata durante le indagini. Si tratta dei soldi che gli sarebbero stati pagati per missioni ritenute “fantasma”.
Il bonifico contestato
Contestualmente alla notifica dell’ordinanza di custodia cautelare con la quale all’indagato era stato imposto l’obbligo di dimora, il Gip aveva disposto il sequestro dei soldi. Nelle more che il denaro venisse bloccato Messina avrebbe fatto un bonifico verso il conto corrente di un parente.
Ipotesi truffa, falso e peculato
Miccichè, che ha scelto il rito ordinario, risponde di peculato e falso. Secondo il procuratore aggiunto Paolo Guido e i sostituti Claudia Ferrari, Eugenio Faletra e Maria Pia Ticino, il politico avrebbe usato l’auto blu per fini non istituzionali, né di rappresentanza: dal trasporto di medicinali e piante ai passaggi dati a conoscenti e amici.
Sono 33 i viaggi contestati, molti dei quali per raggiungere la sua residenza a Sant’Ambrogio. Ma ci sono anche i passaggi al ristorante di Villa Zito, dove un tempo lavorava lo chef Mario Di Ferro, per ritirare dosi di cocaina.
I fogli di missione contestati
In alcuni casi Miccichè avrebbe firmato i fogli di missione presentati dall’autista in modo che ottenesse rimborsi per trasferte mai fatte. L’ex deputato regionale di Forza Italia approdato al Gruppo Misto aveva spiegato di avere agito in buona fede. “Qualche forzatura, ma niente peculato”, disse.
“Arraffare il più possibile”
Sulle presunte indennità di missione “fantasma” dell’autista le parole dei pm sono state dure: “Arraffare il più possibile con la complicità di Micciché”, hanno detto in aula prima che il giudice prendesse la sua decisione.
In base alla ricostruzione della guardia di finanza, tra l’11 gennaio e il 10 novembre dell’anno 2023, i due imputati avrebbero truffato l’Ars (costituita parte civile) dichiarando una serie di “missioni fantasma” per 10.736,75 euro. Per due delle tre ipotesi di truffa è arrivata l’assoluzione.
Miccichè: “Mi difenderò, ma non ho arraffato alcunché”