Palermo, Mesia: "Commercialista al servizio del capomafia"

Palermo, “il commercialista Mesia al servizio del capomafia”

Il commercialista Giuseppe Mesia
C'era lui ad accogliere Salvo Genova fuori dal carcere di Opera il giorno della scarcerazione

PALERMO – Il commercialista ha commesso un errore fatale. Giuseppe Mesia, arrestato per mafia nel blitz che ha azzerato il mandamento di Resuttana, si presentò davanti al carcere di Milano Opera il 2 marzo 2019. Era il giorno della scarcerazione del boss Salvatore Genova. Baci e abbracci. Lo scortò fino al suo rientro a Palermo. Da allora non ha smesso di essere braccato dai poliziotti della squadra mobile.

Il 18 aprile successivo Mesia fu incaricato da Genova di trattare la vendita di una gelateria a Palermo che stava a cuore all’anziano boss Michele Micalizzi, reggente della famiglia mafiosa di Partanna Mondello. Genova mise subito le cose in chiaro: “E tu che fai… il ruffiano a lui?”. Il commercialista lo tranquillizzò: “Ma secondo te io perché io sto chiedendo a te…? Perché non mi sono mosso, perché non ci sono andato? Perché se noi non noi parliamo io non faccio”. D’altra parte, diceva, “lui è più alto di Michele… quello qua non è nessuno”.

Ed ecco l’ipotesi della Procura di Palermo: Mesia sarebbe stato il consigliere economico del capomafia, ma rispondeva ai suoi ordini. L’affare andava chiuso per “sette e mezzo” (cioè 75 mila euro) e “cinque devono restare nta baciledda”, aggiungeva Mesia. Il fondo cassa andava rimpinguato. “Perché siamo due colonie”, diceva Mesia. Andavano garantiti gli interessi sia di Resuttana che di San Lorenzo.

Ogni qualvolta discutevano di affari il commercialista aveva voce in capitolo. A cominciare dalla vendita dei polli di cui si occupava Benedetto Alerio. “…dobbiamo andare a parlare con quello dei polli…”, gli diceva Genova parlando del prezzo della merce. Il costo all’ingrosso era “aumentato”, ma con la scarcerazione del boss “ora le cose cambiano”.

A volte Mesia sarebbe intervenuto anche per imporre il pizzo ai commercianti. Come nel caso di un panificio in via Campolo. Si tratta di una strada che ricade sotto l’egida della famiglia mafiosa di Noce-Cruillas eppure si muoveva un uomo di Resuttana. Da qui l’ipotesi investigativa che Genova avesse voce in capitolo anche lontano dal suo mandamento. “Ho bisogno di incontrarti…”, disse Mesia al commerciante che fu esentato dal pagamento della tassa mafiosa. E si sdebitò: “La pace… la santa pace…Ora c’è un discorso… io… devo fare un bel regalo… no?”.

di Sa


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