Palermo e la sfida al vertice, Cascio-Lagalla: chi è il favorito?

Palermo e la sfida al vertice, Cascio-Lagalla: chi è il favorito?

Nel fine settimana la probabile riunione tra Berlusconi, Meloni e Salvini. Il dossier Sicilia.
PALERMO 2022
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Il famoso e variabile (nel senso che si annunciava che c’era e poi non c’era mai) vertice nazionale del centrodestra potrebbe tenersi a Milano tra domenica e lunedì. A margine dell’assemblea di Fratelli d’Italia dovrebbero vedersi (dovrebbero, eh) Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Il tema sarà quello del panorama travagliato delle elezioni siciliane, tra Palermo (ora) e Regione (tra un po’). Travagliato è un eufemismo, si tratta, propriamente, di un caos all’ennesima potenza dove “Quello che ieri era vero, non sarà vero domani”.

Giorgia, Matteo e Silvio si troveranno (se accadrà) davanti un album con tre figurine, da incasellare nel riquadro giusto. Una è quella di Francesco Cascio, medico del ticket forzista-leghista che concorre per la carica di sindaco, cioè per Palazzo delle Aquile. Una è quella di Roberto Lagalla, ex rettore centrista, sostenuto da Fratelli d’Italia e dai cuffariani, ultimo acquisto della sua squadra, impegnato nelle medesima tenzone. Dice: e che ci vuole a mettersi d’accordo? Ma bisogna fare i conti con la terza figurina, quella di Nello Musumeci, presidente della Regione che vuole ricandidarsi e ha con sé Giorgia Meloni, per scorno del suo acerrimo rivale, Gianfranco Miccichè. Il cunto della confusione che regna a destra è tutto qua.

Frattanto, il braccio di ferro Cascio-Lagalla continua, in attesa di possibili, ma, in questo frangente non probabili, schiarite. Se andassero, alla fine, ognuno per conto suo, chi vincerebbe? I sondaggi interni girano come il pane a tavola nei buffet matrimoniali. L’ultimo vedrebbe Cascio avanti, Lagalla in seconda posizione e Franco Miceli, campione del centrosinistra, fuori dal ballottaggio. Tuttavia, sono elementi che, per quanto riferiti come attendibili, vanno sempre presi col beneficio di un grande dubbio.

Sarà il vertice (se sarà) a dare una indicazione, con molti forse. E’ necessario che i tre maggiorenti del centrodestra si mettano d’accordo e non sarà facile. E poi dovranno convincere gli uomini dislocati sul territorio, già immersi da tempo in un clima di polemiche, veleni e sospetti. Oggi è sembrato che si potesse aprire uno spiraglio alla ricerca della concordia perduta e non è andata così. Il centrodestra siciliano dice di aspirare all’unità, ma non riesce a perseguirla. E i rancori personali hanno il loro peso.


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