Palermo celebra Santa Rosalia “innamorata della sua città”

Palermo celebra Santa Rosalia “innamorata della sua città”

Pontificale in Cattedrale. Lagalla: “Giusto il monito di Lorefice contro la droga”

PALERMO – Santa Rosalia, Biago Conte “gloria del laicato” ma anche don Pino Puglisi e il giudice Rosario Livatino “che insieme a tanti fedeli servitori dello Stato hanno sacrificato la vita per contrastare il bubbone della mafia”, con un accenno finale a Paolo Borsellino. Palermo celebra la sua Santuzza e lo fa, come da tradizione, con la messa pontificale che anticipa la solenne processione di questa sera. Una Cattedrale gremita per una celebrazione dal sapore particolare: a presiederla non l’arcivescovo Corrado Lorefice ma uno dei suoi predecessori, il cardinale Salvatore De Giorgi, tornato in Sicilia per festeggiare un triplice anniversario: 70 anni di sacerdozio, 50 di episcopato e 25 di cardinalato.

De Giorgi: “La mafia è un bubbone”

Un’occasione che ha richiamato a Palermo quasi una ventina di presuli fra cui il cardinale Paolo Romeo, anche lui emerito del capoluogo, il presidente della Cesi e vescovo di Acireale Antonino Raspanti, l’arcivescovo di Catania Luigi Renna mentre al primo banco siedono il sindaco Roberto Lagalla, il Prefetto Maria Teresa Cucinotta e il Questore Leopoldo Laricchia. “Anche nel nostro tempo non sono mancati e non mancano testimoni di santità – dice nell’omelia De Giorgi che, con i suoi 93 anni, è il cardinale italiano più anziano – come i beati Pino Puglisi e il giudice Rosario Livatino che, insieme a tanti fedeli servitori dello Stato, hanno sacrificato la vita per contrastare il bubbone pestifero e mortifero della mafia. Tutti costoro, come santa Rosalia, hanno dato un contributo prezioso perché la Chiesa sia come Gesù la vuole, senza macchia, libera da compromessi, vicina ai dolori della gente e accogliente verso tutti”.

Lagalla: “Giusto il monito di Lorefice contro la droga”

Nonostante l’afa, in centinaia siedono fra i banchi: le confraternite, l’ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme, devoti che indossano le corone di rose in attesa della benedizione papale con annessa indulgenza nel quarto centenario rosaliano ma anche tanti turisti, incuriositi da un Festino che ieri sera ha richiamato in strada migliaia di persone. E nelle orecchie di tutti risuonano ancora le parole che Lorefice, a sorpresa, ha pronunciato ieri contro la mafia e lo spaccio di droga; un monito che Lagalla, a margine della celebrazione, fa suo.

“Ho apprezzato e abbracciato il vescovo appena sceso dal carro per il monito forte, coraggioso e reale che ha inviato alla città – dice il sindaco – Un monito che si sposa con quello che noi stiamo dicendo fin dal momento del nostro insediamento: questa città si salva se tutti facciamo il nostro dovere fino in fondo. Questo significa avere contezza e consapevolezza dei doveri ma anche della inviolabilità dei diritti. Il vescovo ha fatto riferimento ai diritti dell’infanzia, della libertà della giovinezza che però non deve essere svilita, alla trasparenza e alla pulizia degli atti. Ognuno di noi deve essere responsabile di se stesso per potere migliorare la società”.

Un appello che chiama in causa la politica e le istituzioni nel contrasto alla droga: “E’ doveroso per un pastore incitare il proprio gregge. Siamo intervenuti quando è stato chiesto maggiore aiuto. Un milione di euro stanziati per una attività itinerante di supporto e ascolto che mi auguro possa contribuire ad aiutare. Non è tutto, non è tanto ma è già qualcosa”.


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